Scuola
L’educazione alle relazioni? Materia obbligatoria
Nel suo quinto anno la campagna di Coop Close the Gap per l’inclusione e la parità di genere lancia “Dire, fare, amare”. L’agenda 2025 punta ad azioni nel mondo delle cooperative dove tra i dipendenti il 70,8% sono donne, ma anche all’accoglienza e al reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenza. Secondo la survey realizzata 9 italiani su 10 ritengono che l’insegnamento scolastico sugli affetti possa contribuire alla prevenzione di fenomeni di odio, emarginazione e violenza di genere

Da cinque anni Coop lancia “Close the Gap”, la campagna per l’inclusione e la parità di genere. Per il 2025 l’attenzione è sulla necessità che l’educazione alle relazioni diventi una materia scolastica obbligatoria nel nostro Paese, come peraltro è già nella maggioranza dei Paesi europei.

Al lancio dell’iniziativa oggi a Milano hanno partecipato: Albino Russo, direttore di Ancc-Coop; Maura Latini, presidente di Coop Italia, insieme a Valentina Quagliotti di Nomisma, Linda Laura Sabbadini, ex dirigente del Dipartimento per le Statistiche Sociali dell’Istat e oggi editorialista, Elisabetta Camussi, docente di Psicologia Sociale all’Università Milano Bicocca e presidente della Fondazione Ossicini, Enrico Galiano scrittore, insegnante e comunicatore sociale noto per il suo impegno nella diffusione di una didattica alternativa che hanno fatto parte comitato scientifico che ha contribuito a progettare e validare l’indagine “La Scuola degli affetti. Indagine sull’educazione alle relazioni” una survey svolta dall’Ufficio Studi di Coop con la collaborazione di Nomisma su un campione rappresentativo della popolazione italiana.
Da parte sua Russo che ha portato i saluti del presidente Dalle Rive e ha ricordato come per il mondo Coop questa campagna che guarda al futuro richiama innanzitutto il proprio impegno per l’inclusione e dopo che Coop Italia ha ottenuto nel febbraio di un anno fa, prima tra le insegne della Grande Distribuzione Organizzata italiana, la Certificazione per la Parità di Genere UNI PdR 125, tutte le grandi cooperative di consumatori hanno anch’esse acquisito la Certificazione o sono in procinto di ottenerla.
Coop, un’impresa al femminile
Russo ha anche dato alcuni numeri: la quota femminile dei dipendenti Coop è pari al 70,8%, supera il 40% la percentuale delle donne presenti in ruoli direttivi, oltre il 61% delle dipendenti è impegnata in percorsi formativi e un capo negozio su tre è donna. Inoltre, fra i soci eletti nei vari organismi rappresentativi dei territori più della metà è donna (54,4%). Russo ha ammesso però che il soffitto di cristallo «è duro da abbattere».
Tra le attività concrete ha ricordato una delle azioni previste dall’agenda 2025 di Close the Gap: i percorsi di uscita dalla violenza di genere con l’accoglienza e il reinserimento lavorativo delle donne vittime. Percorso che Coop Liguria e Coop Lombardia hanno già concretizzato. «Un primo passo», ha chiosato Russo.
L’educazione alle relazioni piace a 9 italiani su 10
Passando ai dati che emergono dalla survey è stato sottolineato come questi siano molto netti. Il 70% del campione esprime il suo apprezzamento a rendere l’educazione alle relazioni una materia scolastica obbligatoria e ben 9 italiani su 10 ritengono che proprio l’insegnamento scolastico possa contribuire alla prevenzione di fenomeni di odio, emarginazione, finanche violenza di genere. A partire anche dalla tenera età, dato che un genitore su due immagina che il percorso dell’educazione alle relazioni possa iniziare già dalla scuola elementare.

Scorporata in tre sezioni, la survey indaga quanto gli italiani siano oggi soddisfatti dell’educazione alle relazioni ricevuta, come sia il dialogo su questi temi fra genitori e figli e appunto quale debba essere il ruolo da riconoscere all’istituzione scolastica.
Una fotografia in chiaroscuro
La fotografia restituita per quanto concerne la soddisfazione attuale è un’immagine in chiaroscuro dove a fronte di 4 italiani su 10 che si dicono molto soddisfatti del proprio know how relazionale, 3 su 10 hanno una percezione completamente opposta. Alla madre è riconosciuto il ruolo di guida sia nelle relazioni con il partner che in quelle con familiari e amici (è infatti scelta come figura di riferimento dal 68% degli intervistati nel primo caso e dal 78% nel secondo). La figura paterna viene invece superata dal ruolo svolto dal partner (70% e 72%) e da amici e coetanei (59% e 68%).
È comunque la cerchia ristretta e reale che ci circonda la guida per l’80% degli italiani. E tra coloro che hanno un partner, se è vero che il dialogo di coppia soddisfa la maggioranza è altrettanto vero che condividere le proprie emozioni con l’altro/a rimane la più grande difficoltà e tra le situazioni vissute spesso o qualche volta si insinua anche il sospetto nei confronti dell’altro (lo dichiara il 26% del campione).
E restano i tabu
Quando poi si passa al tema genitori-figli, benché il mood non sia negativo, ci sono argomenti e argomenti e l’informazione sessuale rimane ancora un tabu. Se il 44% dichiara di parlare spesso con il proprio figlio o figlia di rapporti interpersonali con amici o familiari, la percentuale scende al 21% se si parla di coppie e al 19% se si parla di informazione sessuale.

