Cultura
Lettere dal fronte sociale/9. I minori dimenticati
Un mondo che non solo non mette più da un pezzo ormai al centro le giovani generazioni, i bambini e i ragazzi, ma paradossalmente li esclude: puri e semplici oggetti, mai soggetti. E sarebbe facile notare, come molti stanno facendo, quanti principi della carta dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ciò clamorosamente calpesta. Tutti calpestati in nome di uno: il diritto alla salute fisica. Nuda vita, nient’altro. Basta per andare avanti?
Siamo tutti perfettamente consapevoli del fatto che il rischio è ancora alto, soprattutto in alcune regioni. Siamo anche consapevoli della necessità di far ripartire gradualmente l’apparato produttivo ed economico del paese (naturalmente senza provare un attimo a ripensarlo che sarebbe troppo…).
Eppure la completa mancanza di attenzione e di ascolto per i nostri bambini e ragazzi diventa ora davvero intollerabile. Tante voci si erano levate, pur autorevoli, alcune addirittura nei ministeri, ma nessuna traccia di ciò rimane al momento di stilare i decreti. Quel momento in cui l’unico vero problema su cui discutere e litigare diventa il codice ATECO: quali attività far partire prima e quali dopo. Tutto qui.
Segnali veramente pesanti da digerire. Ci si trincera dietro un ormai troppo retorico bisogno di protezione, che non vale però per tutti, ma solo per i minori… Notoriamente la categoria meno a rischio di tutte. Strano capovolgimento di prospettiva. Strana strategia. È questo ciò che di innovativo sono riusciti a concepire commissioni su commissioni di esperti strateghi della ripartenza?
Veramente deludente. E se veramente ammirevole sembrava pure la premessa, ossia la necessità di fondare tutto su una nuova assunzione di responsabilità morale e civile del cittadino, tutto il resto tradisce abbondantemente tale principio. Restiamo infatti nel regime delle autocertificazioni, delle multe, del sospetto reciproco, della crescente e inevitabile irritazione diffusa. Ed è questo uno dei rischi non sufficientemente calcolati. Ma ce ne sono di più grandi, di enormi, che riguardano il nostro futuro prossimo, il mondo che crediamo di voler ripensare, in cui crediamo di voler tornare a vivere, in libertà. Un mondo che non solo non mette più da un pezzo ormai al centro le giovani generazioni, i bambini e i ragazzi, ma paradossalmente li esclude: puri e semplici oggetti, mai soggetti. E sarebbe facile notare, come molti stanno facendo, quanti principi della carta dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ciò clamorosamente calpesta. Tutti calpestati in nome di uno: il diritto alla salute fisica. Nuda vita, nient’altro. Basta questo per andare avanti davvero? Basta a chi della nuda vita ormai non sa più veramente che farsene, e continuamente ce lo dimostra nei tanti atti di autolesionismo e nelle mille forme di eutanasia del nostro tempo?
No, questo diritto non è per loro, ma è per noi. Loro assistono impotenti, soffocando rabbiose proteste sempre più intime, a tratti inconfessabili. Che scavano un solco profondo dal quale sarà veramente difficile rialzarsi. Ma questo interessa a qualcuno? I codici ATECO lo contemplano? No, perché nessuno li ascolta veramente. Ci trinceriamo dietro una sorta di eroismo della didattica a distanza, che serve solo a coprire ormai la mancanza di coraggio nell’assumere scelte diverse, nel provare strade alternative, da paese civile. Che prova a rialzare veramente la testa e a guardare con i loro occhi un futuro possibile. Che non è, non può essere, non sarà comunque più il nostro futuro.
*Massimo Iiritano è docente di filosofia e presidente dell'Associazione Amica Sofia
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