Sostenibilità
Legambiente: mare violentato 13.149 volte
Il Dossier 2012 fa la mappa di tutti i reati ambientali del 2011
di Redazione
Nel 2011 sono stati 13.149 i reati ambientali compiuti a danno del mare e delle coste italiane. Scarichi fognari non depurati, ingiustificate o illegali colate di cemento che deturpano le coste, rifiuti, privatizzazione del demanio e pesca illegale: l’integrita’ del nostro prezioso ecosistema marino e’ sotto costante minaccia. Questa la fotografia che ci restituisce il dossier “Mare Monstrum 2012”, un’analisi che mappa gli abusi e passa in rassegna i principali nemici del mare e delle coste, basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto. Il rapporto è stato presentato questa mattina durante la conferenza stampa di lancio dell’edizione 2012 della Goletta Verde di Legambiente tenutasi presso la Sala Balena del Museo del Museo Civico di Zoologia di Roma, alla quale sono intervenuti Rossella Muroni, Direttrice generale Legambiente, Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale Legambiente, Renato Grimaldi, Direttore generale del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Mare e del Territorio, Franco Barbetti, Direttore Tecnico Operativo del COOU, Bruna Valettini, Costa Edutainment-Acquario di Genova, coordinatrice del progetto ”Pesce Ritrovato by Fish scale” e Alberto Muro Pelliconi, artista del mare, Accademico Tridente D’Oro 2010.
Nella black list dei reati commessi al primo posto c’è la regione Campania con 2.387 reati pari al 18% del totale nazionale, con ben 5 reati ogni chilometro di costa. Seguono a ruota Sicilia, 1.981 infrazioni, Puglia e Calabria, rispettivamente con 1.633 e 1.528 illegalita’ riscontrate. In totale, le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa totalizzano insieme oltre il 57% del totale nazionale dei reati. La tipologia di reato maggiormente riscontrato riguarda la pesca di frodo (quasi 5mila infrazioni), seguita dall’abusivismo edilizio sul demanio con 3.171 illeciti e dalla mancata depurazione con 2.669 violazioni. In totale, per i crimini commessi ai danni del mare si contano 15.790 tra denunciati e arrestati e 3.870 sequestri.
Per il ventisettesimo anno consecutivo, la Goletta Verde di Legambiente, realizzata anche con il contributo di COOU, Consorzio Obbligatorio Oli Usati, ritorna a navigare. Il consueto periplo dello Stivale partira’ il 23 giugno da Imperia e si concludera’ il 14 agosto a Trieste, un viaggio in 26 tappe da nord a sud della Penisola per dar seguito alle tante battaglie in difesa dell’ecosistema marino e del territorio che Legambiente porta avanti dal 1986, denunciando, informando, coinvolgendo i cittadini con l’auspicio di promuovere esempi positivi all’insegna della sostenibilita’ ambientale.
«Le magnifiche coste del nostro Paese sono purtroppo lambite da un mare di illegalità. Anche quest’anno con la Goletta Verde affronteremo tutte le criticità che incombono sul nostro ecosistema marino e costiero», afferma Rossella Muroni, Direttrice Generale di Legambiente, «in particolare, punteremo i riflettori sull’abusivismo e la speculazione edilizia che imperversano lungo la costa e che sono una vergogna nazionale che non conosce eguali in nessun altro paese europeo. Dopo decenni di denunce, di battaglie legali e di campagne di sensibilizzazione, ben poco è cambiato. Molti degli ecomostri segnalati da anni sono ancora in piedi ed il rischio e’ proprio quello di farci l’abitudine. Non solo», continua Muroni, «accanto al vecchio abusivismo proseguono le colate di cemento: solo nel 2011, i sequestri in materia urbanistica sulle coste sono stati 1.298, quasi quattro al giorno. Secondo i dati nazionali del Cresme, lo scorso anno nel nostro Paese si sono commessi 25.800 nuovi abusi, pari al 13,4% del totale costruito, con un giro d’affari stimato in circa 18,3 miliardi di euro».
«Il cemento abusivo non è l’unico pericolo che minaccia il nostro patrimonio marino e costiero», dichiara Stefano Ciafani, Vice presidente nazionale di Legambiente, «ci sono anche gli scarichi fognari non trattati: attualmente la copertura di depurazione arriva solo al 76% del totale del carico inquinante prodotto, con l’82% nel Nord, il 79% al Centro e il 66% circa nel Sud e Isole, senza considerare l’aggravarsi del problema nel periodo estivo, quando l’afflusso di turisti nei centri costieri porta i depuratori al collasso. A questi, si aggiunge il rischio di nuove trivellazioni petrolifere in mare grazie al recente Decreto Sviluppo voluto dal Ministro Corrado Passera, che riapre la procedura di ricerca ed estrazione di idrocarburi bloccati dalla Legge approvata nel 2010 dopo il disastro del Golfo del Messico». Un’altra emergenza, continua Ciafani, «riguarda la sicurezza in mare non garantita dal Decreto rotte, un provvedimento nato sulla scia dell’emozione dopo la tragedia della Costa Concordia al Giglio ma che non tutela, ad esempio, gioielli come Capri, l’isola di S. Pietro, Pantelleria e tutto l’arcipelago delle Eolie, e che è stato ulteriormente ammorbidito prevedendo la possibilità per le Capitanerie di porto di disporre deroghe e misure alternative alla regola di navigazione a 2 miglia dalle coste protette».
«La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione», ha detto in conferenza Franco Barbetti Direttore Tecnico Operativo del COOU, «l’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come un campo di calcio. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare».
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