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Legge 185: in caduta libera verso l’Aula

La maggioranza diserta i lavori in commissione. E quando la discussione si sposterà in Assemblea, avrà in numeri per approvare definitivamente il ddl 1547

di Benedetta Verrini

Nuvole nere all’orizzonte della legge 185. La seduta di questa mattina presso le commissioni Riunite Esteri e Difesa del Senato, che stanno discutendo il ddl 1547, si è chiusa quasi immediatamente: alcuni senatori hanno chiesto la verifica del numero legale e per due volte è stato riscontrato che questo mancava, a causa della “diserzione” di molti senatori della maggioranza. I lavori dunque proseguiranno martedì prossimo. “L’impressione è che la maggioranza non si occupi più dei lavori e non partecipi al dibattito perché, secondo quanto previsto dal regolamento del Senato, dopo 60 giorni il disegno di legge passa direttamente in Aula” spiega il senatore Tino Bedin (Margherita). Nel contesto dell’Assemblea la maggioranza avrà gli strumenti per schiacciare l’azione di tutela della legge 185. In Aula, infatti, è possibile imporre il contingentamento dei tempi e quindi giungere a una rapida approvazione definitiva del disegno di legge contro cui, in questi mesi, la società civile ha svolto una profonda azione di mobilitazione. Nella seduta di ieri pomeriggio, intanto, è stato presentato l’ordine del giorno a firma Bedin, Rigoni, Danieli Franco, Manzione, Toia, Lavagnini. Il testo impegna il governo “a promuovere un incontro annuale con le associazione non governative maggiormente rappresentative, notoriamente impegnate in materia di rispetto dei diritti umani, nel controllo sul commercio degli armamenti e in iniziative umanitarie di grande valore etico e morale per discutere con loro, recependone le osservazioni, i contenuti della relazione annuale al Parlamento redatta ai sensi dell’articolo 5 della legge 9 luglio 1990 n. 185” Su di esso, il governo ha già espresso parere negativo, ma la proposta dovrà comunque andare al voto. Sono stati inoltre presentati altri due ordini del giorno. Il primo, a firma BEDIN, RIGONI, DANIELI FRANCO, MANZIONE, TOIA, LAVAGNINI, MARTONE, impegna il governo “a mettere in atto misure che consentano all’Italia di controllare efficacemente l’applicazione del codice di comportamento europeo sull’export delle armi”. Il secondo, a firma RIGONI, BEDIN, DANIELI FRANCO, MANZIONE, TOIA, MARTONE, impegna il governo “a promuovere, insieme alle altre cinque nazioni dell’Accordo quadro, regole comuni tra i ministeri dell’economia e delle finanze in merito alle autorizzazioni nei confronti delle società operanti nel settore e titolari di licenza globale di progetto così come previsto dall’articolo 27 della legge n. 185 del 1990”. www.senato.it

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