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Lettera ai giovani per cui la Pasqua non significa nulla
«In questi giorni ho chiesto ad alcuni di voi, cosa provate nei confronti della Pasqua che sta per arrivare. La maggior parte mi ha risposto candidamente: niente di niente!» sono le parole iniziali della lettera in cui il sociologo Pietro Piro riflette sui ragazzi e anche un po' sugli adulti che predicavano «bene e razzolavamo malissimo», ma che devono: «seminare con speranza. Perché se non dimostriamo di seminare con speranza non abbiamo capito nulla del nostro compito»
di Pietro Piro
In questi giorni ho chiesto ad alcuni di voi, cosa provate nei confronti della Pasqua che sta per arrivare. La maggior parte mi ha risposto candidamente: niente di niente!
Se fossi un po’ meno abituato a parlare con voi, mi sarei scoraggiato subito e avrei emesso uno di quei giudizi – tanto superficiali quanto velenosi – sulla totale apatia dei cosiddetti giovani. Ma io non ho mai conosciuto “un giovane” in tutta la mia vita. Ho sempre incrociato volti, sguardi, storie, lacrime e sorrisi.
Ho parlato con Daniele, con Luca, con Elisa, con Sabrina, con Giorgio, con Giuseppe, con Maria, con Sara. Ecco, parlando con voi, io credo di accorgermi di molte cose. Di quello che dite, certo, ma soprattutto di quello che non dite. Di certi sguardi che si perdono, di certi legami che si potrebbero creare ma che noi respingiamo perché siamo troppo impegnati a sopravvivere e, infine, della rabbia che accumulate ogni giorno che passa.
Vedete, se voi vi vestite con le ultime novità dettate dalla moda, se mangiate nei ristoranti o andate al cinema, se usate l’ultimo modello di smartphone, se impazzite per lo sport, se viaggiate in giro per il mondo, se siete dei seguaci delle serie tv o degli innamorati delle ultime tendenze della vita social, se uscite per andare a ballare o ordinate una pizza o un paio di scarpe da un sito internet noi adulti siamo contenti.
Siamo contenti quando siete dei docili consumatori del mondo che abbiamo pensato per voi. D’altronde, noi adulti vi abbiamo creato un confortevole, levigato e omologato mondo che dovete abitare con allegria, gratitudine e spensieratezza. Abbiamo pensato a tutto noi.
I problemi cominciano quando vi rifiutate di funzionare perfettamente. Quando cominciate a non volere uscire da casa, quando abusate con la droga, con l’alcol, con il sesso, con le scommesse. Appena cominciate a darci dei problemi con lo schema che abbiamo pensato per voi. Diventate un problema quando non vi omologate perfettamente con il modello del “bravo ragazzo” della società liquida.
Forse – ma questa è solo una ipotesi – voi osservate noi adulti. Osservate con attenzione e con spirito critico. E cosa osservate? Osservate che noi parliamo di amore, di rispetto, di felicità. Però, nei fatti, non siamo capaci di un gesto di amore, di un minimo di rispetto, e nonostante siamo circondati dalle cose che compriamo, per lo più non siamo felici. Anzi, siamo proprio degli infelici cronici. Vi diciamo di studiare ma non leggiamo quasi mai un libro e non abbiamo interessi. Vi diciamo di coltivare le vostre passioni ma voi osservate che noi ne abbiamo ben poche: il denaro, il potere, il controllo. Vi diciamo di rispettare l’ambiente ma noi lo abbiamo divorato per il nostro tornaconto. Voi ci osservate e valutate.
Credo che molti di voi siano giunti alla conclusione che la società in cui vivono è ingiusta e insopportabile, non vogliono partecipare alla grande corsa al successo, non vogliono vivere in un mondo ipocrita dove alcuni “legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” [Mt 23.4-8].
A molti di voi lo schema “Produci, consuma, crepa” proprio non convince.
Molti di voi sono in piena rivolta. Ma siccome avete rifiutato la violenza politica, che aveva devastato il nostro Paese diversi anni fa, non sapete dove dirigere la rabbia che avete accumulato e spesso la dirigete contro voi stessi in un movimento di auto-distruzione.
Ma finché questa auto-distruzione si manifesta come apatia, disinteresse, passioni tristi, svogliatezza, senza gravi conseguenze “per l’ordine pubblico”, noi continuiamo a dire che, in fondo, è solo un problema legato all’adolescenza e che passerà come passa un raffreddore.
Voi sapete che in questo momento in Italia ci sono circa tre milioni di giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nulla? Le interpretazioni di questo fenomeno sono molte. Ma ci pensate mai a cosa potrebbero fare tre milioni di giovani con una speranza comune? Ci pensate mai a questo tesoro lasciato marcire in un angolo?
Se facciamo la somma di tutti i giovani disoccupati, rinchiusi in galera, poveri, emarginati, drogati o semplicemente parcheggiati in casa perché non trovano “cosa fare e dove andare” ci troviamo di fronte a una moltitudine.
