Welfare
L’emporio solidale? Migliora la vita e vale quattro volte la spesa
Una ricerca universitaria sull’emporio Portobello di Modena ha calcolato l’impatto sociale della struttura. Fa aumentare il potere d’acquisto e lo stato d’animo dei beneficiari. E per ogni euro di costi si genera un valore quattro volte superiore in termini di volontariato
L’Emilia-Romagna ha la più alta concentrazione regionale degli empori solidali sparsi sul territorio nazionale (116 secondo un recente conteggio della Caritas Italiana). Sono sempre di più, inoltre, i territori, anche piccoli comuni, che avviano studi di fattibilità per dotarsi di un proprio emporio, segno che questo tipo di intervento è ormai riconosciuto come innovativo ed efficace. Ma qual è il loro impatto sociale sul territorio? Alla domanda cerca di rispondere una ricerca realizzata dal Capp (Centro di analisi di politiche pubbliche) dell’università di Modena e Reggio Emilia, intitolata “Indagine valutativa su Portobello Emporio Sociale di Modena”, a cura di Massimo Baldini, Marco Ranuzzini e Giovanni Gallo.
La ricerca – voluta dal Centro di servizio per il volontariato di Modena dopo tre anni di vita del progetto – è stata realizzata nel 2017 e fa riferimento ai dati 2016-2017. La prima parte è basata su interviste a un campione dei beneficiari; la seconda è un’analisi costi-benefici e mira a comprendere se l’emporio raggiunge soddisfacenti risultati dal punto di vista sociale. L’obiettivo era valutare se l’apporto in termini di benefici per la collettività fosse maggiore dei costi che la stessa deve sostenere per il progetto, tentando di dare un valore monetario anche a variabili difficili da quantificare, come il valore del volontariato.
Ne emerge anzitutto che Portobello rappresenta un rilevante aiuto per le famiglie in difficoltà socio-economica. Incrociando i dati amministrativi e i risultati delle interviste, si evidenzia che l’emporio copre mediamente il 40% delle spese per consumi familiari dei suoi utenti, determina un aumento complessivo del potere d’acquisto pari a circa 800 euro nei sei mesi di accesso e permette al 50 per cento delle famiglie beneficiarie di pagare le bollette arretrate. L’emporio sostiene inoltre la ricerca del lavoro, genera una più adeguata gestione del bilancio familiare, aumenta l’inclusione sociale e incoraggia all’attività di volontariato, migliorando lo stato d’animo di chi vi accede. Infine, Portobello incentiva all’acquisto di alimenti salutari e all’adozione di uno stile di vita più sano, e riduce lo spreco alimentare.
Quanto all’impatto sociale di Portobello, esso è stato positivo al netto di tutti i costi. L’emporio è in grado di attivare volontari che producono benefici sia personali che per la collettività; basandosi sulle proprie forze, crea inoltre valore attraverso la redistribuzione totale dei beni ricevuti sotto forma di donazioni. In pratica, calcolano i ricercatori, un euro investito nel progetto Portobello rende almeno il quadruplo in termini di volontariato.
Sono risultati che fanno ben sperare anche per l’apertura a Vignola di Eko, l’emporio solidale dell’Unione Terre di Castelli: inaugurato sabato 16 giugno, è il quarto che sorge in provincia di Modena dopo Portobello, Il pane e le rose a Soliera e Il Melograno a Sassuolo. Con la nascita di Eko, Modena si conferma quindi “terra di empori”, una provincia particolarmente sensibile e desiderosa di dare risposte innovative alle nuove forme di povertà.
A livello regionale il ruolo strategico di queste strutture è stato riconosciuto già a ottobre 2017 con la sottoscrizione del “Protocollo per la valorizzazione della rete degli empori solidali Emilia-Romagna”, con Regione, Anci e CSVnet. Tra i suoi obiettivi, la realizzazione di progetti che abbiano ricaduta positiva per tutti gli empori della regione – a oggi 22 tra attivi e in fase di progettazione – in continuità con azioni già intraprese tra il 2017 e il 2018 attraverso il progetto “Insieme per contrastare la povertà” finanziato da Poste Insieme Onlus.
La foto di copertina è di Franca Catellani
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