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Lettera di Giovanni, cattolico gaudente

Il dibattito sui Pacs sta diventando una babele: allora parlo anch’io. Da catto-gaudente qual sono, non condivido il pessimismo del Papa e di Ruini ...

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, il dibattito sui Pacs sta diventando una babele. E allora parlo anch?io. Io sarei per il sì. Da catto-gaudente qual sono, non condivido il pessimismo del Papa e di Ruini. Non si tratta di destabilizzare la famiglia più di quanto sia già stata terremotata negli ultimi quarant?anni, bensì di regolare esperienze di vita presenti in una società pluralistica. Sarei favorevole ma con la limitazione ai soli omosessuali.

Mi spiego meglio. Per gli eterosessuali basta e avanza il matrimonio civile. Che non solo è così facile da celebrare ma che soprattutto prevede un giusto equilibrio tra diritti e doveri. «Se vuoi il diritto, assumiti il dovere». Oggi invece si è diffusa una concezione esclusivamente soggettiva dei diritti come crediti o vantaggi, ottenuti automaticamente una volta espresso il desiderio. È una visione individualistica-libertina che non condivido. Perché, ad esempio, la comunità dovrebbe garantire pensioni di reversibilità a cittadini che, sulla base di una più che legittima scelta, non hanno voluto neanche recarsi davanti a un ufficiale di stato civile per dichiarare le proprie intenzioni? Per i gay invece non c?è nulla. Sarei quindi favorevole ad un riconoscimento delle unioni omosessuali, che diventi supporto sociale e economico di fronte ad una convivenza stabile e solidale. Non sarei invece d?accordo se il riconoscimento significasse una sorta di ?sacramento laico?, teso a occultare i limiti oggettivi dell?omosessualità. Questo dei limiti è un argomento quasi tabù, specie nel centrosinistra. Invece, a mio avviso, non lo si può omettere. «Stare con lo stesso sesso» non è eguale a «stare con il contrario», non foss?altro perché solo dalla unione dei contrari possono nascere figli. Come si può pensare ad un?indifferenza pubblica sull?alterità sessuale proprio nei due momenti in cui essa si estrinseca appieno, cioè nella scelta del partner e nella filiazione? Quindi resti ferma la distinzione tra un patto di simili e l?alleanza tra uomo e donna (per il succedersi delle generazioni). Saluti affettuosi e grati per il vostro lavoro mai banale.
Giovanni Colombo, email

Bravo Colombo, in questa babele la sua è una lettera originale. I ?cattolici adulti? dovrebbero essere un po? meno ipocriti e dire chiaro e tondo, come fa lei, che i Pacs non hanno altro obiettivo che riconoscere le coppie gay. I laicisti, dovrebbero confessare (mi scuserà l?accostamento) che la loro battaglia sui Pacs è battaglia culturale e politica contro la Chiesa e la sua influenza sul popolo, i papalini dovrebbero evitare lo sferragliar di alabarde e provare a parlare, qualche volta, non del peccato, ma della bellezza dell?amore tra uomo e donna e di un progetto di vita che tende a durare per sempre. Il Papa, del resto l?ha fatto nella sua prima enciclica. Sul tema Pacs, non posso però non ricordare la battuta del regista Ferzan Ozpetek (quello delle ?fate ignoranti?), che da artista e omosessuale, disse: «A me non piace l?organizzazione della diversità. Che senso ha dividerci secondo i comportamenti sessuali e farne battaglie di bandiera?».


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