Formazione
Legno, il tarlo illegale
I produttori per tenere bassi i prezzi accettano materia prima di provenienza dubbia. LEuropa cerca di mettere argine a questo fenomeno
«Oltre metà del legname certificato che ho in magazzino rimane invenduto, a causa del prezzo maggiorato»: è la denuncia fatta da Andre de Boer, importatore e presidente dell?associazione di categoria dei Paesi Bassi, Paese in cui il 50% del legname è di provenienza illecita. Come mettere freno a un fenomeno che riguarda tutto il Vecchio continente? Il problema è stato al centro di un workshop tenuto al Parlamento europeo il 13 aprile: i vari portatori di interesse (politici, ong, industria) si sono confrontati con le istituzioni Ue per cercare di delineare le regole di implementazione del Piano d?azione comunitario Flegt (Forest law enforcement, governance and trade).
Varie ricerche – condotte indipendentemente da ong (Greenpeace, WWF), governi e organismi intergovernativi (Onu, Banca mondiale, G8) – hanno dimostrato come il commercio di legname di provenienza illegale (cioè sottratto senza autorizzazioni governative, da aree protette e non) rappresenti una quota di oltre il 10% del mercato, per un valore di oltre 150 miliardi di dollari Usa. Questa cifra arriva però a toccare punte del 50% se si prende in considerazione il legname proveniente da regioni come il bacino amazzonico, l?Africa centrale o il Sud-Est asiatico: zone del mondo dove sopravvivono le ultime foreste pluviali, e dove la criminalità organizzata tiene le fila di un traffico molto redditizio.
Ma nemmeno alcuni Paesi dell?Unione europea sono esenti dal taglio illegale dei fusti: si stima che almeno il 20% del legname proveniente dalla Lettonia sia ottenuto illegalmente, una quota che sale al 50% in Estonia, mentre nella vicina Russia il problema è ben maggiore, con una deforestazione abusiva totale per il castagno del Caucaso.
Questo flusso illecito di legname, oltre a colpire gli ecosistemi ed essere un grave attentato alla biodiversità alimenta (come avviene per i diamanti) sanguinosi conflitti, e porta gravi perdite economiche sia ai governi dei Paesi produttori, con la mancata riscossione di dazi e imposte sull?attività forestale, sia agli industriali del legno. Si stima infatti che il prezzo della materia prima o semilavorata con provenienza certificata sia del 7-15% superiore a quello del legno ottenuto illegalmente. Un danno che pesa soprattutto sulle aziende che si impegnano ad applicare sistemi di tracciabilità come il Forest stepwardship council (www.fscoax.org), seguito anche da grandi gruppi come Ikea. L?Unione europea, in quanto maggior importatore di legname al mondo, sta cercando una strada per ostacolare il fenomeno, sia colpendolo all?origine, sia agendo in casa propria, tramite strumenti che permettano che sul mercato comune entri soltanto merce di provenienza certa. Purtroppo rimane molto facile aggirare le procedure: esistono infatti grandi Paesi (come la Cina o alcuni Stati africani) in cui viene lavorato e ?lavato? il legname illegale, reintrodotto ?pulito? e senza problemi sui nostri mercati come prodotto finito.
E lo chiamano un Paese normale
Il futuro del cavaliere. Montagne di carta su quello che vorrà fare Silvio Berlusconi con i 2,2 miliardi (dei quali 1,8 miliardi di plusvalenza netta, detassata grazie a una legge varata in questa legislatura) realizzati con la vendita di circa il 17% di Mediaset. Più che stare a strologare, basterebbe dare voce ai protagonisti, cioè alla famiglia Berlusconi, la quale ha detto due cose: la prima è che ha venduto ora per massimizzare l?investimento (cioè pensa che il titolo valga più di ieri ? ed ha ragione perché da quando Silvio governa il Paese il titolo ha quasi raddoppiato il suo valore ? e meno di domani, quando Silvio potrebbe non essere più al governo); la seconda è che vuole rimanere nel settore delle comunicazioni.
Le regole in banca. Distratti da un mare di notizie non ci siamo accorti che non solo nella conduzione della crisi di governo c?è stato uno sprezzante disinteresse per ciò che prevede la Costituzione , ma anche che nel caso delle due Opa straniere su Antonveneta e Bnl abbiamo visto di tutto, con arbitri in campo a giocare per quella o per quell?altra squadra. Talvolta ci basterebbe vivere in un Paese normale? ops: scusate la citazione.
Sento puzza di gas. Nel dibattito alla Camera sul decreto del 2% per Edf in Italenergia (commissione Attività produttive, vedi atti parlamentari) c?è chi ha detto che quel decreto vale anche per il gas, cioè per Gaz de France. Ma nessuno, per ora se ne è accorto. Prima o poi il problema tornerà.
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