Volontariato

L’ecosistema sociale di Raccuja

Dialogo con Ivan Martella, sindaco del piccolo comune in provincia di Messina di circa 900 abitanti: «La nostra Amministrazione ha iniziato a lavorare nell’ottobre 2020, ma io e il mio gruppo venivamo da cinque anni di opposizione in cui abbiamo lavorato per programmare, per capire tutte le difficoltà amministrative e sociali: è lì che è nata la svolta»

di Gabriella Debora Giorgione

Oggi impariamo che nei piccoli comuni il tempo non va aspettato. E che l'impegno per la cura del proprio territorio va al di là del "potere" che si ha. Impariamo anche che non è affatto vero che "le cose non cambieranno mai" e che invece è possibile mettere a valore e sistema le proprie competenze e le proprie professionalità nel luogo dove si nasce e si cresce, ricevendone soddisfazione, pienezza, felicità.

Conoscerlo e intervistarlo è stato un tutt'uno. Siamo a Raccuja, un piccolo comune del messinese, oltre 600 metri di altitudine, il cui nome particolare potrebbe derivare o dal francese Roccaille oppure dall'arabo Rahal, casale, e Kuddia, collina. Al di là dell'etimo, oggi conosciamo un piccolo comune che ha operato una "svolta" importante per la sua storia. Nell'entroterra siciliano, 900 persone circa vivono oggi una stagione di "primavera politica" grazie alla quale Raccuja adesso declina i verbi al futuro.
Ivan Martella ha 43 anni, è un avvocato, oggi lavora anche al Tribunale di Termini Imerese, oltre ad essere il sindaco di Raccuja. Impegnato da sempre nella politica attiva per la sua comunità, guida il piccolo Comune con altri nove giovani amministratori. Troppo lungo il racconto di tutte le progettazioni presentate e vinte dal 2020 ad oggi: ve le riassumiamo nella grafica finale.

Sindaco Martella, nel suo programma di mandato c’era un lungo elenco di parole chiave: comunità, coworking, innovazione, legalità, imparzialità, sostenibilità, solo citarne alcune insieme a “borgo”. A che punto siamo?
La nostra Amministrazione ha iniziato a lavorare nell’ottobre 2020, ma io e il mio gruppo venivamo da cinque anni di opposizione in cui abbiamo lavorato per programmare, per capire tutte le difficoltà amministrative e sociali di Raccuja. Quando siamo arrivati alle elezioni, avevamo insomma già le idee chiarissime su quello che c'era da fare e su come farlo. Il 7 ottobre, all’insediamento, ci siamo messi subito a lavorare, elenco di cose da fare alla mano. Raccuja usciva da un lungo governo durato quindici anni: durante gli ultimi cinque anni, io e il mio gruppo abbiamo lavorato a costruire un programma futuro per la nostra comunità, ognuno di noi con una "delega".

Un comune di neanche mille abitanti, insomma una cosa un po’ insolita…
Raccuja è un paese in cui la politica è sempre stata al centro dell'interesse dei cittadini. Purtroppo la mia generazione non era mai riuscita ad avere un ruolo, il cambiamento era molto complicato. Nel 2015 ci siamo candidati sostenuti da molti che credevano che fosse il momento di un cambiamento. Quell'anno abbiamo perso le elezioni, ma abbiamo fatto cinque anni di opposizione con un gruppo che è rimasto compatto, per la prima volta nei 40 anni di storia del nostro comune. Siamo riusciti anche coinvolgere altri giovani che erano invece nella maggioranza dell’epoca. Abbiamo lavorato, insomma, cinque anni sull'idea di cambiamento reale e sulla coesione della nuova generazione a questo cambiamento. A febbraio 2020 abbiamo presentato agli elettori sia il sindaco che la giunta, forse questa chiarezza ha suscitato fiducia ed abbiamo vinto con 73 voti di scarto che in un piccolo comune di 600 elettori è consistente. Il più grande di noi ha 51 anni, quello più giovane 24, in consiglio comunale ci sono quattro donne e tre uomini, mentre nella squadra di governo tre uomini e una donna, siamo in tutto dieci. Ecco, le faccio un esempio: Marcella Scalìa, la nostra assessora alla cultura e al turismo è un po' il nostro emblema perché nei cinque anni di opposizione aveva ispezionato l’archivio storico che era totalmente abbandonato. Appena eletti, nell'arco di un mese lo ha riaperto, ha passato i primi due mesi con i guanti in mano in gli scantinati del comune dove abbiamo riportato alla luce opere, anche di valore, che pensavamo fossero perdute. Con una piccola spesa di 5mila euro, ora abbiamo aperto una pinacoteca al castello Branciforte.

