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Lega, crociata contro la pillola

Si materializza l'asse con la Chiesa, i giornali analizzano la "novità"

di Franco Bomprezzi

Irrompe sulla scena politica l’allineamento della Lega alla Chiesa cattolica sul tema dell’uso della pillola RU 486. Cota e Zaia conquistano le prime pagine dei giornali e le analisi del giorno dopo, per un fenomeno di avvicinamento al mondo cattolico in atto da molto tempo.

Il CORRIERE DELLA SERA apre con gli aumenti della benzina, “la Lega contro la pillola abortiva. Elogio del Vaticano: atti concreti” è il secondo titolo di giornata. La cronaca:  due neo governatori leghisti, Cota in Piemonte e Zaia in Veneto, prendono la prima decisione «politica» della loro amministrazione. Da entrambi arriva un netto no alla distribuzione della pillola. Anche se le competenze effettive delle Regioni in materia non sono ampie, anzi. Roberto Cota non ha cambiato linea nonostante le polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni di mercoledì (le scatole di pillole abortive «potranno marcire nei  magazzini» ha detto) elogiate da monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e cappellano di Montecitorio («A Cota va il mio plauso»). Il neopresidente della Regione Piemonte ha chiesto anzi ai direttori generali degli ospedali di bloccare l’uso della pillola fino al suo insediamento. «Sulla pillola Ru486 la mia posizione è sempre stata chiara: essendo a favore della vita farò di tutto per contrastarne l’impiego», ha dichiarato Cota. «È ovvio che rispetterò la legge, non posso fare diversamente, ma è altrettanto chiaro che dal punto di vista dei valori in Piemonte io ho delle idee diverse rispetto alla Governatrice non riconfermata – ha insistito – Penso che la pillola abortiva debba essere somministrata quanto meno in regime di ricovero», aveva detto mercoledì. Arriva dopo ma è ancora più deciso il «no» del nuovo presidente del Veneto, Luca Zaia: «Per quel che ci riguarda non daremo mai l’autorizzazione a poter acquistare e utilizzare questa pillola nei nostri ospedali» ha detto il governatore. E c’è una polemica nella polemica. Sulla Ru486 il direttore generale dell’Agenzia del farmaco Guido Rasi ha chiarito che «le Regioni non possono fare come vogliono. Hanno una larga autonomia sulle modalità, le tempistiche e i percorsi di somministrazione di un farmaco, un buon margine operativo, ma prima o poi si deve trovare una modalità per l’erogazione di un farmaco già approvato». Il primo commento del CORRIERE è quello del notista politico Massimo Franco (“La nuova strategia cattolico-padana”): «I veti sulla pillola abortiva lanciati ieri da Roberto Cota e Luca Zaia, neogovernatori di Piemonte e Veneto, sorprendono solo in parte; e altrettanto prevedibile era la «benedizione» di monsignor Rino Fisichella. Si tratta di un asse impostato e rinsaldato da mesi, più o meno sotto traccia. Umberto Bossi e il suo partito l’hanno coltivato cancellando i ricordi di un paganesimo leghista che associava i papi e i vescovi a «Roma ladrona» e preferiva i riti celtici a quelli cristiani… Bossi sfrutta le difficoltà attuali delle gerarchie ecclesiastiche. E cerca di piegare le posizioni della Cei alle priorità leghiste in materia di lotta alla diffusione dell’islamismo; all’immigrazione clandestina; e di competizione sia col Pdl che con la sinistra. Per raggiungere lo scopo non esita a bacchettare i cardinali che ritiene «fuori linea», come avvenne nel dicembre scorso contro l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, considerato dai leghisti troppo «filo-islamico». L’offensiva di Cota e Zaia riflette un leghismo popolare, cristiano e padano che offre i propri «crociati» alla Chiesa cattolica; ma in cambio pretende un collateralismo senza cedimenti sui temi che interessano al partito. Al Carroccio il Vaticano serve per accentuare il suo ruolo di perno del centrodestra e, in prospettiva, del sistema. E ai vescovi, in questa fase convulsa, l’appoggio astuto di Bossi è utile forse perfino di più per arginare la sensazione di una solitudine inedita».