A questa moltitudine occorre intraprendere “un cammino di liberazione”. Un cammino che è impossibile da percorrere senza “decolonizzare l’immaginario” da tutta la mitologia consumista spacciata per il massimo livello di libertà che l’uomo può raggiungere su questa Terra.
Non è un caso che moltissimi di voi non trovano più nella religione cristiana un modello di vita capace di contrastare l’ideologia del successo e del potere. Cosa avete visto con i vostri stessi occhi?
Che predicavamo bene e razzolavamo malissimo. Predicavamo la castità annegando nel vizio, la povertà accumulando denaro, l’amore fraterno non riuscendo neanche a mostrare un minimo di unione e concordia tra i frequentatori della stessa parrocchia. E siccome siete giovani ma non fessi, avete fatto due più due.
Vi siete detti: se il modello è questo meglio non avere nessun Dio! Meglio vivere senza ipocrisia e senza falsi precetti da violare appena possibile!!!
Come darvi torto? Eppure, a me pare che c’è in voi una nostalgia di cose grandi e belle. Una nostalgia di giustizia, di verità, di perfezione. Vedo nei vostri occhi un velo di tristezza e lo vedo proprio alla fine di quelle nottate balorde dove si tocca il limite estremo, dove si perde ogni freno inibitore. Lo vedo ogni volta che parliamo, ogni volta che si fa quello strano silenzio dopo una discussione sulla presenza di Dio.
Sono convinto che Cristo abita in voi. E che voi abitate in lui. Ma non siete ancora in grado di riconoscere il Cristo che vi abita. Avete bisogno ancora di sbandare, di andare alla deriva, di perdere le certezze. Voi dovete ancora attraversare il deserto dell’ambizione, dell’arrivismo, del potere. Dovete ancora salire tutti i gradini della spregiudicatezza.
Sono convinto che voi non frequenterete la Chiesa con quell’ipocrisia di chi vi ha preceduto. Vi allontanerete come mai nessuno si è allontanato prima. Perché voi portate a compimento il disincanto che i nostri nonni hanno solo intravisto. Voi non pregherete in automatico e non reciterete rosari. Non collezionerete santini e non accenderete ceri ai crocicchi delle strade. Voi non farete nulla di tutto questo.
Sono certo però – per averlo sperimentato per primo su di me – che verrà un giorno in cui quell’ordine apparentemente solido e irremovibile di certezze, di ambizioni, di pretese, di insoddisfazione cronica si sgretolerà in un solo attimo. E sarà qualcosa di minuscolo a farlo crollare. Non un evento tragico ma una piccola crepa. Una piccola imperfezione che ci restituisce d’un tratto tutta la bellezza negata.
Allora, e solo allora, apparirà in voi una Luce di consolazione in fondo al buio dell’incertezza. Una Luce in grado di riscattare tutte le perdite e tutte le paure. Tutte le vergogne, le ipocrisie, le menzogne, che avete dovuto imporre a voi stessi e agli altri per arrivare al punto dove siete arrivati.
Allora, e non prima d’allora, Cristo apparirà per quello che è veramente: origine e fine di tutte le cose.
Sarà un giorno bellissimo. Vi scoprirete fragili e fortissimi. Sarete in grado di guardare per la prima volta alla morte come ad una nuova opportunità e la paura sarà sconfitta.
Ma non oggi. Non ora. Per voi oggi la Pasqua non è nulla. E noi che vi stiamo accanto non dobbiamo e non possiamo fare nessuna “forzatura” per fare in modo che questo processo possa accelerarsi.
Non c’è programma educativo o progetto d’apprendimento in grado di farvi sperimentare il “fascino e il tremendo” dell’esperienza di Dio. Dovete fare il vostro percorso, il vostro personalissimo pellegrinaggio.
Noi resteremo qui, ad attendervi. Sferrando pugni [1 Cor 9. 26-27] alla nostra stessa ipocrisia. Non so se quando troverete Cristo noi saremo ancora qui. Ma sono certo che quando avverrà, voi vi ricorderete di queste parole folli.
E avrete per noi quella tenerezza che noi oggi abbiamo per voi.
Perché credo che il nostro compito non è raccogliere i frutti della semina. Il nostro compito è seminare con speranza. Perché se non dimostriamo di seminare con speranza non abbiamo capito nulla del nostro compito. Noi non siamo qui per “guidarvi”. Quanti danni ha fatto questa parola. Intere generazioni macinate da presunte guide politiche che hanno trasformato milioni di giovani in carne da macello.
Noi siamo qui oggi, per camminare con voi per il tratto di strada che desiderate fare con noi. Ma siamo anche coscienti che c’è un pezzo di strada che dovete fare da soli. Necessariamente. L’unica cosa d’infantile che vi sarà concessa sarà la cattiveria mentre i vostri pensieri dovranno essere maturi [1 Cor 14. 21].
Andate. Noi non possiamo trattenervi.
Buona Pasqua!!!
In apertura Photo by Riccardo Mion on Unsplash
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