Cultura

Lettera aperta di Fiab sulla sicurezza stradale

Antonio Dalla Venezia ribadisce il sì al casco, ma volontario e invita a non confondere gli agonisti con chi usa la bici per muoversi

di Redazione

Il presidente di Fiab onlus, Antonio Dalla Venezia, ha preso carta e penna per aggiornare da un lato sulla campagna salvacisclisti e dall’altra per dire basta a una confusione che a suo parere rischia di non far comprendere la portata della campagna sulla sicurezza stradale dopo le ultime dichiarazione del presidente della federazione ciclistica italiana.
Questo il testo della lettera aperta:

La campagna sulla sicurezza stradale dei ciclisti lanciata dal quotidiano inglese Times, con un manifesto in otto punti, ripreso anche in Italia dai social network, con l’iniziativa #salvaiciclisti, cui anche Fiab ha aderito, sta suscitando molto interesse anche da parte dei media. Speriamo sia un punto di svolta senza ritorno per un rilancio non più rinviabile dell’attenzione della politica che, su questi temi, dimostra da decenni una totale inconsistenza, inerzia e mancanza di visione, salvo rare eccezioni.

Non contribuisce però a trovare il bandolo della matassa la Federazione Ciclistica Italiana. In un  recente articolo del Corriere della Sera sull’iniziativa dei blogger italiani, stride una dichiarazione del presidente di Fci, Renato Di Rocco, secondo cui per favorire la sicurezza dei ciclisti l’educazione stradale è la migliore strategia “insieme a soluzioni di buon senso, come indossare il casco” e che sono stati ideati “76 percorsi in spazi chiusi dove i ragazzi possono pedalare in sicurezza”.

Al riguardo Fiab ribadisce la propria posizione sul tema dell’uso del casco: sempre consigliato ma mai  obbligatorio. Non giova a nessuno continuare a confondere le gare di ciclismo agonistico con l’uso  quotidiano della bici per raggiungere i luoghi di studio, di lavoro, dello shopping o del tempo libero.

Occorre evitare di spostare sull’anello debole della catena, il ciclista in questo caso, i deficit di sicurezza che caratterizzano la circolazione sulle strade delle nostre città.

Qualcuno probabilmente desidera, rendendo il casco obbligatorio ai ciclisti, mettersi in pace con la propria coscienza. E così ancora una volta si cerca un alibi per rinviare la soluzione del problema, che dovrebbe essere quella di mettere al sicuro la mobilità limitando fortemente l’uso delle auto e lo spazio ad esse dedicato, dedicando una specifica attenzione alla manutenzione delle strade e alla qualità degli interventi, e controllando la velocità e la sosta dei veicoli, secondo il principio per cui “è il mezzo più grande che deve aver cura del più piccolo”, e non viceversa.

DAlla Venezia prosegue osservando:
Lo spazio nelle città è la risorsa più preziosa: la sua distribuzione è il vero nodo che la politica è chiamata ad affrontare, oggi e in futuro, non avendolo sinora mai fatto, a differenza di quanto avvenuto nei Paesi virtuosi del nord Europa.

Non ci sono folle desiderose di spazi chiusi e recinti per pedalare in sicurezza. Ci sono invece migliaia e milioni di cittadini che vorrebbero poter circolare serenamente in bici, lungo le strade della città, come gesto sano, semplice e quotidiano, e non come atto eroico o meramente sportivo, senza sentire quotidianamente messa in pericolo la propria incolumità.

Sono questi i cittadini che ancora attendono una risposta concreta dalle istituzioni e dalla politica italiane, ai vari livelli di responsabilità: nazionale, regionale e locale. E’ di questi cittadini che parla l’iniziativa #salvaiciclisti, così come è ad essi che da sempre si rivolge l’azione della Fiab.

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