Salute

Legge sul sangue. Schiaffo al volontariato

E' in discussione una riforma del settore che esclude le associazioni.

di Francesco Agresti

Uno schiaffo al volontariato. Non è definibile altrimenti la decisione della commissione Affari sociali della Camera di respingere gli emendamenti, presentati sia dall?opposizione che dalla maggioranza, sulla partecipazione delle associazioni nell?organismo che dovrebbe governare e controllare l?operatività del sistema trasfusionale italiano. Il progetto di riforma della legge sul sangue, la pdl 4265 riguardante la produzione di emoderivati e la nuova disciplina delle attività trasfusionali, si trova in elaborazione in Parlamento da quasi tre anni. Per questo, forse, quella che si è consumata ai danni delle organizzazioni, appare una vera e propria beffa. “Stupore e delusione, non ci sono altre parole per descrivere la nostra posizione”, dice Andrea Tieghi, presidente nazionale dell?Avis. Per capire come si è arrivati a questa decisione facciamo un passo indietro. Attualmente l?attività di raccolta e gestione del sangue è regolata dalla legge 107 del 1990, che ha tra i suoi maggiori meriti quello di aver stabilito l?assoluta gratuità della cessione del sangue. A metà degli anni 90 gli scandali sul contagio di alcune malattie hanno spinto le associazioni e le istituzioni a elaborare proposte per rivedere alcuni suoi meccanismi. “A fine luglio 2003”, ricorda Tieghi, “il Senato iniziò l?esame di un nuovo testo che venne approvato all?unanimità e passò alla Camera, dove ora è all?esame della commissione Affari sociali”. Già in questa fase avvenne qualcosa di strano. “Il testo approvato”, riprende Tieghi, “era diverso da quello che ci era stato presentato in diverse audizioni”. Nel ddl è previsto un organo di governo del settore: il Centro nazionale sangue, cui vengono attribuite molte responsabilità fra cui il coordinamento delle attività delle Regioni. “Questo Centro”, spiega Tieghi, “è composto da cinque membri: uno di nomina governativa, uno scelto dall?Istituto superiore di sanità e tre rappresentanti delle Regioni. Nessun rappresentante è previsto per le associazioni, che sono così escluse pur provvedendo alla raccolta del 90% del sangue e pur avendo sempre collaborato proficuamente con il ministero della Salute per la realizzazione di campagne di sensibilizzazione e raccolta. Con questa decisione ci viene inspiegabilmente negato un ruolo che storicamente abbiamo sempre avuto”. La proposta di legge relega le associazioni in una Consulta, molto ampia e con limitati poteri. Per porre rimedio a questa ingiustificata esclusione, Civis, il coordinamento delle associazioni, ha presentato due emendamenti, fatti propri da entrambi gli schieramenti: “I deputati Palumbo e D?Alcontres per la maggioranza, e la Bindi per l?opposizione”, afferma Tieghi. Con una tale convergenza il problema sembrava risolto. Invece, nella seduta del 24 marzo, la commissione Affari sociali ha respinto entrambi gli emendamenti, con un voto incrociato che ha affondato sia quelli presentati dalla maggioranza che dall?opposizione. “Abbiamo scelto di non intervenire subito”, conclude Tieghi, “ma di attendere il passaggio della proposta all?aula, dove abbiamo intenzione di presentare insieme alle altre associazioni nuovi emendamenti, per correggere quello che noi riteniamo sia un grave errore”. il punto Il settore trasfusionale in Italia è regolato da una legge del 1990. Per aumentare la sicurezza e razionalizzare il settore, è in discussione una riforma. Essa prevede la nascita di un Centro nazionale sangue, da cui le associazioni del volontariato sono state clamorosamente estromesse.


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