Il tetto Isee per usufruire del Superbonus? Neanche a parlarne, vuoi mettere? Mica si possono penalizzare i proprietari di villette e seconde case. Maddai! Il tetto Isee si applica solo per i sostegni alle famiglie. Sai, quelle ne approfittano.
È andata così, il Movimento 5 Stelle è riuscito in due battaglie davvero popolari: difendere il Reddito di cittadinanza impedendo di migliorarlo (come è noto su cento famiglie in povertà assoluta, solo 44 ricevono il sussidio, le altre 56 no!) rischiando così di usare una volta di più male i miliardi (8,8) stanziati, e la difesa ad oltranza del Superbonus senza limiti e per tutti. Come ha scritto Fubini su Il Corriere: “Forse ci volteremo indietro e saremo assaliti dal sospetto che questo Superbonus da oltre 33 miliardi (18,5 in questa legge di Bilancio) sia stata una grande sbronza collettiva. Una gigantesca occasione persa se si voleva proteggere l’ambiente. Una mossa sprecata nell’offrire ancora più risorse pubbliche (a debito) a coloro che detengono già gran parte delle risorse private. Una gran quantità di denaro pubblico a debito gettata nel creare opportunità per le frodi e probabilmente anche per le mafie”. Ovviamente, le limitazioni sono state imposte alle Cooperative (Superbonus soltanto fino al 31 dicembre 2023 gli altri soggetti sino al 2025). Commenta Alessandro Maggioni, a nome di Confcooperative Habitat, Legacoop Abitanti e Agci Abitazione «che ci si dimentichi di soggetti che da oltre un secolo operano nel sociale consentendo di avere una casa a cittadini con redditi popolari, riconoscendo invece a chi non ne ha bisogno – certamente in questi termini così generosi – vantaggi gratuiti che pesano sulla fiscalità generale, perpetuando un processo di iniquità generatore di disuguaglianza. Disuguaglianza che è la vera nemica di una società compiutamente democratica».
Che dire dell’irap rimasta intonsa ormai solo per le associazioni?! Poi la sparizione del fondo per progetti volti a fronteggiare le emergenze sociali e assistenziali provocate dalla pandemia che tanto ha fatto in questi mesi: 100 milioni che hanno finanziato, tramite un bando straordinario, le attività delle Odv, delle Aps e delle fondazioni del Terzo settore.
E l’eterno ritorno della vicenda Iva? Dall’esclusione all’esenzione, norma che presentata è stata poi rinviata e non abrogata restando in campo una procedura d’infrazione europea. Un tavolo di confronto subito a gennaio, che veda il Forum Terzo Settore, il ministero dell'Economia e il ministero del Lavoro definire insieme tutta la materia fiscale per il mondo dell'associazionismo, a partire dal regime Iva, ma non solo. È questa la richiesta avanzata con toni forti da Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore, alla luce del rinvio a gennaio 2024 della norma che avrebbe introdotto l'Iva obbligatoria anche per volontariato e associazioni che non svolgono attività commerciale. Il rinvio non basta: il Forum evidenzia la necessità di uscire da una situazione di stallo relativa alla parte fiscale della Riforma del Terzo settore, che si trascina ormai da più di tre anni e chiede una scelta politica ancor prima che tecnica per dare un vero supporto agli Enti di Terzo settore: «Nel nostro Paese c'è una forbice tra la narrazione del ruolo del Terzo settore e del volontariato, che soprattutto in questo momento di crisi è riconosciuto da tutti e gli interventi punitivi, politicamente inaccettabili, che minacciano la vita e le attività di migliaia di piccole realtà sociali», ha osservato Pallucchi.
Infine, le orecchie da mercante del Governo e dei partiti, che pure avevano un argent de poche di circa 600 milioni (attribuiti con una sorta di Cencelli un tot a Gruppo parlamentare) da mettere in campo, di fronte alle richieste del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, la coalizione di 51 associazioni tra cui la Caritas, Cittadinanzattiva, il Forum del Terzo Settore, Acli, uniti nel chiedere 300, milioni per le politiche sula non autosufficienza. Il governo ne aveva concessi un terzo: 100. Saliti dopo le proteste a 115 (sic).
La non autosufficienza interessa quasi tre milioni (per l’esattezza 2,9) di italiani. Destinati a crescere entro il 2028, dice uno studio dell’Osservatorio salute pubblica della Cattolica di Milano, fino a 6,3 milioni. Un numero impressionate. Commenta amaro Cristiano Gori, docente a Trento e coordinatore del Patto. «si è fatto un passo indietro e gli anziani non autosufficienti sono usciti dall’attenzione. È una grande questione sociale che fatica a imporsi nell’agenda politica nazionale».
Ci penseranno i Navigator? I 2.500 assistenti dei beneficiari del Reddito di cittadinanza che porteremo anche nel 2022 e continueranno a prestare la loro "assistenza tecnica" presso i Centri per l'impiego, come fanno dal settembre del 2019. Il loro contratto, scaduto in aprile, era già stato allungato fino al 31 dicembre. E ora viene portato al 30 aprile 2022.
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