Con il titolo di apertura della prima pagina, LA REPUBBLICA lancia senza giri di parole “l’asse Chiesa-Lega” sull’aborto. Due i tasselli: da un lato le dichiarazioni dei due neogovernatori leghisti, Cota e Zaia, contro la Ru486, che intendono bloccare in Piemonte e Veneto e dall’altro il «plauso» diretto ed esplicito di monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita, mentre il Papa nell’omelia del Giovedì santo ha fatto un appello ai cristiani perché dicano no all’aborto «rifiutando di fare ciò che negli ordinamenti giuridici in vigore non è diritto ma ingiustizia». Zaia ieri, primo giorno per le ordinazioni della pillola da parte degli ospedali, si è unito a Cota, che già nei giorni scorsi aveva annunciato che la Ru486 lui l’avrebbe tenuta «chiusa nei magazzini»; Zaia si è spinto anche oltre, chiedendo il «federalismo sui temi etici. Su aborto e eutanasia dovrebbero legiferare le regioni». Il versante politico, su REPUBBLICA, vede il ministro Fazio «richiamare all’ordine» i Governatori, ricordando che «tutti devono rispettare la legge 194» e invitando «ad attenersi alle indicazioni del Css» e un’intervista a Stefania Prestigiacomo, che liquida le posizioni dei due leghisti come «euforia legittima per il risultato elettorale» e dice «sì alla pillola ma tra le pareti di un ospedale». I commenti sono di Adriano Prosperi e Natalia Aspesi. Il primo si intitola “Il Dio del Carroccio” e smonta il mito («ce lo ripetono con sufficienza i tanti profeti del giorno dopo») secondo cui il successo della Lega sta nel rapporto con il territorio. Perché «in realtà il territorio di cui oggi la Lega si occupa non è la Padania ma il Vaticano». La benedizione di Fisichella conferma come «la gerarchia ecclesiastica ha le idee chiare sugli alleati da scegliere per la propria battaglia culturale». Più oltre, Prosperi spiega che le cause dell’aborto «sono state aggravate dai due contraenti della nuova Santa Alleanza», con la condanna del profilattico e la legge sull’immigrazione che ha fatto aumentare gli aborti clandestini. Natalia Aspesi scrive invece un editoriale sul “peccato delle donne”, «prese a randellate dai nuovi ras della Padania» in quanto «anello floscio della società», in sinergia con una Chiesa che condanna la «pozione luciferina» in quanto «con questo metodo sbrigativo la peccatrice non ha il tempo di sentirsi un’assassina». Quindi le parole dei vescovi alla vigilia delle elezioni erano «un ordine a cui non si poteva disubbidire», ed ecco allora «ministri mistici che si svegliano pensando ai feti e si armano per una legge che renda una ivg più difficile che un Nobel al pensoso erede di Bossi». 

La guerra di Cota e Zaia contro la pillola abortiva è il titolo in copertina de IL GIORNALE che annuncia due pagine dedicate allo scontro sull’aborto. A partire dalle parole del Papa  durante l’omelia della messa crismale che vengono riportate da Andrea Tornielli che completa: «nessun cenno agli scandali degli abusi dei preti sui minori». IL GIORNALE pubblica due  statistiche: la prima riguarda i casi di aborto in Italia che si sono dimezzati nell’arco di 25 anni e la seconda statistica  è relativa al forte aumento di medici ginecologi obiettori. IL GIORNALE annuncia: ”I neo governatori leghisti: no alla Ru486”Dopo Cota in Piemonte anche il Veneto si schiera contro la distribuzione della pillola abortiva. Zaia: «Mai nei nostri ospedali». Linee guida dopo Pasqua da parte del ministero della Salute”. Il dibattito si è acceso in questo periodo di interregno in cui le pillole stanno ancora nei magazzini (perché per tempi tecnici passano anche tre giorni dalla richiesta dell’ospedale all’erogazione alla paziente) e in cui il sottosegretario Eugenia Roccella  attende di ricevere le risposte al questionario inviato alla regioni che devono far sapere  come si adeguano. Leggendo l’articolo firmato da Enza Cusmai  si apprende che  lo stesso Cota ammette a denti stretti «Rispetterò la legge non posso fare diversamente». Mentre Zaia pare meno possibilista: «Non daremo mai l’autorizzazione a poter acquistare e utilizzare questa pillola nei nostri ospedali». E la Polverini, neogovernatrice PdL del Lazio? «La pillola sarà somministrata in ospedale», dice.  Dello stesso avviso Stefano Caldoro della regione Campania. Il pezzo riporta la dichiarazione di PierLuigi Bersani che  commentando l’approccio dei nei amministratori leghisti chiosa: «sono governatori non imperatori».

