Non profit

Legacoopsociali rilancia: usciamo dal fortino

Paola Menetti: «Care coop, la legge 155 è un'opportunità»

di Luca Zanfei

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul reale interesse della cooperazione per l’impresa sociale, si rivolgesse a Paola Menetti. “Dobbiamo continuare a parlarne – ha voluto mettere in chiaro la presidente di Legacoopsociali, durante il seminario “Impresa sociale. A che punto siamo?”, organizzato ieri a Roma – Perché meno se ne parla più si evita di fare un ragionamento serio sul futuro dell’imprenditoria sociale”. Il messaggio è rivolto alla base, alle singole cooperative che al momento sembrano snobbare la legge 155/2006.

“Non possiamo difendere il nostro fortino e considerare l’impresa sociale come un soggetto altro – ha continuato la Menetti – Invito ogni singola cooperativa a riflettere senza pregiudizi sul significato di quella legge e di non fermarsi ai problemi burocratici”. Forse anche per questo la direzione Legacoopsociali ha istituito un gruppo di lavoro che si riunirà a giugno per definire linee di indirizzo per la redazione del bilancio sociale ex legge 155. L’idea è quella di fornire gli strumenti teorici e pratici per sgomberare il campo da ogni facile giustificazione. “Non vogliamo imporre una decisione né dettare i tempi, ma è necessario affrontare in maniera propositiva l’argomento”, ha precisato. Anche perché, “lo scenario che abbiamo di fronte è decisamente avvilente – ha continuato la Menetti – le famiglie si impoveriscono e le misure adottate dal governo sembrano più che altro orientate a togliere risorse agli Enti locali e di riflesso al sistema del welfare”.

Una nuova impresa sociale per un nuovo welfare

Situazione denunciata poco prima anche da Alberto Alberani, membro della presidenza e indicato dalla direzione Legacoopsociali come responsabile del tema impresa sociale per l’associazione. “Molti pensano di superare la crisi economica distruggendo il nostro modello di welfare perché non sostenibile economicamente – ha sottolineato nella sua relazione introduttiva al seminario – Sarà dunque fondamentale un nuovo protagonismo dell’impresa sociale, ma dovremo domandarci come oggi facciamo impresa e intendiamo il sociale e la cooperazione, ma soprattutto come vogliamo farlo nei prossimi anni, e insieme a quali compagni”. E allora va bene riaccendere la luce dell’impresa sociale, ma è necessario capire quali saranno le prospettive. Perché ad oggi i numeri della legge 155 non inducono al sorriso. Solo 508 quelle iscritte al registro – delle quali pochissime le cooperative e vicino allo zero le altre realtà del terzo settore – e di queste quasi nessuna ha seguito le linee guida stilate per il bilancio sociale (in realtà anche le cooperative sociali hanno difficoltà), dimostrando un totale disinteresse per il significato dello strumento. In più ci si mette la totale indifferenza delle istituzioni, la mancanza di informazioni adeguate e soprattutto il ritardo delle Camere di Commercio nel istituire la specifica sezione nel registro delle imprese. Un panorama che costringe lo stesso Alberani a interrogarsi “oggi anche noi imprese cooperative dobbiamo chiederci se insistere sull’impresa sociale o togliere il piede dall’acceleratore”.

Borzaga: La cooperazione rappresenti le istanze dell’impresa sociale

Ma la risposta arriva indirettamente dal presidente di Iris Network, Carlo Borzaga. “Siamo ancora all’inizio del processo e non si può già parlare di fallimento – ha spiegato davanti alla platea di Legacoopsociali – l’ultimo decreto attuativo è uscito da poco e si potrà fare una valutazione seria solo tra una decina di anni. Si deve considerare che la legge 155 è utile principalmente sul piano culturale perché cambia il modo di intendere l’impresa, ma è importante anche per dare migliore collocazione a quelle realtà del terzo settore che fanno attività di impresa ma non sono cooperative e per stimolare partnership per l’organizzazione di servizi socio-assistenziali a maggior complessità”. Quindi l’importante non è capire quale è il valore aggiunto dell’impresa sociale, ma quale ruolo deve avere la cooperazione. E su questo punto Borzaga lancia una proposta, “La cooperazione sociale non solo deve abbracciare convinta la nuova forma giuridica, ma può persino farsi leader e rappresentante del settore, aprendo a tutte le forme di imprenditoria sociale diverse dalla cooperativa”, ha affermato. Anche perché è solo così che si può raggiungere una posizione di partnership con l’Ente pubblico, e “superare la mera funzione di cinghia di trasmissione”– ha spiegato presidente della Agenzia delle Onlus, Stefano Zamagni. Per far questo però c’è bisogno anche di un’autonomia finanziaria. E allora ben venga l’idea di borsa sociale, più volte accennata dallo stesso Zamagni . “Per sperare in un futuro per l’impresa sociale è fondamentale entrare nel mercato dei capitali, anche perché continuare a rimuginare sulle eventuali agevolazioni fiscali da inserire nella 155 non porta lontano. L’obiettivo è quello di creare un soggetto che non serva solo a redistribuire, ma che punti alla produzione del sociale”. E infine una provocazione: “il terzo settore è oggi un mondo di tecnici del welfare – ha affermato Zamagni – dobbiamo invece incominciare a fare teoria, dare indirizzi e motivazioni, formulare un pensiero riconoscibile. Insomma dobbiamo formare dei veri e propri leader”.

 

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