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Legge 328 al palo, l’allarme del forum del terzo settore

Calabria/ Una proposta per uscire dall’impasse, di Francesco Dente

di Redazione

Il Forum del terzo settore della Calabria lancia l?allarme sull?attuazione della legge 328 del 2000 nella regione. C?è il rischio che i ritardi nell?approvazione del Piano sociale 2007-2009 allunghino i tempi per il via libera ai Piani sociali di zona ancora fermi ai nastri di partenza. La legge regionale 23 del 2003, che ha recepito la norma quadro nazionale, prevede infatti un doppio passaggio per l?approvazione dello strumento di programmazione sociale: il sì della giunta (che si è già espressa favorevolmente) e del consiglio regionale.

Il Forum, in attesa del voto definitivo, incrocia le dita. Non le braccia. Bussa infatti alle porte della giunta Loiero per lanciare una proposta. Suggerisce che la Regione licenzi in tempi rapidi la normativa di dettaglio prevista dalla legge 23 al fine di accelerare i tempi di avvio del sistema integrato in Calabria. «La giunta, nelle more dell?approvazione consiliare del Piano, potrebbe adottare i decreti attuativi sull?accreditamento e sull?autorizzazione delle strutture», osserva Francesco Carnovale Scalzo, presidente regionale del Forum. «Temo che l?approvazione dei decreti dopo il Piano sociale possa far slittare l?introduzione dei Piani di zona alla prossima legislatura».

L?adozione anticipata dei decreti sarebbe, soprattutto, un modo per lanciare un segnale importante ai Comuni e al terzo settore calabresi. «La 328 è stata sì recepita con la legge 23 del 2003 ma, di fatto, è rimasta inattuata per quattro anni. Durante la precedente legislatura, ad esempio, era stato predisposto il Piano sociale 2004-2006 ma non aveva ottenuto il sì della giunta». Il segnale atteso dalle municipalità e dal terzo settore, secondo Scalzo, è la fine del ?centralismo? regionale. «La legge 328 e la 23 attribuiscono alla Regione il compito di programmare, non di gestire le politiche sociali. In Calabria, invece, il centro continua a esercitare poteri amministrativi rilevanti – penso al rilascio delle autorizzazioni per le strutture che realizzano gli interventi sociali – e a gestire una larga fetta delle risorse. Risorse che invece andrebbero trasferite in periferia».

L?attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di accreditamento e di autorizzazioni, aggiunge, favorirebbe il processo di responsabilizzazione e di consolidamento dell?autonomia degli attori sociali del territorio. Comuni più forti potrebbero reclamare con più voce le risorse che attualmente amministra il centro. «La Regione», afferma il presidente del Forum del terzo settore, «distribuisce fondi al privato sociale, anche poche migliaia di euro per cooperativa sociale, senza alcuna programmazione. Soprattutto, temiamo che ?fagociti? le risorse del sociale utilizzandole per finanziare la quota di compartecipazione sanitaria degli interventi di assistenza socio-sanitaria».


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