«Le divisioni del papa» è questo il titolo scelto per l’apertura del MANIFESTO in cui campeggia la foto del popolo leghista a Pontida. «Tre giorni dopo le elezioni, la Lega va alla prima crociata. Nel mirino la pillola Ru486 (…) Il Vaticano applaude: “Atti concreti, che parlano da soli”. E Benedetto XVI apre l’offensiva sull’aborto: “I cattolici non accettino leggi ingiuste”. Ma tace sulla pedofilia» sintetizza in prima rinviando alle tre pagine interne dedicate al tema. Sempre in prima pagina il commento di Ida Dominijanni “Pillole imperiali”. Dopo aver notato che la pillola abortiva è in commercio da più di vent’anni in trenta paesi del mondo scrive: «Fra  neogovernatori eletti lunedì scorso ce ne sono però due, gli ineffabili Cota e Zaia, che come dice Pierluigi Bersani pensano di essere Carlo V, di avere poteri di vita e di morte sui sudditi e di poter decidere la qualsiasi, compresa la revoca degli ordini o il blocco delle scorte di RU486 “nei magazzini”, con la complicità dei direttori delle Asl» riferendosi poi alle parole del pontefici osserva: «Questo già stupisce di più, perché il Papa parla durante una cerimonia della Settimana sanata dedicata al sacerdozio, dunque potrebbe cogliere l’occasione per dire qualcosa di sensato sulla patata bollente della pedofilia che sta togliendo l’aura al suo pontificato, ma su questo invece glissa allegramente (…)».
 
IL SOLE 24 ORE dedica alla pillola abortiva un articolo a pagina 2. “Anche Zaia contro la pillola abortiva” di Mario Bartolini. «Parte dal Nord, sotto la bandiera del Carroccio, l’offensiva contro la pillola abortiva. Ieri è stato il neo governatore del Veneto a chiudere la porta alla Ru486 seguendo le orme del collega del Piemonte Roberto Cota anche lui leghista». L’uscita dei due governatori ha raccolto il plauso di monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita. Si allineano più o meno tutti i nuovi eletti alla linea dettata dalla Lega. Così si sono esposti anche il campano Caldoro, il calabrese Scopelliti e la laziale Polverini. Dure reazioni da sinistra ma anche all’interno del Pdl. Intanto «ieri è ufficialmente partita la distribuzione della pillola. Ma nel primo giorno in cui era possibile ordinarla la reazione è stata fredda: sono arrivati solo “due ordini effettivi” – avvertono dalla Nordic Pharma, l’azienda che distribuisce la pillola in Italia – : uno da Pisa, l’altro da Bari.  In un Box a destra “L’appello del Papa” «Sull’aborto i cattolici non accettino leggi ingiuste». Questo è il «nuovo appello anti aborto di Benedetto XVI: i cattolici non possono accettare le ingiustizie elevate a diritto e a leggi».

