Politica

Lega di secessione e di governo

Pontida rivela due anime in fermento nel partito di Bossi

di Franco Bomprezzi

Tanto rumore per nulla? Il temuto o atteso, a seconda dei punti di vista, discorso di Bossi a Pontida non ha riservato, come ampiamente prevedibile, nessun colpo di scena, tantomeno una rottura clamorosa con Berlusconi e con il suo governo. Un po’ di richieste spicciole, e un avvertimento: “Con Berlusconi nel 2013? Vedremo”. Il raduno della Lega ha comunque catalizzato l’attenzione dei media, dai quotidiani alle televisioni, e dunque è l’argomento del giorno.

“Bossi attacca ma non rompe” è il titolo forte sulla prima del CORRIERE DELLA SERA. Molti i pezzi che partono dalla prima pagina. L’editoriale di Dario Di Vico: “Il leader del Carroccio diventa sindacalista”. Scrive Di Vico, a pagina 3, con grande lucidità: “Alle camicie verdi giunte a Pontida da tutte le regioni settentrionali il leader ha fatto capire che stavolta non avrebbe raccontato di lunghe traversate nel deserto come alla fine appare ai militanti il mitico federalismo, avrebbe parlato invece di interessi concreti ed immediati da tutelare al più presto. Bossi li ha elencati e la sorpresa è stata che ai Piccoli del manifatturiero, la pancia del Paese e il popolo eletto del leghismo, stavolta il Senatur ha messo davanti il mondo agricolo. Le mucche prima delle ciminiere. Faceva una certa impressione sul prato di Pontida vedere sventolare i vessilli degli allevatori, gli ultras delle quote latte. Bandiere ostentatamente bianche e non verdi, che testimoniano ormai di una forza di pressione interna al leghismo che ha dietro 5 mila allevatori ed è capace di spingere la Lega a chiedere di riaprire il contenzioso con Bruxelles. A rompersi il collo, insomma. Il sindacalismo di Bossi ha però un contraltare. Guadagna in concretezza, perde in visione. Dal palco di Pontida o nei discorsi dei leader padani non si sente parlare quasi mai di infrastrutture, di terziario, di export, i veri temi della questione settentrionale dopo la Grande Crisi. Il nordismo viene frammentato e ridotto alla difesa dell’esistente, diviene preda di micro lobby interne come quella del latte, è una maniera per arginare la perdita di consenso elettorale ma contiene anche una rinuncia pericolosa. Come se gli inventori del nordismo a un certo punto, affaticati dal lungo cammino, scambiassero la primogenitura per un piatto di lenticchie”. Marco Imarisio, a pagina 5, racconta la pancia leghista sul pratone di Pontida: “Quello striscione della base per Maroni”. Ecco cosa scrive l’inviato: “Lo striscione del re nudo è stato ultimato nottetempo nel parcheggio di un centro commerciale. Ci voleva spazio, per stendere una lenzuolata che base per altezza misura 25 metri per due. E con la vernice spray scriverci sopra, a caratteri cubitali, «Maroni presidente del Consiglio» . Sono arrivati di mattina presto, i leghisti della circoscrizione Navigli-Martesana. Appena scesi dai pullman hanno preso mazze e picconi per piantare i dodici pali che sostenevano l’opera al bordo del prato, proprio di fronte al palco. Impossibile non vederlo, a memoria d’uomo si tratta del più grande tazebao mai visto a Pontida, e infatti l’hanno visto tutti. «Abbiamo fatto girare le scatole a qualcuno. Ma diciamo la verità, qui sotto siamo d’accordo. Là sopra pure, ma non possono dirlo» . A rendere chiaro il concetto, Mauro Bertolasi, segretario cittadino dell’infedele Rozzano, cittadella rossa dell’hinterland milanese, indica in alternanza il mare di teste che si agita sul prato, e poi il palco dove Umberto Bossi ha appena finito di dire che si va avanti così. «La nostra gente invece ha detto basta. Qua non se ne viene fuori, il nome sul nostro striscione è la soluzione»” . E Berlusconi? Apparentemente tranquillo, come riferisce Marco Galluzzo a pagina 5: “Non si aspettava nulla di diverso dunque, non c’è alcun commento da fare sui toni della Lega (che nel Pdl verranno derubricati alle esigenze di un partito che è sempre stato di lotta e di governo), c’è semmai l’accento sulle conseguenze del passaggio di Pontida: «Martedì e mercoledì sarò al Senato e alla Camera e illustrerò il programma che comprenderà anche alcune delle richieste che sono state esplicitate oggi da Umberto Bossi» . «Oggi l’Italia richiede di essere governata, richiede stabilità» , ha proseguito Berlusconi. «Le elezioni di medio termine, hanno fatto pagare anche a noi il dazio della crisi, ma questo non significa che si debba interrompere il governo e la legislatura, significa soltanto che bisogna proseguire con un’azione più incisiva» . Ed è all’insegna della pacatezza anche la considerazione successiva: «Non ci sono preoccupazioni che ci possono far cambiare dal percorso indicato: credo quindi che continueremo così come abbiamo previsto, continueremo a governare il Paese. La Costituzione ha dato 5 anni a chi è indicato dagli elettori come responsabile del governo proprio perché ci sia un tempo congruo per realizzare i programmi che gli elettori hanno approvato con il loro voto»”.  Più interessante capire che ne pensa Tremonti. Lo fa Mario Sensini a pagina 8: “Le caute aperture di Tremonti. Uffici a Milano e meno vincoli”. Un passaggio: “E il ministro dell’Economia, sul piatto di un’intesa che assicuri pure la prossima manovra sui conti pubblici, è pronto anche a mettere lo spostamento al Nord di una parte degli uffici del governo. Non i ministeri perché, a parte sul suo, Tremonti non ha poteri. Ma non ha nulla in contrario a trasferire oltre il Po alcuni pezzi importanti della macchina dello Stato. Per esempio l’Istituto per il commercio estero e l’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo. Cogliendo l’occasione per una nuova e profonda ristrutturazione dei due istituti, e magari anche risparmiare sulla rete degli uffici sparsi nel mondo, 115 dell’Ice e una quarantina dell’Enit. L’idea sarebbe quella di unificare le due strutture e creare un’unica Agenzia per promuovere l’immagine ed il lavoro del Paese fuori dai confini nazionali, in accordo con i ministri dello Sviluppo, Paolo Romani, e del Turismo, Michela Brambilla. La sede sarebbe a Milano, e l’Expo del 2015 l’occasione per rilanciare in grande stile l’attività. Il piano è ancora in fase di studio, mentre sulle ganasce fiscali e la revisione del Patto di stabilità per premiare i comuni virtuosi, l’iniziativa del governo è imminente”. 

