«Tassi di crescita a due cifre, tempi brevi di realizzazione: con l’atomo non c’è partita»di Elisa Cozzarini
È vero che nucleare e rinnovabili sono compatibili, come dicono i sostenitori dell’atomo? Giovanni Battista Zorzoli non ha dubbi: «Le rinnovabili sono una realtà attuale e cresceranno tanto da rappresentare, nel 2020, ben un terzo dell’energia elettrica prodotta in Italia», afferma Zorzoli, «tra dieci anni, invece, nemmeno un kW sarà di derivazione nucleare».
Qual è lo spazio per l’atomo, in questo scenario?
Al di là delle valutazioni sulla sicurezza, credo che non sarà conveniente. Oggi le rinnovabili si sviluppano a tassi di due cifre in tutto il mondo, hanno tempi brevi di realizzazione e sono sempre più competitive. Sviluppare il nucleare significherebbe immaginare che, invece, tra dieci anni bloccheremo la costruzione di impianti per le fonti alternative. Mi sembra poco verosimile.
Cosa pensa del nuovo Conto energia, che riduce gli incentivi sul fotovoltaico tra il 2011 e il 2013?
È corretto, perché i costi di realizzazione sono diminuiti. Dimostra che i contributi per le rinnovabili non sono regalie fini a se stesse, ma servono a portare sul mercato nuove tecnologie. Critico solo la durata: cinque anni avrebbero garantito maggiore margine di sicurezza e stabilità agli investimenti.
Quali le prossime scadenze stabilite dall’UE?
L’Italia ha presentato in giugno il Piano di azione nazionale per gli obiettivi UE 20-20-20. Questo prevede una serie di traguardi intermedi che dovremo rispettare per arrivare al 17% di energia prodotta da fonti alternative al giugno 2020.
Le tanto attese Linee guida sulle rinnovabili sono compatibili con le richieste dell’Ue?
C’è un problema di fondo per la loro operatività. In base alle nuove Linee guida, infatti, le Regioni possono definire aree dove non si devono realizzare impianti, ma questi limiti devono essere compatibili con il decreto sul “burden sharing”, che però non è ancora uscito. Doveva essere approvato a giugno 2004 e stabilire la ripartizione tra le Regioni dell’obiettivo Ue del 17%, in funzione delle specificità territoriali. L’Europa impone che esca entro la fine del 2010.
Secondo lei il boom delle rinnovabili sta trainando la green economy in Italia?
Purtroppo no. Un’economia verde non presuppone solo l’uso di nuove energie, ma anche la riduzione degli sprechi, un sistema di trasporti pulito, con un diverso rapporto tra gomma e rotaia, la raccolta differenziata dei rifiuti che, sappiamo bene, non avviene in tutto il Paese, la riduzione a monte degli stessi rifiuti, progettando prodotti riciclabili, con un minore uso delle materie prime. Ecco, siamo molto lontani da questi obiettivi.
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