“Ru486, arriva l’altolà dei governatori”.  La posizione di Cota, fa notare AVVENIRE, il quotidiano cattolico, «è un vero sasso nello stagno, visto che il Piemonte è stata una delle regioni dove la Ru486 è stata sperimentata». In Piemonte è infatti previsto il day hospital con successivo monitoraggio e non il ricovero ordinario come invece avviene in Lombardia, Toscana e Veneto. Il pezzo è accompagnato da una serie di commenti, sia da parte dei governatori di centro destra più o meno sulla stessa linea di Cota, e dagli esponenti di centro sinistra come Mercedes Bresso «chiederemo alle Asl di non rispettare l’invito di Cota», e Luigi Bersani «dell’autorizzazione e dell’uso di un farmaco non decide un presidente di Regione». Quello che succederà nei palazzi della politica romana invece, si può dedurre leggendo l’articolo  “Il ministro Fazio: «Presto le linee guide per usarla»“. Secondo quello detto dal ministro Fazio, già dopo Pasqua ci sarà un  tavolo tecnico che deciderà le regole di utilizzo e di monitoraggio sul territorio sulla pillola Ru 486. Per il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella  «ora si può finalmente sperare di studiare nuovi percorsi per prevenire l’aborto e applicare la prima parte della legge 194».

“Lega, no alla pillola dell’aborto”. È il titolo dell’apertura de LA STAMPA di oggi. L’editoriale è affidato a Marcello Sorgi (tornato in grande auge con la direzione Calabresi), insolitamente duro “Interruzione di pubblico servizio”: «Che Benedetto XVI in questo momento richiami i cattolici a battersi per il rispetto della vita fin dal concepimento, è logico, e perfino ovvio. E tuttavia, se Cota e Zaia sono liberi, in quanto cattolici, di manifestare opinioni coincidenti con quelle del Papa, le cose che hanno detto come governatori appena eletti sono sorprendenti e in qualche modo illegittime. Non c’entrano né le confessioni religiose né le posizioni politiche. Il primo dovere di un presidente della Regione, specie se scelto direttamente dal popolo, è assumere l’impegno, non solo con i suoi elettori ma anche con quelli che non lo hanno votato, di rispettare le leggi. Tutte le leggi, anche quelle che non gli piacciono, come la 194. E di garantire a qualsiasi cittadino i diritti assicurati da norme consolidate. Questo normale dovere, di una persona che assume una responsabilità pubblica importante come quella di guidare l’amministrazione di una Regione, dovrebbe essere scontato. Se non lo è, o non lo è più, solo perché per la prima volta sono stati votati due governatori leghisti, in Italia la confusione è destinata ad aumentare. Infatti, superata la parentesi, carica di passioni e di tensioni, della campagna elettorale, e conosciuti i risultati e i nomi degli eletti, i cittadini, di qualsiasi opinione, non dovrebbero preoccuparsi di vivere in un altro mondo. Naturalmente ogni riforma è possibile, ogni legge può essere cambiata, ma finché questo non avviene il governatore, come ogni altra pubblica autorità, fa quel che deve, non ciò che vuole. Anche se ha in mente la rivoluzione. (…) L’idea che Cota, a due giorni dal voto, si alzi e dica che farà marcire nei magazzini le pillole abortive pur di evitare di somministrarle a donne che hanno diritto di chiederle, oltre che necessità, è incredibile. Non sta a lui decidere di queste cose, e se lo facesse quasi certamente rischierebbe di commettere reati».

E inoltre sui giornali di oggi:

BENZINA
CORRIERE DELLA SERA – “Benzina, il prezzo dello scandalo”, titola in apertura via Solferino: «i prezzi dei carburanti continuano a salire. Proprio in prossimità del fine settimana di Pasqua, la verde è arrivata a 1,422 euro al litro, mentre il gasolio è ormai a 1,25 euro. Livelli su cui si scatena la polemica tra consumatori e petrolieri e che spingono anche il governo ad intervenire, rassicurando sul pieno impegno del ministero dello Sviluppo economico, ormai pronto a varare l’attesa riforma del settore.  Lo scorso anno, in occasione delle vacanze di Pasqua, la benzina costava mediamente 1,214 euro/litro e il diesel 1,074 euro/litro. Un pieno costa quindi circa 10,25 euro in più».

TASSE
ITALIA OGGI – “Giustizia, arriva la tassa fotocopia”. Alfano e Brunetta aumentano i diritti sugli atti giudiziari. L’incremento è del 50% ed è valido sia per le copie cartacee e a quelle su file. A parte il commento amaro a fine dell’articolo «Insomma pagate tutti», il pezzo fa anche notare una contraddizione di fondo: da un lato il governo «punta sulla dematerializzazione e la digitalizzazione degli atti giudiziari, e dell’altra, però la disincentiva, continuando ad applicare ai file le stesse tasse previste per la carta.