REPUBBLICA  apre sull’adunata leghista di Pontida  con il titolo “Bossi, preavviso a Berlusconi” e nell’occhiello sottolinea la “delusione del popolo leghista che invoca la secessione”. La cronaca è dell’inviato Rodolfo Sala che sintetizza l’ultimatum: «nei prossimi sei mesi se non si fa come dice la Lega c’è solo la strada del divorzio e del voto anticipato. Entro due settimane il consiglio dei ministri deve approvare la riforma costituzionale con il dimezzamento dei parlamentari e il Senato federale e pure lo stop delle missioni militari all’estero. Tra un mese, riforma del patto di stabilità che ora impedisce ai Comuni virtuosi di spendere i soldi accantonati, taglio dei costi della politica, finanziamento del trasporto pubblico locale, norme per abolire le “ganasce fiscali” e le misure di Equitalia considerate “vessatorie”, riduzione delle bollette energetiche. E ancora. Due mesi per stabilire i costi standard previsti dal federalismo fiscale  e per approvare in Parlamento la riforma fiscale». A pagina 3 l’articolo di Carmelo Lopapa parla dei retroscena e del “sospiro di sollievo di Berlusconi che sostiene: «Non c’è alternativa al mio governo» e commenta soddisfatto perché «si è rotto il patto tra Umberto e Tremonti». I commenti sono affidati a  Curzio Maltese e Ilvo Diamanti. Maltese parla di “Show democristiano del gran temporeggiatore” e scrive: «Una bella domenica sprecata ad aspettare la svolta che non c’è, il Bossi che non c’è più. Molti vengono a Pontida da vent’anni e ricordano le molte scampagnate gloriose, lo scintillante Bossi degli esordi, il Braveheart varesotto lanciato contro la partitocrazia… Ora è lì che parla come può, ma per capire i messaggi che manda a Berlusconi ci vuole l’interprete, il cremlinologo, l’aruspice celtico… La verità è che Bossi offre una proroga a Berlusconi per darne un’altra a se stesso. La base incalza, è stanca di promesse, imbufalita contro Berlusconi, sul quale si raccolgono insulti a piene mani. Comincia anche a essere stufa di Bossi il temporeggiatore». llvo Diamanti nell’articolo “Due leghe indecise a tutto” dice che ieri a Pontida «si sono affrontate e specchiate le due Leghe che coabitano sotto lo stesso tetto. Dentro lo stesso partito. Spesso, dentro le stesse persone. Da una parte, i militanti ammassati sul prato, la Lega di lotta e di protesta. Dall’altra, sul palco, la Lega di governo» e conclude: «le parole di Bossi e il rito di Pontida non hanno offerto indicazioni chiare sul futuro. La Lega di opposizione vorrebbe correre da sola. Contro tutti. La Lega di governo non ci pensa proprio. Nessuno è abbastanza forte per imporsi. Né per rompere. Così il governo – e il Paese – sono destinati a navigare a vista. Finché ci riusciranno».