Tra coloro che hanno una qualche difficoltà (ovvero l’80%), a pesare nel confronto per il 56% c’è il timore di suscitare ansia nel figlio/figlia, il 51% dichiara il proprio imbarazzo, un altro 46% indica come fattore di impedimento la chiusura da parte del figlio. Tra i meno loquaci i papà con figli adolescenti maschi.
«C’è molto da lavorare», ha commentato Sabbadini che ha segnalato come la presa di coscienza collettiva sulle necessità sia stata una conseguenza di alcuni shock degli ultimi anni: la Pandemia e il femminicidio di Giulia Cecchettin, «ma serve un lavoro di formazione per gli stessi insegnanti».
Quali figure per l’educazione
Entrando più direttamente sul tema dell’educazione alle relazioni oggi, il campione intervistato indica tra le figure che più dovrebbero essere direttamente coinvolte sì genitori e parenti stretti (riconosciute come figure cardine da 9 intervistati su 10) ma anche agli insegnanti, ritenuti molto e abbastanza importanti nella formazione in media in uguale misura, stesso discorso per gli psicologi.
Camussi ha sottolineato nel corso degli interventi che «lo psicologo di base non è stato istituito a livello nazionale» ma la figura sarebbe stata necessaria fin dal periodo della pandemia «però abbiamo impiegato due anni e mezzo ad attivare il bonus psicologo».

Proprio le competenze ritornano come indispensabili quando si chiede in una formazione scolastica continuativa chi dovrebbe svolgere un ruolo centrale; il 68% degli intervistati non a caso immagina programmi che coinvolgano esperti esterni, quali psicologi o pedagogisti, il 62% immaginano spazi di ascolto psicologico specializzato, il 51% programmi di formazione specialistica agli insegnanti.
La paura della superficialità
E se volessimo avere la cartina tornasole tra coloro, seppur una minoranza, che non vogliono l’educazione alle relazioni come materia scolastica obbligatoria il motivo principale per il 49% è proprio il timore che possa essere trattata con superficialità.
Tra i banchi, insomma, molte competenze e niente tabu. Così, per 9 genitori su 10 i programmi scolastici di educazione alle relazioni dovrebbero parlare sia di rapporti con i partner che di rapporti in generale che di informazione sessuale (anatomia del corpo, malattie sessualmente trasmissibili, metodi contraccettivi e consenso nelle relazioni sessuali).
A chiudere gli interventi di lancio della campagna 2025 per ridurre le differenze di genere la presidente di Coop Italia, Maura Latini .
«Nei 5 anni di “Close the Gap” abbiamo affrontato molti temi, siamo stati tra i primi a sollevare il dibattito sulla “tampon tax”, abbiamo sposato la causa delle donne in Iran all’indomani della morte di Masha Amini, abbiamo sostenuto la necessità dell’estensione del congedo paterno obbligatorio oltre i limiti della legge ancora oggi esistente», ha ricordato.

«Oggi» ha continuato Latini «alziamo l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza e sulla necessità dell’educazione alle relazioni per le giovani generazioni. Noi crediamo che il tema non sia più procrastinabile e che ci sia urgenza di affrontarlo in modo serio, senza infingimenti ideologici proprio come strumento irrinunciabile di maggiore consapevolezza e di prevenzione. Ce lo conferma anche la fotografia restituita dalla survey che dimostra una maturità sul tema da parte del campione analizzato non così scontata. Non siamo i soli a sostenere questa necessità, ma proprio perché Coop è un movimento popolare fatto di persone, presente in modo capillare nei territori vogliamo mettere a disposizione questa nostra ricchezza a sostegno della causa».
Una campagna per i prossimi mesi
Una presenza che vedrà un prodotto a marchio Coop divenire un veicolo per attivare l’attenzione «i prodotti e i punti vendita sono dei media potenti per informare colleghi e persone» ha concluso Latini che ha ricordato come la campagna «“Dire, fare, amare” ci accompagnerà nel corso dei prossimi mesi condividendo questi obiettivi con la nostra base sociale e con altre realtà del mondo associativo che credono nella forza del cambiamento».
In apertura Photo by Taylor Flowe on Unsplash – le tabelle sono tratte da “La scuola degli affetti”, Ufficio Studi Coop – Nomisma – Le fotografie sono dell’autore
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