Mondo

Lesbo, l’isola dell’ecumenismo

È stato il Patriarca ortodosso Bartolomeo I a invitare il papa a questo viaggio. Con una lettera scritta il 30 marzo scorso e resa nota ora. Oggi sono tutto il giorno fianco a fianco

di Giuseppe Frangi

Il viaggio a Lesbo è anche una missione di vero ecumenismo, di un ecumenismo non da tavolino ma costruito sulla realtà. Il Papa infatti affiancato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e dall’arcivescovo di Atene e primate della Chiesa ortodossa di Grecia Ieronymos II.

«Santità, la crisi umanitaria che colpisce ormai diversi Paesi e in particolare la Grecia non ha paragoni con le tragedie della sua storia recente». Con queste parole Bartolomeo I si era rivolto a papa Francesco con una lettera datata 30 marzo, scritta in francese e indirizzata al Papa e che è stata resa nota dal quotidiano Avvenire. La lettera era un invito a recarsi nell’isola che è divenuta simbolo del dramma e dell’accoglienza dei rifugiati e rende così evidente la genesi di questa visita che proprio anche nella sua valenza ecumenica è destinata a lasciare una traccia profonda. Nella lettera il patriarca di Costantinopoli aveva spiegato al Pontefice l’urgenza di compiere un gesto significativo in quel contesto: «Preso nel vortice di tribolazioni economiche e finanziarie che hanno lasciato il Paese e la sua gente esangui, la Grecia è travolta da flussi migratori incontrollati. Tuttavia», continuava Bartolomeo I riferendosi all’accoglienza mostrata dalla popolazione greca, «l’aiuto prestato ai rifugiati e le iniziative di carità sono di tale natura che ci riempiono di speranza. Di fronte alle tragedie della storia, l’umanità sa ancora come trovare l’amore infinito che Cristo riferisce alla vita divina quando dichiara: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'’avete fatto a me” ( Mt. 25,40)». Bartolomeo aveva anche sottolineato come «il Patriarcato Ecumenico è sulla linea del fronte di questa emergenza». «Lei», scrive Bartolomeo nella lettera a Francesco, «incoraggia continuamente i suoi fedeli a dar prova della carità cristiana con perseveranza. Ma il coraggio deve essere ravvivato quando l’impegno dura nel tempo». Di qui l’invito a compiere il viaggio a Lesbo, come gesto che ravviva l’impegno delle chiese nei confronti dei migranti. «La carità», scrive in conclusione della Lettera Bartolomeo I, «non può essere ridotta a un mero accordo politico, sia pur indispensabile, perché il denaro, benché necessario, non è sufficiente a rispondere a questa crisi umanitaria. Alle suppliche umane devono rispondere gesti altrettanto umani per ispirazione del cuore».

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