Il discorso di Bossi a Pontida è l’unico argomento della prima pagina de IL GIORNALE che apre con un occhiello rosso che recita “Feltri vi racconta Pontida”, mentre il titolo dà la linea “Bossi non tradisce”, come spiega il catenaccio “Altro che rottura con Berlusconi: il Senatùr tira qualche stoccata al premier e soprattutto a Tremonti ma non molla governo e maggioranza. Così il vero calcio in faccia alla Lega è alla sinistra”. Fino a pagina 10 questo è anche l’unico argomento sviscerato in tutte le sue sfaccettature, In prima quattro i richiami alle pagine interne: si va dall’analisi del popolo Lumbard “Ma tra la gente torna il grido «secessione»” al Bobo Maroni raccontato in “Ora Maroni ha in mano le redini del Carroccio”, non manca un affondo su Tremonti “Se i meriti di Giulio passano sotto silenzio” a firma di Paolo Del Debbio per arrivare al Pd con l’articolo di  Fabrizio Rondolino “Quei poveri democratici che sognavano il golpe”. Anche Marcello Veneziani, a piede della prima pagina, affronta nel suo “Cucù” il tema “Bossi”. Scrive Veneziani: «Un po’ per colpa sua un po’ per colpa altrui, ma Bossi ricorda er Canaro. Faceva la toeletta ai cani e un giorno fece entrare con una scusa un pugile dentro una gabbia, lo rinchiuse e lo fece a pezzi (…) Lui crede davvero che alla gente del nord freghi tanto portarsi i ministeri a Monza (che peraltro porta male agli Umberti, viso il suo omonimo ucciso)? Non sarebbe di maggior effetto chiedere quattro ministeri in meno al governo anziché quattro ministeri in più in Lombardia? (…)» Il resto dell’articolo spiega come la parte del pugile sia interpretata dalla sinistra che erCanaro/Bossi a Pontida «ha fatto a pezzi anche le loro velleità». Scrive invece Feltri: «(…) mentre Bossi parlava con voce stentata ai convenuti sul sacro suolo di Pontida, si è spesso udito, chiaro e net­to, il grido “se-ces-sio-ne”. La quale forse non è più un punto programmatico per le camicie verdi, però rimane la loro massima aspirazione: come il Paradiso per i cattolici. (…) Bossi, pur dimezzato nel proprio carisma dalla crudele malattia che lo ha colpito anni orsono, è ancora capace di alimentare, e al tempo stesso di disciplinare, le speranze della base. “Calma ragazzi – dice in sostanza il condottiero ferito – , dobbiamo essere realisti ed avere pazienza. Qualcosa abbiamo portato a casa, roba importante tipo il federalismo, e altro porteremo. Se Berlusconi ci dà retta, andiamo avanti, sennò alle prossime elezioni ci rimetteremo in proprio. Chi afferma che da soli non campiamo, sbaglia di grosso: siamo una forza del dieci per cento e potremo sempre dire la nostra”».Pagina 4 è dedicata alle 12 richieste della Lega, l’ultimatum al governo con scadenze precise “Il contratto con i padani: le 12 richieste al governo”, nella pagina a fianco di spalla il commento di Del Debbio su Tremonti paragonato ai poliziotti perché «La gente non sa quanti fattacci ci sarebbero potuti capitare senza di loro» e conclude «Giulio Tremonti ha evitato, come fanno i poliziotti, disastri vari. Quelli potenziali che vede davanti a sé sono di entità non inferiore. Tra Pontida e Bruxelles deve ascoltare Bruxelles. A meno che qualcuno si faccia venire un’idea che vada bene sia a Pontida che a Bruxelles. Per ora nebbia in Valpadana».

