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Legge di stabilità: ma chi difende la cooperazione?

di Sergio Marelli

La proposta per gli stanziamenti alla cooperazione internazionale contenuta nella proposta di Legge di stabilità 2014 varata dal Governo Letta aggiunge solamente 3 milioni di Euro ai fondi del 2013. Dimenticati gli impegni, già di per se non eclatanti, assunti dal Ministro Riccardi al Forum della Cooperazione tenutosi un anno fa a Milano, che prevedevano un incremento del 10% annuo fino al 2016, la proposta che si discuterà nelle aule parlamentari le prossime settimane, prevede quindi uno stanziamento di 231 milioni di Euro pari a circa lo 0,15% del PIL. 

Questi i fatti che se non stupiscono, non solo per la congiuntura economica in atto ma ancor più per la reiterata sottovalutazione della cooperazione internazionale da parte anche di questo Governo, lasciano il solito amaro in bocca per tutti coloro che continuano a credere che la “spesa” per le azioni di cooperazione siano in realtà un “investimento” prioritario per un futuro vivibile per tutti, italiani compresi.

Ciò che al contrario stupisce fortemente, è la reazione manifestata a questa proposta dalle principali rappresentanze delle ONG del nostro Paese. Eccezione fatta per la Federazione CIPSI, che ha immediatamente chiesto una revisione al rialzo, CINI, AOI e Link 2007 hanno diffuso un comunicato stampa congiunto con il quale “leggono nel complesso con sollievo queste cifre, alla luce dell’impianto complessivo della legge, votato al massimo contenimento della spesa”.

Anche le rappresentanze delle ONG hanno nei propri mandati due ambiti fondamentali: da un lato quello di svolgere azioni di lobbying per le grandi questioni dei poveri del mondo, ma dall’altro quello di svolgere una funzione “sindacale”, o se si vuole di advocacy, a tutela dei propri associati. E’ per questo che considero un errore tattico di madornali proporzioni esprimere accondiscendenza con un Governo che non mantiene i patti e che per di più usa due metri e due misure per gli impegni assunti a livello internazionale tra i quali vi sono anche quelli relativi agli stanziamenti per la cooperazione internazionale.

Risulta singolare che mentre tutte le altre rappresentanze di categoria in queste settimane di preparazione del dibattito parlamentare rivendicano maggiori impegni finanziari per i settori di propria competenza, quelle delle ONG sembrano appagate da un’elemosina di 3 milioni di Euro aggiuntivi. Dove sono finite le battaglie per dirottare sui progetti di sviluppo i soldi degli F35? Dove quelle per ridurre le spese militari a favore della lotta alla povertà? Che fine hanno fatto le campagne per una “finanziaria” più equa e giusta pur, come chiede il Premier, a “saldi invariati”?

Il dibattito e il confronto in democrazia abbisogna di un sano contenzioso e della vecchia legge del “gioco delle parti” senza il quale la politica si accomoda ancor di più sulle posizioni di consenso o su quelle rivendicate da chi ha la possibilità di scendere in piazza per difendere i propri diritti.

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