Decreto legge

Legacoop: «Cultura bene comune, per rilanciarla occorre un vero Piano Olivetti»

Simone Gamberini e Giovanna Barni, presidenti di Legacoop e CulTurMedia, ritengono condivisibili gli obiettivi della legge di conversione del decreto cultura, ma le misure appaiono insufficienti per le necessità di sviluppo di una filiera strategica per il nostro Paese

di Redazione

È stato approvato lo scorso dicembre e prosegue il percorso di conversione in legge. Il decreto 201/2024 contiene misure urgenti in materia di cultura e traccia le linee guida per promuovere la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, in particolare quelle caratterizzate da marginalità sociale ed economica, degrado urbano, denatalità e spopolamento. Su questo provvedimento si pronuncia oggi Legacoop attraverso i commenti del presidente Simone Gamberini e di Giovanna Barni, presidente di CulTurMedia Legacoop.

«Condividiamo gli obiettivi del provvedimento legislativo che rilancia la cultura come bene comune e strumento di inclusione e dialogo, ma riteniamo che le misure previste siano ben al di sotto delle necessità di sviluppo equo e coesivo di una filiera strategica per il Paese, capace di generare crescita sostenibile dei territori ed impatti positivi in termini economici e sociali», sottolineano.

Entrambi spiegano come siano condivisibili gli obiettivi del provvedimento, «a fronte della grave crisi che investe la diffusione di una cultura plurale, indipendente e partecipata e delle gravi diseguaglianze che dividono il Paese nelle opportunità di sviluppo e crescita di consapevolezza e competenze». Allo stesso tempo, però, Gamberini e Barni evidenziano l’insufficienza delle misure previste. «Si tratta, infatti, di fondi minimi di sostegno a favore di biblioteche, editoria e librerie e di alcune misure di semplificazione per lo spettacolo che dovrebbero invece espandersi a tanti ambiti, inclusa la gestione di spazi e luoghi della cultura. Del resto, le scelte della legge di bilancio sembrano contraddire gli annunci, prospettando ennesimi tagli per il settore: oltre 147 milioni di euro in meno nel 2025, 178 nel 2026 e 204 nel 2027, con la spesa che passa dallo 0,4% del Pil nel 2024 allo 0,3%, mai così bassa in Italia, a fronte di una media Ue dell’1%».

«Auspichiamo, pertanto, che si dia corso ad un vero e proprio “Piano Olivetti”, giustamente integrato alle altre misure di sviluppo e coesione delle aree più fragili del Paese, che metta in campo una ben più ampia strategia nazionale di lungo periodo, condivisa e partecipata anche con quelle forze sociali ed economiche che, come la cooperazione, rappresentano oggi, sull’esempio olivettiano, un modello virtuoso ed equilibrato di sintesi tra interessi economici e innalzamento della qualità della vita e della socialità, di cui la cultura è elemento essenziale», concludono Gamberini e Barni.

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