1 – Ok, veniamo al dunque: il mio sito e’ illegale?
2 – Perche’ nei giorni scorsi sono stati lanciati degli appelli contro la censura in rete?
3 – Se il mio sito e’ ancora legale, allora perche’ in questi giorni c’e’ stata tutta questa confusione?
4 – Devo fare qualcosa per “mettere in regola” il mio sito?
5 – Che cosa si puo’ fare per prevenire l’imbavagliamento della rete?
6 – Come posso tenermi informato su quello che accade?
7 – Nonostante queste rassicurazioni, non voglio comunque rischiare e
ho deciso di “regolarizzare” ugualmente il mio sito per tutelarmi su ogni
fronte. Cosa posso fare?
1 – Ok, veniamo al dunque: il mio sito e’ illegale ?
ASSOLUTAMENTE NO ! Per il momento la produzione e lo scambio di informazioni in rete e’ una attivita’ perfettamente lecita, e lo sara’ fino a quando saranno ancora in vigore l’articolo 21 della Costituzione Italiana e la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
2 – Perche’ nei giorni scorsi sono stati lanciati degli appelli contro la censura in rete ?
Ci sono stati due appelli: uno lanciato dall’associazione PeaceLink e uno lanciato dalla rivista “Punto Informatico”. L’appello dell’associazione PeaceLink riguardava la proposta di legge 7292, una proposta di legge che avrebbe esteso gli obblighi in vigore per le riviste cartacee (registrazione della testata ed individuazione del direttore responsabile) a qualsiasi “periodico telematico”. La definizione di “periodico telematico” contenuta nella proposta di legge 7292 era molto generica, e includeva di fatto qualsiasi sito web aggiornato con periodicita’.
E’ per questo che PeaceLink ha lanciato una campagna contro la proposta di legge n.7292, per evitare possibili interpretazioni restrittive e illibertarie della legge sulla stampa. Infatti chiunque avesse voluto “tappare la bocca” a un sito internet non avrebbe dovuto fare altro che denunciarlo come “periodico telematico non registrato”.
Fortunatamente la proposta di legge e’ stata bloccata dalla chiusura delle camere, e quindi questo pericolo e’ stato scongiurato. Nei giorni scorsi il quotidiano telematico “Punto Informatico” ha lanciato un nuovo allarme, con un appello che riguarda la legge sull’EDITORIA, che e’ stata recentemente approvata. Questa legge contiene una definizione ambigua di “Prodotto Editoriale”, ed estende gli obblighi di registrazione gia’ in vigore per le testate giornalistiche a tutti i “prodotti editoriali”.
In base a questa definizione qualsiasi sito web POTREBBE essere definito come un prodotto editoriale, e quindi ricadere automaticamente sotto l’obbligo di registrazione. Ripeto, qualsiasi sito web POTREBBE essere trattato come un prodotto editoriale, ma non e’ detto che cio’ avvenga.
La legge sull’editoria non e’ un pericolo CONCRETO perche’ introduce degli obblighi, ma e’ solo un RISCHIO POTENZIALE, perche’ per far chiudere un sito basterebbe dimostrare che si tratta di un “prodotto editoriale” non registrato. Proprio per evitare i rischi derivanti da questa formulazione ambigua contenuta nella legge sull’editoria, “Punto Informatico” ha lanciato un appello per abolire e sostituire gli articoli della legge in cui si definisce il “prodotto editoriale” e si obbliga tutti i “prodotti editoriali” a registrarsi come fanno le testate giornalistiche. Meglio essere chiari sin dall’inizio che pentirsi quando una legge scritta male e in forma troppo generica viene interpretata in senso repressivo.
3– Se il mio sito e’ ancora legale, allora perche’ in questi giorni c’e’ stata tutta questa confusione ?
L’appello lanciato da “Punto Informatico” ha creato una vasta ondata di protesta, che ha avuto due effetti desiderati e uno indesiderato. Il primo effetto (desiderato) e’ stato quello di denunciare la formulazione ambigua e poco chiara della legge sull’editoria, una legge che, se male interpretata (sottolineo SE), potrebbe davvero diventare uno strumento repressivo, ammesso che ci sia qualcuno cosi’ spregiudicato da definire “prodotto editoriale” il sito web realizzato dalla parrocchia di Vattelapesca o dall’associazione di Canicatti’. Il secondo effetto (anch’esso desiderato) e’ stato quello di mettere in evidenza il tentativo di riprodurre in rete i meccanismi di divisione tra “produttori” e “utenti” che caratterizzano il mondo della carta stampata e della televisione. Questo tentativo e’ ormai in atto da vari anni, e si sta scontrando con un mezzo di comunicazione fortemente libertario, dove la produzione di informazioni, articoli, dossier, analisi e dibattiti non e’ piu’ una faccenda riservata agli “addetti ai lavori”, ma e’ considerata come un diritto inalienabile da parte di tutti i “produttori/utenti”. E’ importante che sempre piu’ persone siano consapevoli di questo scontro tra l’informazione professionale e commerciale (che vorrebbe rimanere anche in rete l’unica informazione “accreditata” e riconosciuta ufficialmente) e la libera informazione prodotta da cittadini, associazioni, missionari, studenti, disoccupati e gruppi di volontari. L’effetto indesiderato di questo appello e’ stata la diffusione di un’ondata di panico incontrollato, con siti web che hanno chiuso i battenti (per poi riaprire in un secondo tempo), provider che invitano a “mettersi in regola”, persone allarmate che scrivono ai loro conoscenti messaggi dal subject “siamo tutti fuorilegge”.
