Politica

Legambiente: solo tagli senza sviluppo

Inaccettabili i tagli al futuro e l'assenza di prospettive di svilluppo, Legambiente spiega il sostgno alla protesta di domani

di Redazione

«Del tutto inadeguati alla gravità della crisi che stiamo vivendo, che è parallelamente sociale, economica e ambientale» così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente definisce i contenuti della manovra predisposta dal Governo, che «acuisce le disuguaglianze, aggrava la precarietà, riduce la sicurezza dei cittadini e aggredisce il territorio». In vista della giornata di protesta indetta per domani, Legambiente osserva che gli aspetti negativi della manovra economica, tra il primo Decreto approvato definitivamente a luglio e quello in corso di approvazione, sono molteplici.

In primis, l’attacco perpetrato a danno del territorio a partire dal via libera dato ad un’edilizia selvaggia e di rapina. Nella manovra approvata a luglio sono state infatti introdotte modifiche al quadro normativo che guardano al passato, a una stagione di sviluppo senza regole e di degrado invece che verso una stagione di nuova qualità, attenzione al paesaggio e ai valori del delicato e fragile territorio italiano.
Particolarmente gravi sono inoltre le diverse modifiche introdotte al Codice dei beni culturali e del Paesaggio. Con l’estensione da 50 a 70 anni della soglia temporale per la quale diventa possibile sottoporre il patrimonio immobiliare pubblico o di enti non profit o religiosi ad accertamenti per verificarne il grado di interesse culturale, si cancellano le limitazioni imposte da eventuali vincoli e da possibili interventi del ministero dei Beni culturali; con l’abolizione dell’obbligo, previsto sin dai tempi della Legge Bottai (la 1089/1939), per cui il ministero deve essere informato di qualsiasi trasferimento della proprietà dei beni vincolati, l’amministrazione non avrà più alcuna informazione su chi ha materialmente disponibilità di un bene vincolato ed è quindi anche responsabile del rispetto delle regole di corretta conservazione dello stesso. Infine, il parere che il Soprintendente è chiamato a dare per gli interventi da attuarsi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, passerà da vincolante ad obbligatorio con silenzio-assenso dopo 90 giorni dalla ricezione del progetto.

Legambiente osserva come anche i provvedimenti che vorrebbero spingere la riqualificazione urbana risultano pericolosi. «Per Legambiente – sottolinea Cogliati Dezza –  questi temi sono fondamentali per il futuro del Paese. Occorre una riflessione ponderata e provvedimenti urgenti per avviare una seria manutenzione e riqualificazione del patrimonio edilizio e del territorio italiano. È necessario avviare una profonda innovazione che abbia al centro gli obiettivi che riguardano il clima e la riduzione dei consumi energetici nelle abitazioni, come ci impongono le direttive europee, e la messa in sicurezza statica degli edifici. E’ a partire da qui che vanno sostenute nuove filiere industriali e rilanciata l’occupazione. Occorre, inoltre, avviare riforme profonde che permettano al nostro Paese di ridurre il debito pubblico facendo pagare chi non lo ha mai fatto, come le tante lobby che distruggono l’ambiente e il paesaggio italiano: chi sfrutta il demanio, le cave, le sorgenti idriche, le case sfitt».
Molta preoccupazione viene sollevata anche dalla proposta, nella manovra di luglio, di costituire fondi d’investimento immobiliari al fine di valorizzare o dismettere il patrimonio immobiliare di Regioni, Province e Comuni (art. 33), così come dalle ipotesi di condono, di sospensione degli abbattimenti delle costruzioni abusive in Campania e di reintroduzione del diritto di superficie sulle spiagge per 90 anni, riproposti con recenti emendamenti da alcuni deputati del Pdl.

Altri significativi passi indietro sono stati fatti nel settore dell’energia: il Decreto di luglio ha dato il via libera alla riconversione a carbone della mega centrale di Porto Tolle, assicurando una deroga alle disposizioni di Legge nazionali e regionali, in barba alla sentenza del Consiglio di Stato sull’inidoneità ambientale e al rischio sanitario per la popolazione, mentre la manovra di agosto ha previsto anche di allargare la cosiddetta “Robin hood tax” alle fonti rinnovabili, con una tassazione che risulta incomprensibile visto il ruolo positivo che questo tipo di impianti stanno avendo in termini energetici e occupazionali, e schizofrenica perché quegli stessi impianti beneficiano di incentivi che verrebbero ulteriormente tassati.

Nonostante il Paese sia devastato dalle discariche di rifiuti pericolosi e dalle attività dell’ecomafia che operano in questo settore, si è tentato anche di abolire il Sistri, il discusso sistema di tracciabilità dei rifiuti che questo stesso governo aveva scelto, facilitando così la vita alla criminalità e mettendo ancora più a rischio la sicurezza dei cittadini.
D’altra parte, il tema della legalità non è evidentemente tra le priorità di questo governo che ha perso anche l’ennesima occasione, offerta dal recepimento della direttiva europea sui reati ambientali, per introdurre questi delitti nel codice penale. Cosicché, i reati ambientali continuano a rientrare tra le contravvenzioni, le sanzioni rimangono scarsamente deterrenti e i tempi di prescrizione bassissimi, a tutto vantaggio dei disonesti.

Questo governo inoltre, tenta di annullare i risultati del referendum sulle privatizzazioni dei servizi pubblici: ha riproposto (negli articoli del Titolo II) la sostanza delle norme abrogate con volontà popolare nel recente referendum.
Anche per i beni e le attività culturali con le due finanziarie di luglio e agosto arrivano tagli indiscriminati di risorse e di competenze, invece che serie riforme e investimenti lungimiranti per lo sviluppo civile ed economico del Paese. 

«In tutti i Paesi europei si cerca di capire come spostare il peso della fiscalità dal lavoro al consumo delle risorse ambientali e alle emissioni di CO2, in modo da premiare gli investimenti virtuosi, e si punta ad aggredire le speculazioni finanziarie internazionali attraverso la Tobin Tax. Ed è questa la prospettiva cui l’Italia dovrebbe guardare – conclude Cogliati Dezza -,  perché può consentire di recuperare risorse, creare occupazione immediata e duratura, e costruire le condizioni per una crescita reale e sostenibile. Sbaglia, infatti, chi pensa che la risposta alla gravissima crisi che ha inciso profondamente nell’economia e nella società italiana, possa venire dalle solite ricette e dalla  concorrenza sul costo del lavoro o dall’abbattimento dei controlli ambientali. Deve essere chiaro a tutti che quella che stiamo attraversando non è una ciclica situazione di difficoltà dopo la quale ripartiranno le solite produzioni industriali fatte di automobili e produzioni inquinanti, di palazzoni energivori e seconde case, di turismo d’agosto, di contratti e forme di lavoro sempre più precarie e una rinnovata capacità di arrangiarsi. Quell’idea di sviluppo appartiene ormai al passato e non avrà spazio nel futuro. Per tutto questo riteniamo inaccettabile la manovra del governo e sosteniamo la protesta indetta per domani dalla Cgil e dai sindacati di base».


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