Politica
Lepri: Terzo settore? Ci sono stati errori, ma il Governo correrà ai ripari
Domani alla Camera parte l'iter di conversione del Cura Italia. Due emendamenti portano la firma del responsabile Terzo settore del partito democratico: "Agli enti chiedo di sospendere il giudizio fino all'approvazione definitiva del decreto Aprile, solo allora si potrà fare un bilancio dell'operato del governo sulla prima emergenza, nel frattempo siamo impegnati a tappare i "buchi" che si sono evidenziati". L'intervista
di Redazione
Si apre domani la settimana decisiva per il decreto Cura Italia. Il voto degli emendamenti in commissione Bilancio alla Camera inizierà lunedì, dopo la “scrematura” delle inammissibilità. In base a un accordo informale fra le forze di maggioranza, l'esame finale dovrebbe riguardare un massimo di 150 emendamenti segnalati. Per mercoledì è previsto l'arrivo in Aula del provvedimento, con il voto di fiducia. Nel caso in cui vengano approvati degli emendamenti, il testo dovrà tornare al Senato, dove è già stato approvato con la fiducia. Fra i 788 emendamenti presentati in commissione Bilancio alla Camera ce ne sono due (in allegato) targati Pd che toccano da vicino il Terzo settore e sono riferiti all’articolo 48 del decreto: il primo introduce la facoltà di proroga di contratti e convenzioni per servizi socioassistenziali, socioeducativi e sociosanitari dei comuni, il secondo estende agli interventi socioeducativi le previsioni previste per il sociosanitario e il socioassistenziale. Due modifiche avanzate da Stefano Lepri, deputato e responsabile Terzo settore del partito democratico, in queste ore è in prima linea per cercare di mettere le toppe necessarie “ai tanti buchi che sono emersi nei provvedimenti emanati in una situazione di grande emergenza e di cui il governo è pienamente consapevole”.
Nel Terzo settore c’è grande preoccupazione, ma anche grande amarezza. Possibile che nelle norme economiche d’urgenza non ci sia alcun riferimento diretto ad un settore che a parole, per citare Giuseppe Conte, è il "cuore pulsante del Paese"?
La cassa integrazione in deroga e alcuni altri provvedimenti riguardano anche il Terzo settore. Chi sostiene che il Governo si è dimenticato del non profit non dice il vero. Si poteva fare di più e l’intenzione è quella di correre ai ripari già dal decreto di Aprile che sarà quello più corposo e più determinato.
Come Pd esprimete il ministro dell'economia e un sottosegretario al Welfare, non si potevano fare le per tempo, invece di correrre affannosamente a correggere i testi licenziati dal Governo?
Ripeto: sono stati commessi errori, ma al Terzo settore e a tutti gli italiani chiedo di sospendere il giudizio sino a fine maggio, quando i tre decreti (Cura Italia, Liquidità e decreto Aprile) pensati per rispondere alla crisi del coronavirus saranno legge.
Nel frattempo la sospensione di molti servizi di welfare ha avuto due conseguenze, tra loro collegate: gli utenti sono rimasti privi dei servizi; gli Enti di Terzo settore che li realizzavano rischiano la chiusura. Che fare?
Occorre portare a termine la trattativa con le rappresentanze dei Comuni per ristorarli delle molte mancate entrate, così da consentire più facilmente il pagamento dei corrispettivi, peraltro già previsti nei loro bilanci preventivi. Serve inoltre estendere la previsione degli articoli 47 e 48 del Cura Italia alla generalità dei servizi socioassistenziali, sociosanitari e socioeducativi e, in misura limitata, alle azioni volte all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Va chiarito l’alternativa o l’eventuale combinato disposto tra pagamenti e fruizione della cassa in deroga. Bisogna eliminare gli ostacoli che impediscono la riconversione temporanea dei lavoratori in altri servizi di pubblica utilità, facendo conoscere le buone pratiche e assicurando soprattutto un’ampia e continua disponibilità dei dispositivi di protezione.
Onorevole, occorre garantire liquidità subito e rimborsi spese al Terzo settore non imprenditoriale escluso dal Cura Italia…
E' stato un evidente errore e una dimenticanza che va corretta nel più breve tempo possibile: si tratta di aprire gli strumenti per la liquidità del Cura Italia e del Decreto Liquidità anche ai soggetti del libro primo del Codice Civile (volontariato, associazionismo) e agli enti religiosi civilmente riconosciuti. Dovrebbe anche essere previsto un nuovo fondo per i rimborsi spese a favore di associazioni e organizzazioni di volontariato che sin dall’inizio dell’emergenza, spesso in assenza di risorse dedicate, hanno iniziato ad operare a servizio dei cittadini più fragili, gli anziani rimasti soli, le persone rimaste prive di servizi, i minori.
Si sente di garantire che questa toppa sia inserita già in fase di conversione del Cura Italia?
La mia è una posizione condivisa in tutta la maggioranza. Non vedo e non credo che ci possano essere ostacoli. Detto questo è ovvio che non posso avere la certezza assoluta.
Il dpcm che sblocca la liquidazione contestuale del 5 per mille 2017 e 2018 è finalmente passato alle Camere. Che tempi prevede affinché la norma entri in vigore?
Il percorso parlamentare deve essere il più breve possibile. Di questo ho già parlato al nostro capogruppo Graziano Del Rio. Saremo e sarò vigile, è una misura fondamentale per assicurare liquidità agli enti, tanto più che si tratta di un capitolo di spesa già in bilancio.
Possiamo immaginare che la partita sia chiusa entro maggio?
Direi di sì, non dobbiamo andare oltre.
Nel frattempo si è tornati a parlare di servizio civile. Prima della crisi del coronavirus , gli enti lamentavano una drastico calo dei fondi. Ora pare che il ministro Vincenzo Spadafora si sia messo nell’ordine di idee di aprire un confronto all’interno del Governo per la stabilizzazione della misura con un contingente minimo di 50mila giovani l’anno, comunque la metà dei 100mila che era la soglia prevista dalla riforma del servizio civile universale. Quale è la sua posizione e quella del Pd?
Bisogna per lo meno tornare ai livelli del 2017/2018, quando sono stati avviati più di 50mila volontari. Servono non meno 300 milioni di euro. Risorse che vanno stabilizzate.
Chiudiamo con la riforma del Terzo settore. La definizione del Registro unico e l’invio del fascicolo fiscale alla commissione europea sono due passaggi necessari e urgenti…
Credo che il ministro Nunzia Catalfo abbia ben presente la questione e sia determinata a portare a buon fine il provvedimento quanto prima possibile.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.