AFRICA
LA REPUBBLICA – In prima pagina un articolo di Piero Citati sul Cuamm-Medici con l’Africa, «quei medici che riscattano l’Italia dal diffuso sentimento di vergogna», da sessant’anni. Cosa hanno portato in Africa i medici del Cuamm? «Qualcosa che l’Africa non conosceva. Per secoli l’Africa ha vissuto di rassegnazione. I medici cristiani hanno insegnato che non bisogna mai rassegnarsi». 

OPERAI
IL MANIFESTO – «Una notte in fabbrica Dagli operai ci va la Lega» è questo il titolo dell’articolo (pagina 7) che racconta la serata di Salvini alla Maflow di Trezzano sul Naviglio dove gli operai sono in lotta da tre mesi «Falce e Carroccio. O, se preferite “proletari di tutta la Padania unitevi”» è l’esordio tra l’ironico e il faceto dell’articolo che osserva come gli operai, tutti iscritti al sindacato, ammettono che quando sono saliti sul tetto l’11 gennaio uno dei primi a presentarsi è stato proprio il leghista Matteo Salvini. E chiude «Salvini saluta e se ne va. Promette di tornare, di fare. Chiamerà a destra e a manca. I lavoratori lo ringraziano, lo salutano calorosamente. Qualcuno magari si ricorderà di lui nel segreto dell’urna. È la Lega operaia che avanza».

RACKET
IL GIORNALE – Il quotidiano diretto da Vittorio Feltri sotto al titolo “False vittime della mafia per far soldi” pubblica le vicende di un commerciante che in Sicilia, s’inventa di essere nel mirino degli estortori  per beneficiare dei fondi antiusura e di 45 operai che per non perdere un giorno di stipendio si fingono di essere minacciati dai clan di camorra.  Un’infografica sottolinea che sono 15miliardi di euro i soldi che ogni anno  escono dalla tasche dei commercianti per finire in quelle dei mafiosi. Che sono 180mila le vittime del pizzo in Italia. Che il 70,8% delle piccole e medie imprese nel 2009 ha destinato parte dei ricavi ai costi per la sicurezza, +5,3%, rispetto al 2008.

CONTRACCEZIONE
LA STAMPA – “La Chiesa inglese: sì al preservativo”. ”Il condom è uno strumento accettabile”. Non sta alla Chiesa “propagandare l’uso dei profilattici”, ma “può servire”, riapre la questione l’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols dopo che il dossier a favore del preservativo più volte annunciato dall’ex ministro della Sanità, Barragan non è mai divenuto documento ufficiale della Santa Sede. Il capo della Chiesa Cattolica in Inghilterra e Galles riconosce che la “contraccezione” è un mezzo valido per combattere la povertà nel Terzo Mondo. Intervistato dalla Bbc sul perché la Chiesa continui ad opporsi all’uso di mezzi contraccettivi anche in quelle zone povere del mondo dove il tasso di natalità è in rapida crescita, l’arcivescovo Nichols risponde a sorpresa: “Quando si tratta di paesi poveri del Terzo Mondo e si considera la grande pressione cui sono sottoposte le donne da parte degli uomini, posso comprendere le ragioni per cui degli strumenti che proteggano le donne siano giudicati interessanti”. La Chiesa si oppone alla contraccezione perché ritiene che questa interferisca con la creazione della vita. Invece per le agenzie umanitarie il controllo delle nascite è uno strumento fondamentale per le donne nei paesi in via di sviluppo».

GIOVANNI PAOLO II
LA REPUBBLICA – Tre pagine su R2 a cinque dalla morte di Karol Wojtyla. Giancarlo Zizola scrive che «la migliore beatificazione per Giovanni Paolo II sarebbe di portarne seriamente a compimento l’opera, senza imprigionarne i lampi di carisma profetico». Sarebbe questa «la miglior difesa nell’attuale psicosi di stato di assedio». 


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