Economia

Legge sulla Csr? Odor di statalismo

Un incontro sulle proposte in discussione

di Redazione

Il primo a pensarci era stato Roberto Maroni. Il disegno più recente è quello di Cecilia Donaggio, del Pd. Se ne è parlato al primo incontro di Csr manager network La Csr nella sua accezione mainstream è il farsi carico da parte dell’impresa di azioni non strettamente legate al suo core business, azioni che tendono a beneficiare la società ed hanno sull’impresa un ritorno strategico, nel senso che alla lunga torneranno utili anche all’impresa. Si annoverano tra questo genere di azioni l’installazione di un asilo nido in azienda, l’installazione di impianti energy saving, il favorire il trasporto sostenibile dei dipendenti dell’impresa stessa.
Per favorire queste pratiche può servire una legge che istituzionalizzi la Csr? È stato il tema del primo appuntamento del Csr manager network promosso da Altis ed Isvi, che si è tenuto a Milano a fine febbraio.Valeria Fazio, consulente aziendale in Csr, ha aperto il convegno ed ha riassunto le tappe delle azioni del governo italiano a partire dal 2003 quando l’allora ministro del Lavoro, Roberto Maroni avviò il Csr-Ss, social compact, che prevedeva esplicite azioni di sostegno: soldi. Questo progetto Maroni si è arenato.
Nel 2006 è tornato alla carica il parlamento con una proposta dell’ambientalista Ermete Realacci per una legge istitutiva di credito d’imposta per azioni di Csr. Finita quella legislatura è tornato alla carica il senatore Pd Roberto Della Seta, nel 2008, con proposta analoga. C’è ora la proposta 2009 della senatrice Cecilia Donaggio, veneta del Pd.
L’incontro ha messo a confronto le tre proposte quanto alle seguenti caratteristiche: quanti soldi prevedono; chi fa il monitoraggio complessivo; se le Regioni abbiano un ruolo o meno; chi fa gli indicatori per decidere cosa è Csr e cosa no; quali agevolazioni sono previste. La proposta Donaggio prevede 145 milioni di euro a fronte dei 20 che prevedevano le precedenti due proposte. All’incontro è intervenuto poi Manlio De Silvio della Fondazione Csr – costituita da ministero del Lavoro, Inail, Unioncamere e Università Bocconi – che ha illustrato le attività della fondazione, soprattutto di studio. Alfredo Ferrante del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali ha evidenziato alcuni elementi relativi al perché serve una legge in merito: aumentare la conoscenza e la consapevolezza, consentire una migliore verifica dei risultati, razionalizzare le molte informazioni nei confronti dei non addetti ai lavori ed infine contribuire al dibattito tra volontarietà ed obbligo.

Tre conclusioni condivise
Nel corso dell’incontro alcuni spunti sono emersi con particolare enfasi:
1. Se la Csr è materia di dibattito parlamentare questo fa piacere. Specie se tale dibattito aiuta a chiarire le premesse economiche dei disegni di legge stessi che sembra vedano nel mercato libero una sorta di mezzogiorno di fuoco, senza un ruolo regolatorio per lo Stato e senza un ruolo per leggi e tribunali.
2. Non pare che finora alcuno si sia premurato di comprendere la dinamica attuativa dei provvedimenti proposti che prevedono, tutti, l’esame ex ante delle proposte di azioni di Csr per l’accesso alle agevolazioni: quante se ne prevedono, quanto costano ciascuna, quanta gente ci vuole per processare tali proposte, quali tempi si prevedono. Insomma, un po’ di cultura della attuazione.
3. Quando lo Stato si muove non sa fare a meno di mettere mano al portafoglio ed all’approccio sovietico: controllo ex ante, micro, case work: esame delle pratiche una per una, a fronte di quattro milioni di imprese attive nella nazione. La Csr vorrebbe essere uno spontaneo movimento delle imprese, alimentato dallo strategic management e dal desiderio di competitività che i sostenitori del mainstream Csr sostengono. Con le proposte di legge essa ricade in una forma di aiutini alle imprese, di cui non si sentiva la mancanza. Il tutto ricorda quella hybris di controllo della realtà che alimentò il dibattito sulla programmabilità della società: era il 1990 e i contendenti Antonio Bassolino (a favore) e Laura Balbo (contro).

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