Politica

L’etica lucida bene le scarpe

Caso Geox. L'azienda adotta un codice. Il sindacato lo contesta

di Redazione

  &nbsp La scarpa ?che respira? ora è anche socialmente responsabile. Merito del codice etico che è stato appena consegnato a dirigenti e dipendenti di Geox per disciplinare la loro attività nei confronti di azionisti, clienti e fornitori. A redigere il documento ci ha pensato un comitato etico composto da un trio di d?eccezione: in primis Joaquin Navarro-Vals, portavoce della sala stampa Vaticana; Umberto Paolucci, presidente di Microsoft Italia e membro del cda di Geox; e, ovviamente, Mario Moretti Polegato, l?eclettico fondatore dell?azienda di Biadene di Montebelluna, nominato imprenditore dell?anno nel 2002 da Ernst & Young, la società di revisione che vanta tra i suoi clienti la stessa Geox.
  &nbsp Lungo i 12 articoli il codice etico riconosce il valore delle risorse umane, mette al bando la discriminazione di ogni tipo e le regalie nei rapporti d?affari con terzi, promuove la trasparenza nei bilanci, la tecnologia e l?innovazione. Ai fornitori invece si richiede il rispetto delle leggi in vigore nel proprio Paese, si vieta il lavoro minorile e forzato.
  &nbsp Fin qui tutto bene. Ma il plauso delle organizzazioni sindacali trevigiane tarda ad arrivare. Anzi. Le vecchie ruggini tornano a farsi sentire. «Un codice etico», spiega Paolino Barbiero il segretario provinciale di Cgil, «potrebbe essere utile se fosse bilaterale. E invece non c?è affatto dialogo. Basti pensare che in Italia Geox non ha tra i suoi addetti nessun iscritto al sindacato. Figuriamoci all?estero, nell?Est Europa. E noi vorremmo sapere, poter controllare da vicino. Questo codice è solo una manovra di marketing».
  &nbsp La società, quotata dallo scorso dicembre a Piazza Affari e controllata dalla Lsr di Polegato al 71%, ha l?80% della sua produzione in outsourcing, distribuita in 28 Paesi. Solo il 20% del manufatto (oltre 5 milioni di scarpe l?anno) è realizzato direttamente da Geox, principalmente negli stabilimenti delocalizzati in Slovacchia e in Romania. Un?organizzazione aziendale che, facendo leva sul basso costo del lavoro – di 7 punti inferiore ai concorrenti, secondo uno studio di Cheuvreux Italy – ha lanciato Geox nell?Olimpo delle aziende più competitive in Italia e in Europa.
  &nbsp «Polegato è un personaggio particolare», dice Antonio Confortin della Uil Treviso, «è una mosca bianca nel bene e nel male. Si è molto impegnato per i bimbi rumeni. E la sua azienda è una delle poche sul territorio che non licenzia. Però il sindacato ha difficoltà a mettere piede nei suoi impianti. Questo non è un bel segnale, anche per via del Tfr che viene lasciato in azienda».
  &nbsp Pier Ferdinando Bello della Cisl conferma: «Qualche lamentela la riceviamo. Ma chi chiede il nostro aiuto è perché è in procinto di uscire dall?azienda, sempre con una buonuscita economica di un certo rilievo».
  &nbsp Secondo Thanai Bernardini, portavoce di Geox, il codice rappresenta una forte presa di coscienza dell?azienda nei confronti dei suoi obblighi. «Si tratta di un atteggiamento che muterà il rapporto con i fornitori e verranno fatti corsi specifici al management».
  &nbsp E a quando un passo verso la csr? «Il bilancio sociale non c?entra nulla con il codice di condotta» risponde, «al momento non l?abbiamo preso in considerazione, ma in futuro niente è da escludersi. Geox è un?azienda giovane, deve ancora fare tanta strada».

di Christian Benna

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