4 – Devo fare qualcosa per “mettere in regola” il mio sito ?
Ripeto, NON C’E’ BISOGNO DI FARE ASSOLUTAMENTE NULLA. Fin quando l’articolo 21 della costituzione ci dara’ la liberta’ di esprimerci “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, non siamo noi a doverci mettere in regola, ma sono le leggi anticostituzionali a dover essere riscritte. Alcuni siti internet molto autorevoli che si occupano di telematica e diritto hanno gia’ pubblicato alcune “raccomandazioni” e delle “norme” per “mettere in regola” il proprio sito. Tuttavia queste norme hanno alcune controindicazioni:
a)danno per scontato che la legge sull’editoria venga interpretata nel modo peggiore possibile, cosa che non e’ assolutamente sicura.
b)hanno come effetto collaterale la diffusione di panico incontrollato tra chi non si e’ ancora “messo in regola”.
c)creano degli standard e delle regole che finora non sono richieste da nessuna legge.
d)comunque non garantiscono da una eventuale interpretazione restrittiva della legge. Se vogliono fregarti, lo faranno comunque, anche se avrai seguito le “norme di precauzione” suggerite da altri. e) rendono piu’ esposti e vulnerabili i siti che decidono di non seguire le norme dettate dai “siti esperti”.
e)questi consigli, ammesso che funzionino effettivamente per “tutelare” un sito da eventuali accuse di stampa clandestina, risolvono solo il problema del singolo (quello di non farsi chiudere il sito) e lasciano intatto il problema della collettivita’ (quello di non avere leggi che
introducano freni e cavilli per la libera pubblicazione in rete).
f)quando vengono approvate leggi che negano la liberta’, non e’ molto utile chinare la testa e fare la corsa a chi si mette prima in regola, ma e’ molto piu’ efficace praticare collettivamente la “disobbedienza civile”, ossia l’aperta violazione di leggi che in coscienza si ritengono ingiuste o repressive. Questo contribuisce a sollevare l’attenzione sul problema e a mettere in evidenza la natura repressiva di una legge. Ovviamente chiunque e’ libero di comportarsi come vuole, questi sono solo i suggerimenti dell’Associazione PeaceLink.
5 – Che cosa si puo’ fare per prevenire l’imbavagliamento della rete ?
Innanzitutto bisogna rendersi conto che la liberta’ di espressione in rete non e’ l’unico problema. Purtroppo in Italia ci sono un sacco di piccoli editori che chiudono, riviste che stentano a raggiungere i loro lettori, radio e televisioni locali che vengono soffocate dai colossi dell’informazione. Non possiamo pensare di salvare un'”isola felice” telematica mentre fuori dai nostri computer il mondo dell’informazione viene inesorabilmente appiattito e uniformato in base agli interessi dei grandi gruppi editoriali, televisivi e mediatici. Non basta parlare di liberta’ della rete senza rivendicare la liberta’ dell’informazione nel suo complesso. Ognuno di noi puo’ fare qualcosa nel suo piccolo per far circolare il “virus” dell’informazione libera, utilizzando non solo il computer, ma anche la fotocopiatrice, le bacheche all’interno delle aziende, gli incontri con gli amici. Per prevenire la morte per asfissia dell’informazione basta diventare protagonisti attivi nella costruzione delle informazioni, rinunciando alla comodita’ che deriva dalla condizione di utenti e “consumatori” passivi. Per approfondire queste tematiche consigliamo la lettura del libro di Danilo Dolci intitolato “Dal trasmettere al comunicare”, pubblicato dalle edizioni Sonda.
6 – Come posso tenermi informato su quello che accade ?
Puoi consultare uno dei seguenti siti:
www.peacelink.it
http://punto-informatico.it
www.interlex.it
www.unimondo.org
Oppure puoi scrivere a info@peacelink.it
7 – Nonostante queste rassicurazioni, non voglio comunque rischiare e
ho deciso di “regolarizzare” ugualmente il mio sito per tutelarmi su ogni
fronte. Cosa posso fare?
Il settimanale “Vita” ha realizzato un servizio di supporto alla
registrazione dei siti web come testate giornalistiche, grazie alla
disponibilita’ dei propri direttori iscritti all’ordine, i quali si sono prestati a fare da “direttore responsabile” dei siti non profit che lo richiederanno. Per maggiori informazioni si puo’ consultare la pagina web: Appello per la libertà (almeno in Rete)
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