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L’esperimento finlandese che mostra come si viaggia nascosti in un container

Nel porto di Vaasa, cittadina finlandese di 66mila abitanti è andato in scena un esperimento: un rapper, una giornalista e due conduttori radiofonici si sono chiusi un un container per 24 ore ripresi da telecamere a infrarossi. L'obiettivo? Mostrare a un'opinione pubblica sempre più allarmata come viaggiano - e muoiono - centinaia di migranti.

di Marco Dotti

Provate voi a vivere ventiquattrore da "profugo", chiusi in un container. Dodici metri in lunghezza, circa tre di larghezza. Nel mezzo, scatole su scatole, distanti nemmeno un metro l'una dall'altra e una profondità che spezza il fiato.

Nel porto di Vaasa, cittadina di 66mila abitanti, dove risiede una delle più importanti minoranze finlandesi di lingua svedese, è andato in scena un esperimento, in uno dei container che ingombrano il porto.

Come si viaggia e si vive o, meglio, si sopravvive (sempre si riesca, a sopravvivere) in un container?

Organizzato dal magazine Yle Kioski e Yle Radio X3M, l'esperimento è stato condotto da 4 volontari che hanno trascorso 24 ore chiusi nel container, per provare e testimoniare in scala emotiva minore ciò che vivono e provano migliaia di profughi che entrano in Europa e cercano di raggiungerne il mitizzato nord.

Al centro dell'esperimento un rapper, Paleface , noto attivista, seguito da Rakel Liekki e Dan Granqvist, voci della radio, e dalla giornalista Susani Mahadura. I movimenti dei volontari sono stati monitoriati e trasmessi in streaming da telecamere a infrarossi.

Ovviamente, pur trattandosi di una simulazione, questo non è il Grande Fratello, né un talent show. Quindi, a dispetto della presenza di un rapper, niente musica, niente rumore. Come migranti, i quattro hanno tentato spesso invano di restare immobili, silenziosi, per non farsi scoprire.

A coordinare il progetto, Catariina Salo, che ha dichiarato come il fine di questo progetto fosse quello di far capire, a chi solitamente parla di traffico di esseri umani e di disastro umanitario, ciò che davvero quelle parole significano.

Sappiamo di coloro che muoiono in mare o stremati dalla fame. Meno sappiamo – e meno ci raccontano i media – di coloro che muoiono per asfissia e stenti dentro un container. E non sono pochi.

"Dobbiamo far capire a tutti che le politiche di accoglienza dell'Europa sono un disastro", ha dichiarato la Salo, che subito ha aggiunto di essere consapevole che questo esperimento è "solo una goccia nel mare, ma sensibilizzare è importante in un momento in cui tutti cercando di seminare panico".

La realtà, diceva qualcuno, non è come certi tonni pubblicitari e non si spacca con un grissino. Le condizioni di permanenza dei volontari di YLE sono state "privilegiate", perché noi europei siamo dei privilegiati – anche nel disastro comune.

Ogni volontario aveva a disposizione acqua, ciccolato e servizi igienici. "Cose che non ci sono, nella realtà", ribadisce la Salo. "I nostri volontari, poi, se ne potevano andare quando volevano, chi prende questo biglietto per l'inferno nella vita reale, no. Non può andarsene, non ha acqua, non ha cibo, non ha servizi igienici e spesso non ha nemmeno aria da respirare".

Anche perché questi viaggi della disperazione durano mediamente ben più delle 24 ore dell'esperimento.

"Terribile", ha dichiarato uno dei volontari. "Terribile vedere che ci sono esseri umani trattati come ratti". L'esperimento ha suscitato grande eco sulla stampa del nord Europa e sta sollevando non pochi interrogativi sulle "politiche" mediterranee di accoglienza e spettacolarizzazione di alcuni confini a discapito di altri.

Fino al 2009, la Finlandia stanziava 1300 euro al mese direttamente a ogni nucleo famigliare di richiedenti asilo. Oggi le cose sono cambiate, anche se, con la Svezia, la Finlandia rimane il "paradiso" sognato da profughi e migranti. Oggi, la cifra si aggira sui 1100 euro mensili.

Apparentemente, la Finlandia stanzia più della Svezia (che per una famiglia di 5 persone versa circa 760 euro), ma la Svezia accoglie quasi dieci volte più rifugiati di quanto non faccia la FInlandia, Paese da 5 milioni 1/2 di abitanti, dove nel 2014 sono state presentate 3561richieste di asilo.

La Norvegia, invece, stanzia 1400 euro e la Danimarca 1470, sempre mensili e sempre a nucleo famigliare.

Il ritmo delle richiesta di asilo, però, negli ultimi mesi è aumentato esponenzialmente e il sistema che con quei numeri nel 2014 poteva ancora reggere – dichiarano alcuni funzionari del governo – rischia di esplodere nel giro di poche settimane.

Questioni spinose, anche per un welfare naturalmente inclusivo come quello dell'Europa del nord.

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