Non c’è più solo Bossi nel cuore dei leghisti. Gli inviati de LA STAMPA colgono questi umori sul prato di Pontida, anche se il titolo in prima pagina riguarda piuttosto la leadership del presidente del consiglio: “Bossi a Berlusconi: ‘La tua leadership adesso è a rischio’”. Il quotidiano di Torino parla di “ultimatum” dati dal leader della Lega a Pontida: su fisco, Libia, ministeri al nord, ma anche dei cambiamenti interni alla Lega e al suo popolo: “Maroni premier. Sta partendo la diarchia” titolo il pezzo dell’inviato Cerruti a pagina 4. Per la prima volta il popolo leghista non ha acclamato solo Bossi, anzi: un altro articolo da Pontida riferisce una certa freddezza prima del suo discorso. Alla fine «ha detto quello che doveva dire», però «in fondo ci ha detto cose che sapevamo già» sono alcuni dei commenti riportati da LA STAMPA. Sono gli striscioni “Maroni premier” la vera novità. Sul palco, era l’unico con la cravatta. «Ed era l’unico, per i leghisti arrivati sul prato, ad aver alzato la voce negli ultimi tempi, a essersi smarcato sulla guerra in Libia, ad aver protestato per le distrazioni di Berlusconi a proposito di immigrazione. Forse per questo adesso è il più acclamato» scrive Cerruti. Da una Lega che ritorna allo spirito secessionista, che chiede ai suoi leader di essere più “duri e puri”.

E inoltre sui giornali di oggi:

VOLONTARIATO
IL SOLE 24 ORE – nell’ambito di un’ampia pagina dedicata alle tematiche giovanili un approfondimento sul volontariato “Torna la voglia di solidarietà”: «Chi ha detto che i giovani non sono interessati al sociale? Almeno per quanto riguarda le attività di volontariato la realtà è diversa: la voglia di partecipazione, solidarietà e cittadinanza attiva è molto maggiore di un decennio fa e, in particolare, è cresciuta nell’ultimo anno. A sfatare i luoghi comuni sull’egoismo delle nuove generazioni arriva una ricerca dell’università di Pisa, realizzata in occasione dell’Anno europeo del volontariato ed elaborata sui dati Istat dell’indagine multiscopo relativa agli “aspetti della vita quotidiana”. Ogni cento ragazze e ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni, almeno 11 hanno svolto nel 2010 attività gratuita per organizzazioni non profit. L’anno prima erano 10 e, nel 1999, soltanto 8. É pur vero che, nell’ampio campione censito, la fascia tra i 14 e i 17 anni segnala un calo dell’impegno dall’8,2% del 2009 al 7,3% del 2010, ma la visione d’insieme dell’universo giovanile offre risultati largamente positivi. “La crescita – spiega Andrea Salvini, docente di sociologia a Pisa e curatore del rapporto – è particolarmente apprezzabile se posta in relazione al decennio scorso, con un incremento che varia, a seconda dell’età, da uno a tre punti percentuali”. Tra le motivazioni prevalgono il desiderio di sentirsi parte di un gruppo (21%), la spinta alla solidarietà (16%), il bisogno di esprimersi (14%) e la volontà di impegnare il tempo libero in modo alternativo (13%).

LAMPEDUSA
LA STAMPA – “Angelina Jolie, show a Lampedusa” titola in prima pagina LA STAMPA. Ma all’interno, il giudizio delle associazioni sulla visita della star internazionale, insieme al rappresentante Onu per i rifugiati Guterres, nell’isola dei migranti è positivo: «Ha riportato al centro i temi veri cioè i diritti di questa gente» dice Paola La Rosa, avvocato e fondatrice dell’associazione “Askàvusa” che raccoglie le memorie dei migranti.

IL GIORNALE – Sulla visita a lampo di Angelina Jolie il titolo al veleno si trova a pagina 19 “La sceneggiata di Angelina immigrata di lusso” «La star arriva sull’isola e si sottopone al rito dell’identificazione con l’impronta digitale. Ma lei è arrivata col jet privato, non con il gommone. Una folla l’attende e lei non risparmia sorrisi. E anche tante banalità» riassume il sommario dell’articolo che occupa tre quarti di pagina 19, scrive Cristiano Gatti «(…) Anche se non è possibile chiarire se i testi glieli scriva Walt Disney o direttamente Veltroni, restano parole apprezzabili. (…) L’Italia non ha alcun bisogno di queste benedizioni e di queste certificazioni. Né da parte della Jolie, che sarà pure una santa donna, né di nessun altro (…)».

