Leggi

Legge 328: lo stato dei servizi presentato dal Cnel

Un resoconto dei contenuti del "II Rapporto sulla situazione del servizio sociale" in Italia, che verrà presentato domani a Roma. Ancora troppa disomogeneità tra le Regioni

di Benedetta Verrini

Come anticipato ieri, il Cnel sta per presentare il II Rapporto sulla situazione del servizio sociale in Italia. Il lavoro, realizzato dall’Ente italiano di servizio sociale con il patrocinio del ministero del Welfare e con la collaborazione dell’Ordine nazionale degli assistenti sociali e dello stesso Cnel, mira ad analizzare la situazione del servizio sociale nelle varie regioni a tre anni dalla legge 328. A seguito della 328/2000 e della legge costituzionale di modifica del Titolo V della Costituzione, le Regioni e gli Enti locali sono divenuti infatti titolari di competenze e responsabilità nelle materie concernenti l’attuazione e la gestione del sistema dei servizi sociali. La prima parte del Rapporto (che verrà presentato domani presso la sede del Cnel a Roma) raccoglie sette saggi nei quali, partendo dal confronto tra le leggi di riferimento per le politiche sociali divenute “materia esclusiva” di competenza regionale, vengono evidenziati i conseguenti aspetti innovativi e problematici del servizio sociale e della professione dell’assistente sociale e le sollecitazioni poste dal nuovo configurarsi del sistema di welfare. In tutto ciò, si legge, il Terzo settore va emergendo in maniera statisticamente rilevante. La seconda parte contiene, come in galleria, le fotografie del servizio sociale e della sua articolazione come appaiono oggi nelle 20 regioni italiane. “In questa analisi viene evidenziato un quadro disomogeneo, per territorio e per forma organizzativa dei servizi” si legge in una nota dell’Ordine nazionale degli Assistenti sociali, “E tuttavia sufficientemente indicativo delle linee di tendenza che coinvolgono i 30 mila assistenti sociali come co-attori del nuovo welfare regionale: concertazione e progettazione condivisa dei servizi a livello locale (zonizzazione), adozione di una metodologia programmatoria (piani di zona), promozione di una solidarietà diffusa fra tutti gli attori che vivificano le comunità locali (corresponsabilità). La terza parte è dedicata alla formazione dell’assistente sociale, in considerazione soprattutto della recente istituzione nelle Università del Corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale: vengono presentati i dati di un’indagine promossa dall’EISS che fanno il punto della situazione dopo il primo anno dei 51 corsi di laurea in 37 università italiane. Oltre al rischio sottolineato che i cittadini ricevano risposte disomogenee in base ai territori di riferimento, disattendendo nei fatti il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Lea) uniformi in tutto il Paese (rispetto ai quali il governo non ha ancora emanato i previsti decreti), tra le “criticità” nella realizzazione del sistema integrato di servizi segnalate nel Rapporto ci sono: – la marginalità del settore “sociale” nell’ambito delle politiche regionali, sia per quanto riguarda la consistenza e la continuità degli investimenti (elemento riportato in particolare nei commenti sulle regioni Lazio, Puglia e Sicilia), sia per la disomogenea distribuzione dei finanziamenti al suo interno, sia per la assoluta prevalenza del settore “sanitario” sul “sociale”, in termini di rilievo politico, di destinazione dei fondi, di investimento professionale. – persistente disomogeneità e frammentazione territoriale (questione segnalata per Toscana, Umbria, Puglia e Campania). – carenza di professionisti qualificati negli organici dei servizi (che interessa, con sfumature e problematiche differenti, regioni come Sicilia, Lazio, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto, Calabria). – un rapporto non ancora “equilibrato” tra il settore pubblico e il settore privato, in particolare il Terzo settore. Fra gli elementi di critica si va dalla preoccupazione per un processo di “esternalizzazione spinta” dei servizi pubblici (Lombardia), all’esplicita segnalazione di un “utilizzo improprio” del Terzo settore come processo di delega delle funzioni da parte delle amministrazioni pubbliche (Calabria), per un orientamento “eccessivamente economicista” (commento rilevato per la regione Toscana) o legato alla persistente presenza di strutture tradizionali (istituti residenziali, case di riposo, come si segnala per le Marche), o, ancora, per un’inadeguata regolazione formale dei rapporti (Commento proposto rispetto all’Umbria). Il volume di 548 pagine può essere richiesto all’Eiss – Ente italiano di servizio sociale onlus, in viale F.Baldelli 41, 00146 Roma, fax 06.5402762


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA