Economia

L’etica antidoto alla crisi

le banche e la Csr Intervista a Francesco Perrini dell'Università Bocconi

di Redazione

« C rollano le banche, ma la Csr resta in piedi». Ne è convinto Francesco Perrini , direttore dell’unità Csr dell’Università Bocconi di Milano. Tanto da ipotizzare per la responsabilità sociale d’impresa un ruolo di spinta fondamentale per la rinascita del settore del credito. «A patto però», sottolinea, «che tutti i protagonisti dell’universo bancario prendano sul serio la questione: a partire dalle agenzie di rating, le istituzioni e soprattutto i manager delle banche».
Etica & Finanza: Le banche americane ed europee che oggi alzano bandiera bianca presentavano ogni anno bilanci sociali sfavillanti. Csr è diventata uno specchietto per le allodole o un rendiconto utile ma incapace di prevenire il rischio?
Francesco Perrini: Non conosco nella fattispecie i bilanci dei colossi del credito caduti in disgrazia. Eppure il nodo del problema non va cercato lì, ma altrove. Enron e Parmalat, ad esempio, anch’esse sfoggiavano splendidi rendiconti sociali. Salvo poi smentirli con i fatti. Le agenzie di rating etico, che analizzano soprattutto la governance e l’ambiente, l’avevano scoperto da tempo consigliando i fondi di investimento etici di lasciare fuori questi titoli dal proprio portafoglio. Le big three del rating , quelle che tutti ascoltano, non applicano queste categorie e non hanno saputo prevenire il peggio.
E&F: Quindi i bilanci sociali servono a poco?
Perrini: Gran parte delle situazioni sono state generate dall’avidità di pochi individui, presidenti e amministratori delegati. Un’attenta analisi della governance avrebbe permesso a chiunque di smascherare certi comportamenti. A partire dal rapporto bonus e super salari che percepivano i top manager rispetto ai semplici impiegati. I bilanci sociali sono molto utili per capire questi meccanismi, paradossalmente anche quando sono strumenti di puro marketing. Serve però qualcuno che li legga. Le grandi agenzie di rating non lo fanno. E invece dovrebbero imparare a farlo. Soprattutto se vogliamo ricominciare con un sistema del credito davvero sostenibile.
E&F: In mezzo alla bufera le banche italiane, malgrado bruschi scivoloni sembrano cavarsela. Merito della Csr o dei manager?
Perrini: La Csr funziona se è integrata. Ovvero quando la responsabilità sociale non è solo il bilancio sociale o il momento di beneficienza. In Italia i nostri maggiori istituti di credito hanno iniziato da poco a cimentarsi con queste sfide. Intesa SanPaolo e Unicredit hanno inserito solo recentemente programmi di Csr all’interno dei piani industriali. Un baluardo di difesa che comunque ha evidentemente contribuito ad arginare la crisi.
E&F: In questi mesi la parola etica è rimbalzata di bocca in bocca. Oggi si parla di nuova Bretton Woods e di riforme globali ma la Csr è di nuovo scomparsa. Che ne pensa?
Perrini: Il ministro Tremonti ha spostato l’accento del dibattito su di un’economia sociale di mercato che riporti al centro l’etica. In Italia quindi ci sono tutte le premesse per un cambiamento serio. Più incerto è il panorama all’estero.


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