Economia

Legacoop: «Bene taglio del cuneo, ma va reso strutturale»

Il presidente Simone Gamberini commenta il Dl approvato dal consiglio dei ministri del Primo Maggio osservando come sia necessario detassare gli aumenti contrattuali per recuperare il poter d’acquisto. Sul reddito di cittadinanza sottolinea che «è oggettivo che abbia svolto un’importante funzione di sostegno al reddito in questi anni e quindi preoccupa una riduzione di circa un miliardo delle risorse disponibili»

di Redazione

«Il taglio del cuneo fiscale è una misura positiva, che va però resa strutturale; inoltre, se si vuole davvero far recuperare potere d’acquisto ai lavoratori, a fronte di un’inflazione che non sembra mollare la presa, bisogna detassare gli aumenti contrattuali per la durata di vigenza dei contratti collettivi appena stipulati». A dirlo è il presidente di Legacoop, Simone Gamberini, commentando il decreto lavoro approvato dal Consiglio dei Ministri di ieri, 1 Maggio.
«Siamo preoccupati per l’aumento dei tassi di interesse», aggiunge «che, rendendo più oneroso il debito, comprimerà l’accesso al credito per le imprese: è pertanto necessario defiscalizzare gli investimenti per la transizione digitale e per la transizione verso gli obiettivi di sostenibilità».

Per quanto riguarda i contratti a termine, il presidente di Legacoop sottolinea «di fatto viene accolta una richiesta che da tempo la cooperazione porta avanti, ovvero il rinvio alla contrattazione collettiva per la definizione di ulteriori causali in aggiunta a quelle previste dal cosiddetto Decreto Dignità. Anche se restano alcuni dubbi, da verificare una volta che sarà reso noto il testo definitivo, relativi alla portata della contrattazione (se nazionale, territoriale o aziendale) e alla possibilità di redigere, in assenza di contrattazione collettiva, patti individuali che si potrebbero prestare facilmente a fenomeni di abuso».

Arrivando al reddito di cittadinanza Gamberini sottolinea: «Avevamo sollecitato modifiche nell’applicazione e perplessità sull’organizzazione dello strumento; è però oggettivo che abbia svolto un’importante funzione di sostegno al reddito in questi anni e quindi preoccupa una riduzione di circa un miliardo delle risorse disponibili in una fase di aumento della povertà assoluta».

Riguardo allo strumento che lo sostituirà da gennaio del prossimo anno, il Reddito di Inclusione, Gamberini sottolinea che «permangono forti perplessità sulla definizione di congruità, con la previsione che il destinatario abile al lavoro debba accettare la proposta in qualsiasi area del Paese purché sia rispettato il minimo del Ccnl applicato. Il reddito di inclusione, inoltre, dovrebbe essere valutato congiuntamente con lo “Strumento di Attivazione”, unico residuo delle originali velleità di considerare l’allora RdC uno strumento per le politiche attive del lavoro che, per essere efficaci, hanno bisogno di ben altri interventi».

In apertura Palazzo Chigi – Foto da Wikipedia

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