Volontariato

Legheremo il gigante con i fili della Rete

Come il minuscolo popolo che immobilizzò il grande Gulliver, sognano di fermare la globalizzazione con una trama di rapporti. Sono i mille della rete di Lilliput

di Carlotta Jesi

Usano cavi in fibra ottica al posto dello spago ed email invece dei paletti. Ma la tecnica con cui i membri della Rete di Lilliput oggi cercano di bloccare la globalizzazione è ancora quella usata dai lillipuziani di Jhonatan Swift per neutralizzare Gulliver: annodare tanti piccoli fili e creare una rete per bloccare il gigante.
Per questioni logistiche – i lillipuziani del 2001 superano il migliaio e combattono il nemico da tutta Italia – il posto più comodo per intrecciare i loro fili è Internet. Da un anno e mezzo, sul sito www.retelilliput.it, si incrociano una media di quattrocento internauti al giorno, con picchi di oltre mille e trecento contatti durante le mobilitazioni di Praga contro il Fondo Monetario Internazionale o durante il Social Forum di Porto Alegre. Associate ad ogni clic almeno una proposta o iniziativa anti globalizzazione, e capirete che gran traffico di attivisti e informazioni si trovano a gestire andbene@ e vmagnani@. Ovvero il web master del sito Andrea Benetton e il coordinatore dei suoi contenuti Valerio Magnani, che fino all’ottobre dell’anno scorso, quando tutti i lillipuziani d’Italia si sono incontrati per la prima volta a Massa, la Rete conosceva solo per indirizzo di posta elettronica. Benetton sorride ancora ripensando alla riunione: «Ah, ma allora tu sei andbene@», mi dicevano tutti. «Sì, rispondevo, ho 28 anni, vivo a Saronno e costruisco il sito dal computer della mia camera appoggiandomi ad un server di Asti. Soprattutto di notte, di giorno infatti lavoro in una cooperativa di servizi informatici».
Un’accoglienza freddina, a dir la verità. Segno che i rapporti virtuali fra attivisti sono un po’ troppo impersonali? «Certo incontrarsi di persona è un’altra cosa», risponde il web master, «ma siamo abituati a coordinarci online. Dopo tutto è così che è nata la Rete di Lilliput: era l’autunno del 1999, e qualche settimana prima del vertice di Seattle su Internet ha cominciato a girare il Manifesto di una rete di associazioni molto diverse fra loro ma unite dal desiderio di vivere in un mondo più giusto. Il sito è nato qualche tempo dopo per coordinarle». Un compito non facile, visto che la Rete di Lilliput è formata da circa 600 associazioni diverse fra loro come Pax Christi e Sdebitarsi, che dal sito partono sedici mailing list dedicate alle mobilitazioni regionali e a quelle internazionali per il G8 e che, soprattutto, al sito della Rete è destinato un budget che non supera i 4 milioni di lire l’anno.
Il segreto di questo miracolo di volontariato e tecnologia? Per scoprirlo bisogna ancora una volta seguire i fili che, via email, da Saronno arrivano in provincia di Ravenna. È qui, infatti, per essere esatti in cima a una collina coperta di verde, che arrivano le segnalazioni e i messaggi di tutta la Rete. Ed è qui che il quarantenne ex odontotecnico Valerio Magnani decide cosa mettere nel sito. I criteri di scelta? Nessuna censura, assicura: «Faccio solo una verifica controllando che proposte e segnalazioni siano conformi alla filosofia della Rete. Da un anno e mezzo questo è il mio lavoro all’interno della segreteria della Rete. Obiettivo: costruire un sito utile a tutti gli aderenti di Lilliput, un luogo dove chi vive a Padova sappia che succede a Rimini e viceversa».
Uno strumento nato senza velleità di fare il portale del popolo di Seattle, insomma. Ma che, suo malgrado, oggi è diventato il punto di riferimento della società civile che marcia verso il G8 di Genova. Un risultato che stupisce anche il webmaster: «Ho costruito il sito in diverse sezioni cercando di rispettare la struttura della Rete con l’idea di decentrare il più possibile l’immissione dei dati. Per questo, per esempio, a occuparsi dei link con gli altri siti è la cooperativa Adelante di Cinisello che lavora già su software libero PHP. Ma visto il successo de sito, ora stiamo lavorando perché i diversi nodi della Rete possano pubblicare direttamente sul sito ed essere indipendenti». Una nuova sfida che la Rete di Lilliput potrebbe vincere proprio grazie a sistemi operativi e software open source, assicura Benetton: «Quando abbiamo lanciato il sito sapevamo lavorare solo su piattaforma Microsoft, ma le cose stanno cambiando». E i fili dei lillipuziani aumentano…

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