«Dobbiamo modificare lo sguardo, se vogliamo difendere davvero la biodiversità. Parola di Corrado Battisti (nella foto), che si occupa per la Provincia di Roma dell’area protetta Torre Flavia, una zona umida di 40 ettari, un tempo gestita dal WWF. «Bisogna imparare a classificare gli eventi prodotti dall’uomo».
Ci spieghi meglio?
In genere siamo molto bravi nell’analizzare flora e fauna, ma appena passiamo alla fase successiva, cioè a individuare le minacce per la biodiversità, emergono le difficoltà. Non parliamo poi di quando si passa ad elaborare le risposte.
Come lavorate a Torre Flavia?
Usiamo la metodologia degli standard. Consiste nel classificare le minacce e attribuire a ciascuna un punteggio, in modo da poter definire una gerarchia di priorità. Questo ci permette di non lavorare sulle cosiddette “minacce carismatiche”, cioè quelle che appaiono più evidenti a uno sguardo superficiale, ma che non per forza sono le più impattanti. Riusciamo a individuare gli eventi antropici più gravi e a dare risposte efficaci.
Può fare un esempio?
Torre Flavia è una palude, quindi viene spontaneo pensare che la minaccia principale per la biodiversità sia l’inquinamento delle acque. Invece non è così: abbiamo scoperto che sono più negativi altri eventi, come il rumore degli aerei o la presenza di specie aliene, per esempio le cornacchie. Per il corriere piccolo, un uccello che depone le uova nella sabbia, invece, l’evento antropico più impattante sono le passeggiate sulle dune. In questo caso siamo intervenuti con attività di educazione ambientale, riuscendo nel tempo a ridurre il calpestio. (El.Co.)
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