Famiglia

Legge 194: la ricetta della Turco per applicarla meglio

Ecco i punti dell'Intesa fra Ministero e Conferenza Stato Regioni, in calendario per il 6 marzo. La novità maggiore: l'esenzione per la diagnosi prenatale

di Sara De Carli

Il Ministero della Salute e i rappresentanti delle Regioni hanno avviato il confronto per la messa a punto di un?Intesa su: ?Indicazioni al fine di una migliore applicazione della legge n. 194/78, di una migliore tutela della salute sessuale e riproduttiva e sulla appropriatezza-qualità nel percorso della diagnosi prenatale?. L?obiettivo è arrivare ad una Intesa in Conferenza Stato-Regioni il prossimo 6 marzo.

Ecco i punti-chiave su cui è stato avviato il confronto:

La prevenzione del ricorso all?aborto.
Il ruolo dei consultori risulta primario. Alla luce dell?evidenza che nel 70-80% dei casi il ricorso all?aborto segue al fallimento/uso scorretto dei metodi per la procreazione cosciente e responsabile, la prevenzione del ricorso all?aborto può essere esplicata in tre diverse modalità.
1 – Programmi di promozione della procreazione responsabile con i programmi di informazione ed educazione sessuale tra gli/le adolescenti nelle scuole e nei conseguenti ?spazi giovani? presso le sedi consultoriali. Garantire l?apertura, in numero ed in orari adeguati, di Spazi Adolescenti, al fine di promuovere le necessarie conoscenze sulla prevenzione delle MTS e sulla procreazione cosciente e responsabile, anche prevedendo l?offerta a basso costo dei metodi contraccettivi per tale fascia di popolazione.
2 – L?effettuazione di uno o più colloqui con membri di una équipe professionalmente qualificati, come quelli consultoriali, al momento della richiesta del documento, per valutare le cause che inducono la donna alla richiesta di interruzione volontaria di gravidanza e la possibilità di superare le stesse.
3 – Riduzione del rischio di aborto ripetuto, attraverso un approfondito colloquio con le donne che hanno deciso di effettuare l?interruzione volontaria di gravidanza, mediante il quale si analizzano le condizioni del fallimento del metodo impiegato per evitare la gravidanza e si promuove una migliore competenza. Tale colloquio dovrebbe essere molto opportunamente svolto in consultorio a cui la donna, ed eventualmente la coppia, dovrebbe essere indirizzata in un contesto di continuità di presa in carico, anche per una verifica di eventuali complicanze post-aborto.
L’idea concreta: In questo senso dovrebbe essere attivata una specifica politica di sanità pubblica che, identificando il consultorio sede di prenotazione per le analisi pre- interruzione volontaria di gravidanza e per l?intervento, renda ?conveniente? rivolgersi per il rilascio del documento o della certificazione a tale servizio, a cui si ritorna per il controllo post- interruzione volontaria di gravidanza e per il counselling per la procreazione responsabile.

I consultori.
Poiché i consultori siano effettivamente fondamentali è necessario rendere ?conveniente? l?uso di questo servizio. Una convenienza potrebbe consistere nel far sì che i consultori, messi in rete con gli altri servizi di II e III livello, possano prenotare la donna sia per gli accertamenti necessari all?intervento sia per l?intervento stesso presso l?ospedale, senza lunghe file di attesa.
E? stato dimostrato che agendo in tal modo le donne ritornano al Consultorio per la visita di controllo post interruzione volontaria di gravidanza e per l?informazione sulla contraccezione.

Occorre pertanto:
? Favorire il ruolo del Consultorio Familiare come riferimento privilegiato per la prenotazione delle analisi pre- interruzione volontaria di gravidanza e per l?intervento, nonché per la visita di controllo post-interruzione volontaria di gravidanza e per l?informazione sulla contraccezione;
? Prevedere, almeno in ogni Distretto, la presenza di un medico non obiettore al fine di garantire la continuità assistenziale;
? Garantire congruo orario di apertura del Servizio Consultoriale, anche prevedendo l?accoglienza senza appuntamento, con carattere di precedenza, per alcune richieste come: contraccezione d?emergenza, inserimento di IUD, richiesta di certificazione urgente per interruzione volontaria di gravidanza;
? Prevedere la prescrizione della ?contraccezione d?emergenza?, oltre che nei servizi consultoriali, anche nei Pronto Soccorso e nei servizi di continuità assistenziale (guardia medica).

