25 novembre
Legacoop lancia la campagna “Il silenzio non è mai neutro”
La commissione Pari opportunità dell'organizzazione ha condiviso l'iniziativa durante i tavoli di co-progettazione della Diversity&EquityCoopCamp, coinvolgendo in pieno gli uomini della cooperazione che mostrano un messaggio e ci mettono la faccia
di Redazione
In occasione di una giornata così importante e di grande attualità, la commissione Pari opportunità di Legacoop ha lanciato la campagna “#25novembre Il silenzio non è mai neutro. Con le donne contro ogni violenza”. Il messaggio pensato per la Giornata internazionale contro la violenza di genere è unitario ed è stato condiviso e costruito durante i tavoli di co-progettazione nella due giorni della Diversity&EquityCoopCamp.
«Per fermare e dire basta al fenomeno della violenza di genere, bisogna agire insieme, cambiare prospettiva, educare e responsabilizzare gli uomini e tutti», sottolinea Annalisa Casino, presidente della commissione Pari opportunità di Legacoop. «Per questo motivo la commissione ha coinvolto gli uomini della cooperazione chiedendo loro di condividere il messaggio, mettendoci la “faccia”, ovvero scattando foto con un messaggio condiviso da tutti. Siamo felici prima di tutto di aver lavorato insieme ad un messaggio che sentiamo e riteniamo importante promuovere, ma soprattutto che la risposta alla campagna sia così partecipata da tutti gli uomini della cooperazione».
«Trovo importante che ci sia il coinvolgimento attivo di tutti gli uomini della cooperazione», è il parere di Simone Gamberini, presidente di Legacoop. «È necessario che la cultura della non violenza e della non discriminazione passi per l’educazione, la responsabilizzazione, la consapevolezza. In coerenza con l’identità delle imprese cooperative, che mettono al centro le persone, Legacoop è da tempo impegnata in prima linea in azioni di contrasto e di prevenzione contro la violenza di genere, anche attraverso servizi di ascolto, supporto ed inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza assicurati dalle nostre cooperative, di cui si trova evidenza nella piattaforma Womap+ che abbiamo lanciato lo scorso anno. Siamo inoltre convinti che sia necessaria un’azione costante di prevenzione, attraverso un investimento sull’educazione, a partire dalle scuole, e un impegno delle famiglie per cambiare radicalmente una cultura discriminatoria che ostacola la parità di genere ed il rispetto dei diritti delle donne».
Secondo i risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, illustrati nel Report FragilItalia “Violenza di genere: le tante forme della violenza e le misure per contrastarla”, elaborato da AreaStudi Legacoop e Ipsos, gli italiani ritengono che le cooperative possano dare un contributo per contrastare la violenza di genere, indicando anche gli ambiti di intervento. In particolare, il 42% ha indicato l’assistenza legale gratuita per le donne abusate; il 35% l’assistenza sociosanitaria e psicologica per vittime di violenza in strutture specializzate; il 34% l’assistenza economica per le donne vittime di violenza; il 32% il potenziamento della rete di case rifugio per le donne vittime di violenza e i loro figli; il 29% attività di educazione e informazione nelle scuole sul tema della violenza di genere; il 28% supporto e formazione per perseguire l’indipendenza economica delle vittime di violenza; il 26% percorsi psicologici e riabilitativi per uomini autori di violenza; il 21% campagne di informazione e sensibilizzazione.
Il sondaggio stila una classifica delle forme di violenza su una donna in relazione alla loro gravità, evidenziando significative differenze di percezione tra generi (uomini e donne) e tra generazioni (under 30 e over 65), con una sensibilità più alta evidenziata dalle donne e dagli over 65. Al primo posto viene indicata la minaccia di procurare dolore fisico ad una donna che respinge l’uomo (73% media del campione; uomini 69%, donne 76%, under 30 68%, over 65 79%), seguita dal mettere in rete o inviare ad amici foto esplicite di una donna (71% medio; uomini 66%, donne 75%, 64% per gli under 30, 76% per gli over 65), dal toccare, baciare o abbracciare una donna che non lo desidera (con il 70% medio, 67% uomini, 72% donne, 65% per gli under 30, 76% per gli over 65), dal dare uno schiaffo a una donna (sempre 70% medio; uomini 65%, donne 74%, 64% per gli under 30, 76% per gli over 65), dall’inviare a una donna email, sms o messaggi whatsapp indesiderati e sessualmente espliciti (66%medio; uomini 62%, donne 70%, 61% per gli under 30, 73% per gli over 65).
Le stesse differenze, con valori pressoché omologhi, si manifestano anche nella percezione relativa alla gravità delle situazioni di abuso sulle donne da parte dei propri partner. In questo caso, al primo posto viene indicato l’impedire alla donna di uscire di casa (76% il dato medio). Seguono, entrambi al 74%, impedire alla donna di lavorare fuori casa e cercare di limitare i suoi contatti con la famiglia di origine; il cercare di non farle vedere i suoi amici (73%), sminuire o prendere in giro la donna di fronte ad altre persone (72%). Dal 68% del campione vengono poi indicati l’impedire alla donna di avere accesso a conto corrente, bancomat e carta di credito; controllare il cellulare, la mail o le telefonate e seguire la propria partner quando esce di casa.
Riguardo ai motivi che spingono le donne vittime di abusi e violenze a non denunciare il proprio partner, ex partner o familiare il sondaggio, che in questo caso ha interpellato solo le donne, indica al primo posto la paura di ritorsioni peggiori (56%), la paura per i figli (52%), di non avere risorse economiche per mantenere sé e i figli (50%), che le misure prese non siano sufficienti o adottate con tempi troppo lunghi (40%). Il 36% indica il timore di non essere credute dalle forze dell’ordine e la paura di non avere più un posto in cui vivere; il 35% la speranza che prima o poi le violenze cessino.
Limitate, invece, le differenze di percezione circa gli strumenti più efficaci per contrastare la violenza di genere, dove al primo posto figura l’inasprimento delle pene per episodi di violenza di genere sia fisica che psicologica (37%), e poi le attività di educazione e informazione nelle scuole sul tema della violenza di genere (33%), l’assistenza legale gratuita per le donne abusate e l’istituzione del reato di femminicidio con aumenti di pena rispetto agli altri casi di omicidio (entrambi al 29%), il monitoraggio delle forze dell’ordine su presunti casi di violenza (26%), l’assistenza economica per le donne vittime di violenza (25%), il potenziamento della rete di case rifugio per le donne vittime di violenza e i loro figli (24%), l’assistenza socio-sanitaria e psicologica in strutture specializzate per le vittime di violenza ed i percorsi psicologici e riabilitativi per uomini autori di violenza (entrambi al 22%).
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