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L’Etiopia accetta a denti stretti le nuove frontiere con l’Eritrea

Ma le dichiarazioni ambigue del premier etiope lasciano molto perplesse Asmara

di Joshua Massarenti

L’Etiopia ha accettato in linea di massima la decisione della commissione indipendente che ha fissato i limiti frontalieri etiopi con il suo eterno rivale eritreo. Lo ha annunicato stamane il primo ministro eiope Meles Zenawi.

L’Eritrea e l’Etiopia sono state protagoniste di una guerra frontaliera che tra il 1998 e il 2000 ha fatto oltre 80mila vittime. Nel 2000, i due Paesi africani si erano impegnati a sottoscrivere un accordo di pace che prevedeva la demarcazione “finale e obbligatoria” delle loro frontiere posta da una commissione indipendente. Centro nevralgico del conflitto frontaliero, il villaggio di Badme, risultato nel 1998 epicentro della guerra tra Etiopia e Eritrea.

Il 13 aprile 2002, la commissione ha deciso di attribuire una parte dei territori contestati a ciascuno dei due Stati consegnando Badme all’Eritrea. Entrambi le parti in conflitto si erano impegnate a rispettare la decisione presa dalla commissione. Ma l’annuncio fatto dalle autorità etiope fu di breve durata in quanto il premier Zenawi contestò l’aggiustamente frontaliero fatto dalla Commissione. Nel marzo 2003, quest’ultima respinse le proteste delle autorià etiope le quali, a loro volta, respinsero nel settembre successivo l’attribuzione di Badme all’Eritrea, giudicata da Addis-Abeba “totalmente illegale e ingiusta”.

Da allora, il processo di pace tra i due Stati era entrato in una inquietante impasse politica e diplomatica.

Secondo il premier etiope, “accettare una decisione su principio, e in seguito procedere alla sua applicazione in modo tale da permettere l’instaurazione di una pace solida e duratura e, pari modo, di procedere a una serie di aggiustamenti allorquando lo si riterrà necessario, è una pratica di demarcazione internazionalmente accettabile”.

Una strana fraseologia quella di Zenawi nei confronti della quale l’Eritrea nutre profondi sospetti. Di fatti, nel commentare l’annuncio del premier etiope, Asmara aspetta “di vedere i pilastri della demarcazione sul terreno”. Una dichiarazione altrettanta criptata rispetta agli omologhi etiopi, ma nel contempo altrettanta chiara agli occhi degli osservatori internazionali per intuire che la questione è lungi dall’essersi risolta.

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