Prevenzione dellìIvg tra le donne immigrate.
Come conseguenza dell?aumento della popolazione immigrata negli ultimi 20 anni, si è osservato anche un incremento del numero di interruzioni volontarie di gravidanza effettuate da donne straniere (37.323 nel 2005 rispetto a 10.131 nel 1996).
Questo valore corrisponde ormai al 29,6% di tutte le interruzioni volontarie di gravidanza effettuate a livello nazionale nell?anno 2005. L?incidenza del fenomeno in queste donne è 3 ? 4 volte superiore a quello delle donne con cittadinanza italiana, con valori ancora più alti tra le più giovani.
In concreto: In considerazione della rilevanza che il fenomeno ha assunto si evidenzia la necessità di adottare specifici interventi volti a:
1.Promuovere la formazione degli operatori socio-sanitari finalizzata ad approcci interculturali per la tutela della salute sessuale e riproduttiva (in particolare contraccezione e prevenzione dell?interruzione volontaria di gravidanza);
2.Organizzare i servizi per favorire l?accesso e il loro utilizzo (flessibilità di orari, presenza di mediatori culturali);
3.Promuovere una diffusa e capillare informazione verso la popolazione immigrata finalizzata alla tutela della salute sessuale e riproduttiva, alla prevenzione dell?aborto ed alla diffusione delle misure a sostegno della maternità.

Appropriatezza/qualità nel percorso di diagnosi prenatale in particolare in caso di anomalie cromosomiche e malformazioni.
Occorre migliorare il percorso diagnostico, rispetto ad appropriatezza, qualità e tempi dall?accesso alla diagnosi e promuovere/implementare la presa in carico delle coppie cui viene comunicato un risultato positivo per patologie fetali. A tal fine sin dall?inizio della richiesta della donna di un?indagine diagnostica prenatale, occorre promuoverel?integrazione tra i vari servizi coinvolti, consultorio/struttura distrettuale, ospedale, ambulatori, laboratori.
Deve quindi essere attivata una reale presa in carico della coppia all?interno della rete organizzativa integrata dei servizi coinvolti. Devono essere attivate équipes multidisciplinari, dall?ostetrica e ginecologo allo specialista in genetica, al chirurgo fino allo psicologo, ecc., per garantire la più corretta informazione sulla natura delle malformazioni diagnosticate e sulla possibilità di cure.

Occorre pertanto:
1.Creare la rete per la presa in carico della donna gravida che accede alla diagnosi prenatale. A livello territoriale il Consultorio familiare, o altra struttura distrettuale allo scopo individuata, diventa il luogo deputato ad effettuare la prenotazione dell?esame e curare l?integrazione tra i differenti servizi coinvolti (esecuzione esame, risposta dal laboratorio, consegna referto all?utente e, in caso di referto patologico prenotazione consulenza specialistica, supporto psicologico/sociale alla donna/coppia, fino alla prenotazione presso la struttura di cura).
2.Adeguare il numero delle strutture di diagnosi e la dotazione tecnologica, spesso inadeguata o insufficiente, dal punto di vista quali/quantitativo, al fine di migliorare l?appropriatezza degli interventi diagnostici diminuendo i rischi per il feto e garantendo tempi di esecuzione rapidi, definiti e certi.
3.Prevedere la formazione del personale in quanto l?aggiornamento e la riqualificazione del personale sono essenziali per l?utilizzazione delle nuove indagini diagnostiche e quindi per l?appropriatezza delle diagnosi.
4.Adeguare il numero delle strutture, con disponibilità di personale non obiettore che eseguono aborto terapeutico, al fine di ridurre i tempi per l?effettuazione dell?intervento.
5.Prevedere la revisione del D.M.10 settembre 1998 “Aggiornamento del decreto ministeriale 6 marzo 1995 concernente l’aggiornamento del decreto ministeriale 14 aprile 1984 recante i protocolli di accesso agli esami di laboratorio e di diagnostica strumentale per le donne in stato di gravidanza ed a tutela della maternità? anche per la parte che riguarda l?accesso alla diagnosi prenatale (ovvero esclusione dalla partecipazione ai costi per la diagnosi prenatale).

D.P.R. 396/2000 Ssul diritto a partorire in anonimato.
Anche al fine di contrastare il fenomeno degli abbandoni di neonati, occorre promuovere informazione sul D.P.R. 396/2000 che garantisce il diritto di partorire in anonimato. Dai dati CeDAP i parti in anonimato risultano essere stati 60 su un totale di parti di 504.770.


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