Mondo

L’esercito dei microblogger con gli occhi a mandorla

La società civile di Pechino alza la testa. E lo fa a colpi di click

di Ottavia Spaggiari

E’ un cambiamento epocale, quello che sta segnando lo scenario socio-culturale cinese. Mentre si è conclusa venerdì la missione della navicella spaziale Shenzhou 9, che ha visto protagonista la prima donna del paese nello spazio, sulla terra non accenna a diminuire l’impegno della società civile che si organizza in rete, per trovare risposte a problemi concreti.

Rischiano la prigione, la tortura o addirittura la morte, eppure il governo non riesce a fermare l’attivismo dei blogger e microblogger cinesi. Tanto che, secondo il Washington Post, saranno proprio loro a giocare un ruolo chiave il prossimo autunno, dopo che il 28esimo Congresso Nazionale del Partito Comunista avrà selezionato i nove uomini che assumeranno la leadership del paese. Sarà allora che i rappresentanti della società civile dovranno fare valere la propria forza  di mobilitazione e premere per una virata democratica della seconda potenza mondiale.

Che le rigide barricate della censura avessero lentamente cominciato a scricchiolare, si presagiva da tempo. Un segnale importante si è avuto all’inizio di giugno, quando, nel giorno dell’innominabile anniversario della strage di Piazza Tienanmen, gli indici della Borsa di Shangai, per una misteriosa coincidenza, avevano ricordato, più volte durante la giornata proprio la data del massacro, il 4 giugno 1989. L’indice si era aperto a quota 2346.98 che, letto al contrario, ricordava il 23esimo anniversario del 4.6.89, scendendo poi a 64.89 punti, ripetendo quindi la stessa data, all’americana.

Nonostante le azioni di sospensione e chiusura di moltissimi blog e siti web, portate avanti dal governo nel tentativo di mettere a tacere le voci della società civile, dopo la discussa espulsione del leader Bo Xilai dal Politburo, non solo l’esercito degli attivisti online non è stato decimato ma continua a crescere. Percepiti dal governo come pericolosi sovversivi, in realtà i blogger impegnati nella costruzione di una nuova Cina sono spesso molto lontani da posizioni rivoluzionarie. Molti di loro sono figli di funzionari del partito e non rinunciano a definirsi dei veri patrioti. Wang Xiaoshan (in foto) celebre giornalista e microblogger, ha lanciato una campagna di boicottaggio nei confronti di Mengniu, un colosso dell’industria alimentare cinese, coinvolta in uno scandalo per l’utilizzo di sostanze tossiche nella produzione. “Amo il mio paese” ha recentemente dichiarato Xiaoshan che, dopo un periodo trascorso tra Hong Kong e Macao, ha deciso di ritornare nel paese d’origine, dove però rischia l’arresto.

Sempre uno scandalo alimentare ha spinto all’azione  un altro famoso attivista, Wu Heng, studente alla Fudan University di Shangai. Dopo aver scoperto che in un locale vicino al campus universitario, la carne di maiale veniva trattata con un additivo tossico, per farla sembrare manzo, Heng ha sviluppato un sito web che informa i cittadini sulla sicurezza dei prodotti alimentari. Figlio di un funzionario del partito, a differenza di Xiaoshan, Heng si definisce un “combattente moderato” e il suo progetto sembra essere persino  piaciuto al Dipartimento di Sicurezza Alimentare di Shangai.

Tra i servizi di impegno civile online più popolari, vi è il microblog lanciato dal sociologo e attivista per i diritti umani Yu Jianrong, dove gli utenti possono scattare fotografie e geotaggare i bambini rapiti e costretti a chiedere l’elemosina per strada, così da aiutarne il riconoscimento e il ritrovamento da parte delle famiglie. Seguito da oltre 80 mila utenti attivi, il blog ha già contribuito a salvare decine di minori ed è la prova della vivacità della società civile online.

Secondo il China Internet Network Information Center, sono 500 milioni i cittadini che hanno accesso alla rete di cui 250 milioni posseggono un account di microblogging, simili a Twitter e chiamati Weibo. Nonostante la lunga mano della censura riesca a raggiungere anche questi canali, il controllo governativo sul mare magnum del microblogging cinese non è semplice come quello della vecchia televisione di stato. Proprio come Twitter i contenuti dei Weibo sono generati dagli utenti e funzionano su 140 caratteri, anche se, al sistema degli ideogrammi, 140 caratteri sono abbastanza per scrivere molte più cose, e dare delle vere e proprie notizie.

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