Volontariato

L’estate violenta di Brescia. Gli immigrati sono soltanto un alibi

Altre idee /E' l'economia di rapina la vera causa di tanta violenza

di Redazione

La questione sollevata dalla successione dei delitti di Brescia potrebbe e dovrebbe anche insegnarci ad analizzare i problemi con freddezza ed oggettività, senza farci travolgere da ondate emotive, per poter approntare le risposte corrette. A Brescia, per quanto riguarda questa, speriamo almeno in parte casuale, successione di delitti, il fenomeno dell?immigrazione, in quanto tale, non c?entra per nulla. Brescia presenta una presenza di immigrazione regolare di circa il 13% della popolazione, con molte donne e bambini, alla quale va aggiunta una quota difficilmente stimabile ma non molto grande di immigrazione irregolare. Si tratta di una quota alta (ma non più alta di quella che troviamo in tante medie città tedesche) che testimonia che l?economia bresciana ha bisogno di questi lavoratori immigrati, anche se solleva impegnativi problemi. Molti di questi problemi sono stati affrontati e risolti. Altri devono essere affrontati con maggiore decisione. Si tratta di problemi di natura diversa, ognuno da affrontare con gli strumenti adeguati. Gridare all?untore Ma urlare disordinatamente contro l?immigrazione per la serie dei delitti bresciani è comportamento intellettualmente e moralmente non dissimile dalla caccia all?untore nella Milano della peste, come documentata nelle immortali pagine del Manzoni della Colonna Infame e nelle vibranti pagine dei Promessi Sposi della caccia a Renzo Tramaglino, immigrato e untore, dalla quale il povero Renzo se la cavò salendo sul carro dei monatti e, ponendosi sotto la loro protezione. Se gli immigrati sono il 13%, bisogna abituarsi a pensare che, più o meno, il 13% dei reati sarà realizzato da immigrati; questo rientrerebbe nella normalità statistica. Solo scostamenti sensibili dalla normalità statistica potrebbero giustificare un allarme per l?immigrazione in quanto tale. Ma se ci riferiamo ai recenti e meno recenti delitti è difficile intravedere una chiave di lettura fondata sul filone dell?immigrazione. Piuttosto i bresciani dovrebbero meditare su un altro tema, che è il vero tema. Negli ultimi decenni si è pian piano inserita sulla tradizionale, solida e sin troppo seria economia bresciana, un?altra economia fatta di vistosi risultati e di improvvise ricchezze le cui origini restano oscure, di imprese discutibili, di speculazioni finanziarie, di affari su tutto e su tutti a qualsiasi prezzo, a qualsiasi costo. Pur di accumulare Mercedes, Ferrari, donne, ville. Una volta nei comitati finanziari delle banche quando sul tavolo arrivava una richiesta di affidamento da parte di un?impresa bresciana, si guardava la pratica con rilassatezza, tranquillità e soddisfazione. Da qualche anno ormai quando sul tavolo giunge una richiesta bresciana, i consiglieri si svegliano dal consueto torpore, si pongono in allarme, fanno mille domande e votano l?affidamento con preoccupazione. Qualche anno fa un alto ufficiale della Finanza mi disse: «Brescia è una ?capitale? di tante cose buone; ma voi forse non sapete che è anche capitale delle fatture false». Forse vi è un maggior legame tra questi aspetti, tra questa economia e finanza d?assalto e il delitto della famiglia del trafficante e altre vicende che hanno turbato la città sul piano dei regolamenti dei conti, che tra tali episodi e l?immigrazione. Perciò urlare all?untore non serve a fermare la peste. Ma se non a fermare la peste almeno a rallentarla, può essere invece utile interrogarsi, con sincerità, sullo sviluppo di un?economia equivoca o illegale che rappresenta l?ambiente più favorevole alla diffusione della peste. Sconfinamenti pericolosi Non voglio essere frainteso. Il grosso dell?economia bresciana è e rimane sana. Ma forse si è permesso, con eccessiva distrazione, la crescita di un?economia dubbia che è a cavallo tra lecito e illecito e che è portata a sconfinare facilmente in quella che i tedeschi chiamano ?Raubwirtschaft?, economia di rapina, e che io chiamo mala economia. L?economia di rapina, all?inizio è tipicamente rappresentata da personaggi brillanti ed apprezzati da molti, ma dietro a loro si nasconde la peste che, grazie a loro, trova gli spiragli per passare e incominciare a correre nella città. Un bellissimo libro recente, Gomorra, di Roberto Saviane, dedicato alla camorra campana ci fa capire quale stretto rapporto esista tra delitti e mala economia. Come bresciano sono molto preoccupato della crescita di questa economia di rapina, senza valori, senza freni anche perché temo che vedremo altri delitti, altri regolamenti di conti, altre violenze. Siamo stati guardaboschi troppo distratti sicché il sottobosco si è riempito di rami e di pigne secche, ed è sufficiente un fiammifero per scatenare incendi. I problemi dell?immigrazione sono di diversa natura e, pur seri e difficili, sono meno gravi di quelli ricollegabili all?economia di rapina originata e gestita da bresciani genuini. è in questa direzione che va indirizzato il binocolo e vanno alzate le difese.


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