FISCO
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti approfondisce le novità introdotte in Parlamento attraverso gli emendamenti al decreto sviluppo. Secondo il pezzo “Controlli, il Fisco allenta la presa”, esse riguardano le verifiche a tempo per professionisti e imprese in contabilità semplificata, l’ampliamento della sfera dei soggetti che potranno accedere alla riedizione della rivalutazione dei terreni edificabili e delle quote di partecipazione in società non quotate. Ma anche novità in materia di ruralità dei fabbricati, depositi Iva e cessione ed importazione dei tabacchi.

GRAN BRETAGNA
LA STAMPA – “La sfida di Cameron. I servizi sociali gestiti dai cittadini”. È pronto il documento del premier inglese che si fonda sull’idea del “personal budget” da consegnare alle famiglie, «espropriando di fatto i municipi dalla possibilità di gestire i servizi di assistenza e cura», scrive LA STAMPA a pagina 16. È la cosiddetta “big society”, un progetto nel quale Cameron ha sempre detto di credere molto, ma che ora ha bisogno dell’appoggio di tutto il governo. Una vera rivoluzione per il Regno Unito, la definisce LA STAMPA, che tuttavia si chiede se sia un modo completamente nuovo di intendere il welfare oppure «un modo violento per nascondere i tagli» ai servizi sociali.

AFRICA
IL SOLE 24 ORE – “L’Africa corre più della crisi”. «L’Africa corre. Nella classifica mondiale dei 10 paesi con la crescita economica più rapida ben 6 sono africani. Non è tutto. L’Ocse ha appena pubblicato l’edizione 2011 del suo Rapporto sulle Prospettive economiche del continente nero. La conclusione del dossier è che l’Africa ha superato bene la crisi mondiale e già nel 2010 ha avviato la ripresa. Certo, i recenti avvenimenti politici in Nord Africa, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e del petrolio pesano e rallentano la crescita media del Pil del continente. Crescita che sarà comunque del 3,7% a fine 2011, con l’Africa Subsahariana che quest’anno andrà meglio del Nord Africa. Per il 2012 l’Ocse prevede un’accelerazione del Pil africano al 5,8 per cento».  Commento di spalla di Riccardo Barlaam, “I Brics sfruttano le opportunità lasciate dall’Italia” : «I Paesi emergenti – Brasile, Russia, India e Cina, i cosiddetti Bric, acronimo a cui va aggiunta la “S”, se si tiene conto anche del Sudafrica – hanno capito che questo enorme continente abitato da più di un miliardo di persone offre maggiori opportunità rispetto al mondo occidentale, alle prese con una crisi finanziaria ed economica senza precedenti. (…)Emblematica è la vicenda del Sud Sudan, di un’enorme torta da spartire e di un’Italia assente. Il 9 luglio Juba diventerà la capitale del Sud Sudan, 193° Stato mondiale. Il Sudan è grande quasi quanto l’Europa. (…) li Stati Uniti hanno già costruito un’ambasciata. Gli altri hanno aperto consolati e uffici di rappresentanza. L’Italia ancora niente. A marzo a Juba non c’era ancora nessun rappresentante diplomatico. L’unica presenza italiana, a marzo, era quella di un cooperante, come bene ha raccontato Anna Pozzi, giornalista di Mondo & Missione, che ha vissuto per un mese lì.»

GIAPPONE
LA REPUBBLICA – In Giappone anche il tè è radioattivo e sono state bloccate le esportazioni in Europa e in America. Avvelenata la bevanda simbolo dalle radiazioni di Fukushima.  Le foglioline di tè verde del raccolto di giugno andranno al macero e c’è chi organizza cerimonie dell’addio.

FORMAZIONE
ITALIA OGGI – Dalla domanda corretta alla giusta compilazione del cv. Nel pezzo “I passi giusti per studiare all’esteri” tutte le mosse per superare la selezione alle migliori università del mondo.

AMBIENTE
LA REPUBBLICA  – A pagina 23 un articolo è dedicato all’utilizzo delle funivie in città in funzione antitraffico. A Londra sarà pronta una teleferica sul Tamigi per le Olimpiadi dell’anno prossimo. In Itala i progetti riguardano Roma, Verona, Catania e lo stretto di Messina.

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