Sostenibilità

Legambiente a Padova:150 milioni di profughi ambientali

Entro il 2050

di Giulio Leben

PADOVA – Entro il 2050 i profughi ambientali saranno oltre 150 milioni. Delle tragedie che li colpiranno nei prossimi anni se n’e’ parlato a Civitas, in un convegno di Legambiente. ”Lo spostamento di popolazioni dovuto al degrado dell’ecosistema e ai mutamenti climatici e’ un fenomeno che si ripete nella storia dell’uomo, condizionandone la vita e costringendolo alla ricerca di forme di adattamento in ambienti piu’ ospitali – e’ stato detto -. A differenza del passato, pero’, lo scenario che va attualmente delineandosi mostra nuovi elementi: la trasformazione dell’ambiente ad opera dell’uomo e’ cosi’ rapida da superare di gran lunga la sua stessa evoluzione”. E’ questo, in sostanza, il messaggio lanciato oggi a Civitas con il dossier ”Profughi ambientali, la nuova emergenza del millennio” presentato nel corso della conferenza stampa alla quale hanno preso parte Maurizio Gubbiotti, responsabile del Dipartimento Internazionale di Legambiente, Ermete Realacci, Presidente onorario di Legambiente, Antonio Sambo, coordinatore di Civitas. Il dossier realizzato in collaborazione con Luciana Delfini, ricercatrice dell’Universita’ di Tor Vergata di Roma e la giornalista Luciana Sacchet pone l’accento sul potenziale verificarsi di grandi spostamenti di popolazioni, in fuga da ambienti ostili, che e’ entrato pienamente a far parte del dibattito internazionale, sostenuto dai numerosi studi che segnalano la crescente esposizione del mondo ai rischi ambientali. Questi problemi, apparentemente distanti dai cittadini occidentali, rappresentano un chiaro segnale della crescente esposizione del mondo ai rischi ambientali e alle coseguenze che questi determinano. In uno studio dell’ENEA, l’Italia e’ inserita in una area ”tra quelle mondiali a piu’ alta vulnerabilita’ in termini di perdita di zone umide ed in particolare degli ecosistemi e della bio-diverista’ marino-costiera”. Gli scenari previsti mostrano una tendenza all’innalzamento del livello del mare che oscillera’ tra i 18 e i 30 centimetri entro il 2090 e questo fenomeno interessera’ circa 4.500 chilometri quadrati del nostro territorio: 25,4% del nord, il 5,4 dell’Italia centrale, 62,6% del sud, il 6,6% della Sardegna. Prevede, inoltre, una progressiva desertificazione di vaste aree in particolare delle regioni del Sud: 47% della Sicilia, 31,2% della Sardegna, 60% della Puglia e 54% della Basilicata. E’ evidente che il cambiamento climatico non comporta solo implicazioni ambientali, bensi’ sociali, culturali, politiche ed economiche. Si puo’ comprendere allora la drammaticita’ di nuovi e spinosi problemi di ordine internazionale che si dovranno affrontare, come quello della futura sistemazione delle popolazioni che forzosamente lasciano le loro terre e quello relativo al riconoscimento della loro sovranita’ nazionale nei paesi ospitanti. Valutare il problema puo’ incentivare la ricerca di soluzioni iniziando ad accettare ognuno le proprie responsabilita’. I legami tra le scelte strategiche di alcuni paesi e le conseguenze sull’ambiente sono a volte fin troppo evidenti. Molti problemi sono il diretto risultato di politiche di gestione insostenibile.


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