Disabilità

Lega del Filo d’Oro: da 60 anni fedeli al coraggio di andare “oltre”

Il 20 dicembre la Lega del Filo d’Oro festeggia il suo sessantesimo anniversario. Tanto è stato fatto, ma tanto ancora resta da fare per rispondere ai bisogni di chi non vede e non sente. Con il coraggio di restare fedeli alle proprie radici, ossia del sapere e volere andare sempre "oltre"

di Sara De Carli

Sessant’anni fa, quel 20 dicembre 1964, Piero Paladini c’era. Oggi ha quasi 87 anni, allora era un giovane ipovedente che un parroco intraprendente – don Dino Marabini – aveva coinvolto in un’avventura senza precedenti: un’associazione di persone sordocieche e di loro amici. A volerla e prima a immaginarla, l’intuizione di una donna caparbia e volitiva, Sabina Santilli, diventata sordocieca all’età di 7 anni per una meningite. Nasce così la Lega del Filo d’Oro, un nome che Sabina ha scelto nel suo cuore da molto tempo: «è il simbolo della buona amicizia, senza la quale l’uomo privo di vista e di udito è paurosamente isolato».

60 anni di competenza

Quel giorno, nel dicembre di sessant’anni fa, Sabina fu la prima persona sordocieca d’Italia a stipulare un atto legale, la prima ad assumere una carica sociale in un’organizzazione, la prima a diventare presidente di un’associazione. Dei soci fondatori, Paladini è l’unico rimasto. È orgoglioso di ciò che la Fondazione ha realizzato: «In Italia non esisteva né una scuola né un’associazione che avesse a cuore l’educazione delle persone sordocieche. Quasi nessuno credeva in loro. In tanti anni, questa intuizione inziale non è mai stata abbandonata, anzi nella Lega del Filo d’Oro sono cresciute tantissimo le competenze professionali che servono per mettere le persone nella condizione di esprimere tutte le loro capacità. Certamente la Lega del Filo d’Oro è cresciuta tantissimo come organizzazione, oggi ha tante sedi e riesce a dare risposte a tante persone, ma la crescita più importante per me è questa». Per lui, questi sono sessant’anni di competenza. 

60 anni di famiglia

Per Samuela, mamma di Agostino, la Lega del Filo d’Oro è famiglia: «Ne sono convinta dal primo giorno che siamo arrivati qui. Era il 2012, Agostino era appena uscito dall’ospedale. Oggi lui è alle scuole medie e la Fondazione ci è stata accanto anche in questo delicato passaggio. La Lega del Filo d’Oro è un elemento fondante della nostra felicità, come famiglia».

60 anni di vita vissuta

Amerigo invece ha 84 anni: ha lavorato, è stato sposato, ha figli, nipoti e pronipoti. La sua è stata una vita pienissima, anche grazie all’incontro con la Lega del Filo d’Oro. La parola che racchiude l’essenza della Lega del Filo d’Oro per lui è vita: «vita vissuta», precisa. Perché? «Perché insieme agli amici della Lega del Filo d’Oro ho avuto la possibilità di godere appieno della mia esistenza. Sento di avere avuto una vita spesa bene, in cui non ho perso nulla». 

60 anni di oltre

Dei sessant’anni che oggi la Lega del Filo d’Oro compie, Patrizia Ceccarani ne ha condivisi 55. Ha iniziato come volontaria quando andava ancora alle superiori, è stata a lungo direttore tecnico scientifico della Fondazione e oggi è il segretario del Comitato Tecnico Scientifico ed Etico. Per lei questi sono sessant’anni di passione: «Siamo nati per essere vicino alle persone con sordocecità o con pluridisabilità psicosensoriali, con uno spirito preciso: quello di vedere sempre oltre, senza fermarsi dinanzi alle barriere, ai limiti, agli intoppi. Stare accanto alle persone con la certezza che sia sempre possibile fare qualcosa, senza demordere, con la fantasia di immaginare nuove soluzioni e il coraggio di osare».

I soci fondatori della Lega del Filo d’Oro

60 anni di futuro

«Sessant’anni non di festeggiano: si fanno. Insieme». Per tutto il 2024 questo motto ha accompagnato la Lega del Filo d’Oro, nel suo fare memoria di una storia solida, costruita grazie all’impegno e all’aiuto di tanti, ma senza indugiare nel passato. Per Jessica, educatrice, sono sessant’anni di amore; per Cristina, operatrice territoriale, sessant’anni di empatia; per Monica, mamma di Carlotta, sessant’anni di certezze; per Daniele, papà di Sara, sono sessant’anni speranze che si fanno concrete… Ma l’impegno della Lega del Filo d’Oro al fianco delle persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale è tutt’altro che esaurito: c’è un grande futuro ancora da costruire, nuove persone da raggiungere, nuove sedi da aprire, nuovi servizi da immaginare. «Quello che volge al termine è stato un anno importante e ricco di soddisfazioni», sottolinea Rossano Bartoli, presidente della Fondazione. «In una data così importante, nel ricordo di coloro che hanno dato vita all’Associazione, voglio ringraziare il personale, il Consiglio di Amministrazione e i componenti di tutti gli organi Istituzionali, i consulenti, i volontari per l’incessante impegno, le famiglie che rinnovano costantemente la loro fiducia in noi e i tanti sostenitori, senza i quali i nostri sforzi non sarebbero possibili».

La Lega del Filo d’Oro è un luogo dove l’attenzione per l’altro si tocca con mano: nella cura dei dettagli, nell’affetto che si coglie nello sguardo di ogni operatore, nel chiamare ciascuno per nome. Per me, sono sessant’anni di fedeltà. Non solo ad un impegno e a una mission, ma anche ad uno stile: «prestare occhi e orecchie, ma non il cervello», diceva Sabina, perché «alla base di tutto deve esserci sempre il rispetto della persona umana, dei suoi diritti, della sua dignità. Questo esige  naturalmente la conoscenza della singola persona, delle sue potenzialità residue e in che cosa ha realmente bisogno di aiuto e come, per darle un servizio intelligente e non già per semplice pietismo». Era il 1985 quando Sabina scriveva queste parole: valgono tutt’ora.

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