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L’emendamento all’Isee? La soluzione è peggio del problema

L’emendamento prevede - come imposto dal Consiglio di Stato - l’esclusione dal computo dell’Isee di tutte le provvidenze assistenziali legate alla disabilità, ma cancella anche le franchigie. Per la Fish «il quadro finale è ancora peggiore. Lo strumento che ne esce non è né selettivo né equo». Per Maria Simona Bellini «l'emendamento di fatto ignora beffardamente la richiesta del Tribunale e stravolge proprio la sentenza del Consiglio di Stato»

di Sara De Carli

Sonora bocciatura da parte della Fish per la strada che il Governo ha ipotizzato per risolvere il pasticcio Isee. Dopo che le sentenze del Consiglio di Stato hanno stabilito che le provvidenze assistenziali (pensioni, assegni, indennità di accompagnamento ecc.) per la disabilità non debbano essere conteggiate nell’ISEE e stabilito che le franchigie previste per i maggiorenni e per i minorenni devono essere uguali, il Governo – sollecitato anche da diverse interrogazioni parlamentari che premevano perché quei pronunciamenti fossero applicati – ha presentato alla Commissione Istruzione del Senato, nel corso della discussione di un provvedimento che nulla c’entra con questi temi, un emendamento che adegua l’ISEE.

La Fish, dinanzi a quel testo, parla di una «rigida applicazione delle sentenze» e di un quadro finale «ancora peggiore». Se approvato, l’emendamento infatti prevede – come imposto dal Consiglio di Stato – l’esclusione dal computo dell’ISEE di tutte le provvidenze assistenziali legate alla disabilità, ma cancella anche tutte le franchigie e la possibilità di detrarre le spese assistenziali o di ricovero in struttura, andando incontro ai timori della Ragioneria dello Stato sul fatto che, applicando meramente le sentenze, vi sarebbe un aumento imponderabile della spesa pubblica.

Al posto di franchigie e detrazioni viene introdotta una maggiorazione della scala di equivalenza pari a 0,50 per tutti, indipendentemente dalla gravità della disabilità, riportando la situazione al precedente Isee del 1998. «Il quadro finale è ancora peggiore. Lo strumento che ne esce non è né selettivo né equo: sono considerati allo stesso modo persone che ricevono provvidenze molto diverse in termini di importo, persone con gravità diversa, minori, anziani, adulti…», commenta Vincenzo Falabella, presidente della Fish. «Viene escluso il costo della disabilità annullando e sminuendo chi sostiene in modo documentato spese di assistenza e infine il sistema della maggiorazione della scala di equivalenza finisce per premiare chi ha più redditi e patrimoni a scapito di chi è più povero o ha maggiori spese». La conclusione? «Se l’obiettivo era quello si diminuire drasticamente il numero degli Isee nulli o bassi, il risultato è garantito. Sorvoliamo sul fatto che si sia agito per decreto legge e in corsa con scarsa condivisione e partecipazione. Ora è necessario pensare ad una profonda e ragionata riforma dello strumento elaborando un nuovo DPCM che riprenda i principi della sostenibilità, equità e capacità selettiva».

Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie di Disabili Gravi e Gravissimi è allibita: «Il Governo ha infierito sulle persone e le famiglie con disabilità con la modifica dell'Isee pur dichiarando impunemente il contrario, ha ricorso in modo vessatorio contro le sentenze del TAR, non ha rispettato la mancata sospensiva e quindi l'immediata applicazione delle sentenze, ha ignorato la definitiva sentenza del Consiglio di Stato per oltre tre mesi… dopo tutto ciò, ora, con un'arroganza che non ha precedenti, stravolge proprio quest'ultima sentenza con un emendamento che di fatto ignora beffardamente la richiesta del Tribunale di rimodulare le franchigie in modo non discriminatorio, cancellandole in toto e sostituendole con una scala di equivalenza uguale per tutti i livelli disabilità, ancora più discriminatoria di prima e che favorisce i redditi più alti». La sua proposta? «Prevedere, visti gli straripanti proclami sull'equità che avrebbe dovuto avere questo nuovo Isee, scale di equivalenza differenziate con uno 0,50 per le disabilità medie per arrivare ad 1,00 per la non autosufficienza». Ma non è tutto, poiché questo emendamento è «ben occultato in un provvedimento completamente estraneo alla materia, la cui discussione si sta svolgendo in tempi strettissimi. Infine nell'emendamento è inclusa anche l'impossibilità per gli utenti con disabilità di vedere corretti gli illeciti pregressi, come se nulla fosse accaduto oltre al fatto che si scarica completamente sugli enti locali la spesa provocata dagli errori imperdonabili che questo Governo ha commesso e reiterato nel corso degli ultimi tre anni. Le famiglie non intendono fermarsi. Hanno vinto contro questo Governo e se necessario lo faranno ancora, fino a che le istituzioni italiane non si rivolgeranno al mondo della disabilità per dare sostegno e risposte concrete e non per fare cassa proprio sui più fragili».

Foto S. Kheit/Getty Images

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