Economia

Lettere dal fronte sociale/12. Il nostro non è un lavoro che si esibisce nei talk show

L'operatore sociale in smart working è quella figura quasi mitologica che ognuno di noi ama e odia e che, allo stesso tempo, si ricerca e si ignora. Perché ora tutto diventa un paradosso. E’ un paradosso portare avanti un servizio educativo che ha per scopo l’inclusione e la socializzazione di minori con disabilità quando l’aggregazione è severamente vietata

di Adele Bellati

La cooperativa Lo Scrigno dal 1993 lavora nella periferia di Milano, operando con diversi servizi rivolti a minori, anziani, disabili e immigrati in stretta collaborazione con il Comune di Milano, scuole del territorio, Municipi e realtà del sociale. La multisettorialità dei nostri interventi e dei nostri operatori è la nostra ricchezza. Il confronto di sensibilità, approcci, competenze ed attitudini diverse diviene per noi, giorno dopo giorno, uno stimolo costante a dare vita a nuove idee e ad adeguarci velocemente alle esigenze emergenti nei quartieri e nella città. Così la situazione inaspettata di questi ultimi mesi non ci ha fermati e ci ha spronati a cercare nuovi sguardi, nuovi strumenti, nuove modalità.

Abbiamo sentito forte il bisogno di confrontarci e di interrogarci sul nostro ruolo che ognuno di noi ha ostinatamente cercato di portare avanti continuando a fare educazione e assistenza a distanza. E’ stata un’esperienza altamente arricchente tanto da credere che possa essere interessante condividerla. Il nostro non è un lavoro che si esibisce nei talk show: è un lavoro che pochi conoscono, ma allo stesso tempo rappresenta una ricchezza della nostra città lavorando sulla cura e vicinanza al cittadino e rispondendo ai bisogni socio-educativi del nostro tempo. Forse questo può essere uno nuovo modo per farci conoscere con una particolare attenzione a questo periodo che tutti stiamo vivendo; seguiteci sulla nostra pagina Fb e scoprirete come Lo Scrigno è presente nel territorio oppure www.lo-scrigno.org.

Una frase risuona nelle nostre teste come un mantra, pronunciata da Ignazio di Antiochia circa 20 secoli fa’: “Si educa poco con ciò che si dice, un po’ di più con ciò che si fa, moltissimo con ciò che si è”. La relazione educativa è dunque sempre “ESSERE”

L'operatore sociale in smart working è quella figura quasi mitologica che ognuno di noi ama e odia e che, allo stesso tempo, si ricerca e si ignora. Perché ora tutto diventa un paradosso. E’ un paradosso portare avanti un servizio educativo che ha per scopo l’inclusione e la socializzazione di minori con disabilità quando l’aggregazione è severamente vietata.

E’ un paradosso mantenere viva una relazione attraverso l’uso di quei telefonini che prima maledicevamo perché ci allontanavano e ora diventano l’ultimo baluardo per tenerci agganciati ai nostri ragazzi.

E’ un paradosso che i nostri gesti, la presenza fisica, il nostro sguardo, i nostri sorrisi che per noi rappresentano strumenti di lavoro facendo diventare Noi stessi Strumento attraverso la relazione ora vengono azzerati da uno schermo ma nonostante ciò riusciamo ad avere una magnifica relazione significativa.

Ed allora per un attimo tutto crolla, non hai più idea di quello che eri, di quello che è giusto essere e di quello che sarà il tuo lavoro perché l’operatore sociale è un lavoro che ti porti nel cuore: non lo fai per onore, non lo fai per un riconoscimento sociale ed economico lo fai principalmente perché ami aiutare chi è intorno a te.

Come ogni volta siamo pronti a rimboccarci le maniche e a rispondere immediatamente ad un bisogno che vedi esplodere davanti a te e che magari non ti chiede immediatamente aiuto. Ed allora iniziano le equipe in video, ci informiamo sulle migliaia di proposte che la rete offre, ci connettiamo con la rete reale dei servizi che nel tempo hai imparato a valorizzare e a contattare. Ed accettiamo la sfida: rispondere ai bisogni dei ragazzi quando magari loro non li vedono ancora, sostenere un anziano quando non sa che qualcuno lo potrebbe aiutare perché nella sua testa quel servizio non ha nome ma invece esiste!

Ed è in questo attimo che allora l’operatore sociale vive l’imprevisto riuscendo ad apprezzare anche questo tempo: con molto più spazio di programmazione, di riflessione e di pensiero ma anche solitudine e poco confronto reale con i colleghi.

Una frase risuona nelle nostre teste come un mantra, pronunciata da Ignazio di Antiochia circa 20 secoli fa’: “Si educa poco con ciò che si dice, un po’ di più con ciò che si fa, moltissimo con ciò che si è”. La relazione educativa è dunque sempre “ESSERE”.

In questo momento ciò che conta allora è non indietreggiare, non mollare su ciò che si era costruito e sugli obiettivi raggiunti, ma si può anche fare di più perché ciò che ci regala questo tempo è di poter pensare e costruire attività ed obiettivi su misura. La sfida è davvero con se stessi e se continueremo a dimostrare le nostra abilità, ad essere audaci quanto basta potremo, proprio ora, chiusi in casa, portare i nostri bambini, i nostri ragazzi, le nostre famiglie, i nostri anziani a fare il viaggio più avventuroso e insidioso che ci sia, quello dentro se stessi continuando a fare come in ogni epoca il nostro lavoro.


*coordinatrice pedagogica de Lo Scrigno


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