Cultura
Legambiente: presentato il rapporto Ecomafie
Il numero degli illeciti registrati è in calo rispetto al 2000 dell'1,5%
Una vera e propria montagna di immondizia – alta 1150 metri, larga come tre campi di calcio uno accanto all’altro – sparisce in Italia ogni anno, prendendo la via del riciclaggio illegale. E così, almeno 11 milioni e 600mila tonnellate di rifiuti speciali vengono interrati, bruciati illegalmente o inviati in qualche paese lontano, preferibilmente in Africa o nel Sud del mondo. E’ uno dei dati contenuti nel nuovo rapporto 2001 sulle “Ecomafie” – ovvero le illegalità in campo ambientale, archeologico e artistico che si intrecciano con le attività delle organizzazioni criminali – presentato oggi a Roma dall’associazione ambientalista Legambiente.
I numeri raccolti dall’associazione, come succede ogni anno, sono impressionanti: “gli illeciti ambientali accertati dalle forze dell’ordine (lo scorso anno) sono stati 31.201; le persone denunciate sono 25.980 e i sequestri effettuati 8.273. Il 50,3% di questi illeciti si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia)”, si legge nella presentazione del rapporto.
Il numero degli illeciti registrati è in calo rispetto al 2000 dell’1,5%, registra Legambiente, ma cresce il numero delle persone denunciate. Un dato che è giustificato, secondo l’associazione, dal fatto che “l’attività delle forze dell’ordine è sempre più orientata verso il controllo e la repressione di attività illecite con un maggiore impatto ambientale… che vedono coinvolte, in genere, più persone e comportano atti giudiziari di particolare rilievo”.
Ma a dispetto dell’attività delle forze dell’ordine – i cui rappresentanti, tra Carabinieri, Polizia, Finanza e Corpo Forestale erano presenti numerosi oggi alla conferenza stampa, insieme al procuratore nazionale Antimafia Pierluigi Vigna e al sottosegretario al ministero dell’Interno Alfredo Mantovano – cresce secondo il rapporto il business dell’ecomafia, stimato in 7.347 milioni di euro, con un aumento del 4,2% annuo, e il numero di clan (da 143 del 2000 agli odierni 151) mafiosi o camorristici che fanno affari sull’ambiente, soprattutto con i filoni tradizionali dell’ecomafia (“cemento, rifiuti, racket degli animali”).
Accanto alle regioni del sud, cresce però l’attività nel settore ambientale dei gruppi criminali anche al nord: rispetto al 2000 sono in aumento, per esempio, gli illeciti registrati in Emilia Romagna, in Veneto e nelle Marche.
Altro settore “sensibile” preso in considerazione dal Rapporto è quello dall’abusivismo edilizio: “Le case abusive realizzate nel corso del 2001 sono state 28.276, per una superficie complessiva di oltre 3,8 milioni di metri quadrati e un valore immobiliare stimabile in 1785 milioni di euro”.
“Di fronte a cali drastici registrati negli anni precedenti, ora sembra arrestarsi la diminuzione del fenomeno”, ha detto il presidente di Legambiente – nonché deputato della Margherita – Ermete Realacci. Un dato che preoccupa anche il sottosegretario Mantovano: “soltanto il 31% delle informazioni sull’attività abusiva edilizia proviene dagli uffici comunali preposti, e solo un terzo dei Comuni interessati dal fenomeno si prende la briga di condurre indagini sul suo territorio”. Per il sottosegretario di An – ex magistrato – Lo scarso impegno dei municipi costituisce un problema ulteriore nella fase di passaggio al federalismo: “Il federalismo è una bella cosa, purché non si pensi di acquisire solo più potere. Ci sono anche delle responsabilità da esercitare”.
Apparentemente, ha detto Mantovano sul fronte della lotta abusivismo “funziona la repressione da parte delle forze dell’ordine, ma non la prevenzione da parte dei Comuni”. E il sottosegretario, rispondendo all’invito di Legambiente “Non dobbiamo convivere con la mafia”, ha concluso dicendo che “la criminalità di tipo mafioso è una metastasi. Non si convive con le metastasi, vanno stroncate con forza”.
Nel rapporto, infine, si analizzano le attività di altri “rami d’affari” che confluiscono sotto la definizione generale di Ecomafia. E’ il caso di furti di opere artistiche, in calo tra il 2000 e il 2001, con 21.738 oggetti trafugati rispetto a 27.795. E’ il caso del mercato illegale delle specie animali protette, o dei combattimenti tra cani che alimenta un vasto giro di scommesse clandestine, oppure del traffico e della macellazione clandestina dei capi di bestiame, per aggirare le norme e i controlli contro la diffusione del cosiddetto morbo di “mucca pazza”.
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