Formazione
Ledha e Fand, ultimo appello alle istituzioni per il diritto allo studio
I presidenti delle due associazioni scrivono a Province e Città metropolitana di Milano per chiedere l'attivazione dei servizi di inclusione scolastica. In caso contrario, avvertono: «Non esiteremo a organizzare manifestazioni di protesta»
di Redazione
Ledha, Lega per i diritti delle persone con disabilità e Fand (Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità) lanciano un ultimo appello alle Province, alla Città Metropolitana di Milano e a Regione Lombardia per chiedere che sia garantito il diritto allo studio dei 4.650 bambini e ragazzi con disabilità che, con l'inizio del nuovo anno scolastico, rischiano di non potersi sedere sui banchi di scuola assieme ai loro compagni.
«Il nostro non è solo un appello ma è già una diffida», scrivono Alberto Fontana, presidente di Ledha e Nicola Stilla, presidente di Fand, che, con una lettera indirizzata ai presidenti delle Province Lombarde e al sindaco della Città Metropolitana, chiedono «di attivare immediatamente l'organizzazione del servizio, raccogliendo le richieste attraverso le scuole e decidendo come gestire i servizi per gli alunni con disabilità sensoriale di ogni ordine e grado (assistenza alla comunicazione, fornitura di testi scolastici adattati e supporto psicopedagogico) e per gli studenti con ogni tipo di disabilità delle scuole superiori (assistenza educativa e trasporto)».
A oggi, infatti, solo poche Province si sono impegnate a rispettare gli obblighi che vengono loro affidati dalla normativa nazionale e regionale. Mentre da tutte le altre, negli ultimi dodici mesi sono arrivate solo dichiarazioni generiche e rassicurazioni verbali. «Che per il momento non si sono tradotte in atti concreti», dichiarano Fontana e Stilla. Come già denunciato da Ledha, attraverso la campagna "Vogliamo andare a scuola" , l'incertezza in cui si trovano migliaia di famiglie lombarde è intollerabile. Tanto più che le spese per assicurare l'inclusione scolastica degli alunni con disabilità non rappresentano una spesa residuale. Si tratta invece di un diritto soggettivo non comprimibile , neppure per ragioni di bilancio. Non si possono, cioè, tagliare i servizi perché non ci sono fondi sufficienti. Tocca alle Istituzioni (Stato, Regioni, Province) reperire le risorse necessarie per dare una risposta adeguata ai bisogni documentati.
«Se la situazione non si dovesse sbloccare», concludono Alberto Fontana e Nicola Stilla, «continueremo la nostra azione di informazione alle famiglie, offrendo il supporto necessario per rivolgersi alla magistratura nel caso in cui le Istituzioni continuino a non trovare una soluzione a questo problema. E non esiteremo ad organizzare manifestazioni di protesta per ottenere il rispetto dei diritti esigibili».
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