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Legge 185: Prato, un obiettore racconta

Ecco il retroscena della mozione in difesa della norma: il voto del consiglio comunale nato dopo la mobilitazione di chi aveva fatto il servizio civile in Caritas

di Giampaolo Cerri

Nei giorni scorsi avevamo dato notizia dell’adesione del Comune di Prato alla campagna per la difesa della legge 185. A quella notizia mancava un riferimento importante: che tutto nasce dalla mobilitazione di alcuni ex-obiettori della Caritas diocesana fra cui Filippo Ciardi che spiega: «Nel comunicato stampa (i consiglieri comunali) non l’hanno detto, ma la sollecitazione a schierarsi rivolta al comune era venuta da alcuni obiettori in congedo della Caritas di Prato (me compreso), che in primavera presentarono ai capigruppo del consiglio comunale (e provinciale – e loro che fanno?) la bozza di mozione contenuta nel kit di mobilitazione. Non solo», prosegue Ciardi, «ma organizzammo anche un incontro pubblico a cui parteciparono i deputati eletti a Prato: Bimbi, Magnolfi e Lulli. Era assente il senatore Turroni e all’ultimo momento ci comunicò la sua assenza il sottosegretario alla difesa Bosi. Introdusse il Vescovo Simoni, e a rappresentare la campagna c’era Marco Paglicci, che ancora ringrazio per l’intervento preciso e appassionato». L’ex-obiettore prosegue: «Tutto questo non per dire che è stato merito nostro, ma per precisare come sono andate le cose. L’odg che poi è stato approvato è una versione rielaborata, dai consiglieri dei Ds e della Margherita che l’hanno presentata, della bozza presente nel kit, e fu depositata in comune il 19 giugno. Solo giovedì 26 settembre c’è stata la discussione, che ha portato all’aggiunta di un breve passaggio sulla questione irachena in fondo all’odg. Tra l’altro, i consiglieri non hanno corretto il riferimento al disegno di legge, che non è più il 1927, ma il 1547, se mi ricordo bene». Ciardi tira le sue conclusioni: «Mi chiedo», dice, «se tutti i politici locali sanno veremente di cosa si tratta e che nel frattempo il provvedimento è già stato votato alla camera. Comunque, meglio tardi che mai…»


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