Sui numeri di questi primi due anni e mezzo la sua relazione di mandato 2021-2022 è molto chiara: ma come ci siete riusciti, al di là dei famosi cinque anni, dico…
Abbiamo contato solo sulle nostre forze e le nostre competenze. Daniele Salpietro, il presidente del Consiglio comunale, ad esempio, è un ingegnere esperto in progettazione e conosce bene le dinamiche dei comuni. Noi siamo, in realtà, una squadra di dieci assessori perché al di là delle cariche pubbliche ognuno di noi dieci lavora instancabilmente per il Comune, tra noi c'è una condivisione totale dell'esperienza. Siamo convinti che i professionisti che conoscono il territorio hanno quel quid in più per progettare con consapevolezza e con amore. Una comunità come la nostra, di quasi 900 abitanti, è una sola grande famiglia, quindi nessuno può essere lasciato indietro.

Quasi tutte le progettazioni Pnrr più importanti sono state approvate, nella grafica le abbiamo sintetizzate insieme ad altre progettazioni finanziate dalla Regione Sicilia. Raccuja cambierà proprio volto, sindaco…
La nostra idea del futuro si chiama “Raccuja 5.0” non a caso. Rispetto ai dati che lei già conosce, aggiungo anche che quest’anno è stato attivato uno spazio di co-working all’interno dell’Auditorium Comunale che ha continue richieste di accesso da parte di lavoratori, studenti, associazioni e semplici cittadini. E ci è stato finanziato anche il progetto realizzato insieme al GAL Nebrodi Plus, in partenariato con il Dipartimento di Scienze Matematiche e Informatiche dell’Università di Messina, che prevede la realizzazione di un Living Lab a Raccuja nel quale studenti e ricercatori, sotto la direzione dell’Università, faranno attività di ricerca finalizzata alla promozione turistica del nostro territorio.


1/3

Però lo spopolamento è forte, sindaco, come invertiamo?
C’è bisogno innanzitutto di resilienza. Nessun sindaco può riuscire a prendere un comune di 900 abitanti e portarlo a 30mila. Un tempo Raccuja ne aveva 5mila, c’erano il carcere e la pretura era un luogo centrale. Abbiamo capito che dovevamo offrire alla nostra comunità dei servizi che facessero rimanere le famiglie. Quando ci siamo insediati abbiamo avuto la brutta notizia della chiusura della scuola dell'infanzia perché c'era un solo bambino, altri bambini venivano portati in altri comuni. Siamo riusciti a convincere sia l'assessorato regionale sia soprattutto il provveditorato e così in quell'anno abbiamo ottenuto una deroga e subito attivato contributi a fondo perduto per le famiglie e contestualmente abbiamo attivato il servizio nido perché quella fuga di bambini ci ha fatto capire che bisognava creare una “comunità di bambini” prima della scuola dell'infanzia perché così sarebbe stato più difficile per le famiglie andarsene. Avevamo quattro bambini 0-36 mesi e abbiamo investito 15mila euro nel servizio nido comunale totalmente gratuito. I bambini sono poi diventati sei perché sono venuti dai paesi vicini, da quest’anno sono sette, gratuito per tutti. Da settembre di quest'anno avremo la scuola nuova, quindi avremo l'accreditamento per fare anche il pomeridiano. Stiamo chiudendo un rapporto di collaborazione con i comuni vicini che non hanno il servizio nido affinché vengano qui. Abbiamo anche attivato la “colonia” estiva, servizio gratuito anche questo.

E poi la “grey society”…
Abbiamo avviato per la nostra “roccia sociale” una serie di attività laboratoriali e, come sa, c’è un fondo di oltre 300mila euro per ristrutturare l’edificio comunale “Casa di riposo”.

1/4

Povertà, sostegno al reddito, disabilità, sindaco?
Abbiamo attivato le “borse sociali” alle quali si accede con un bando in cui viene data priorità ai nuclei familiari numerosi e per fasce di Isee. Sono 12 ore a settimana per attività di cura dei beni comuni. Per i giovani, invece, ogni anno ci sono sei posti di Servizio civile per assistenza agli anziani. Persone con disabilità poche, stiamo cercando di attivare un centro diurno. Abbiamo anche inaugurato i periodi di "prevenzione" per la salute dei cittadini, con screening medici gratuiti.

Sull’ecosistema ambientale, che chiamate “Green deal”, su cosa avete lavorato?
Abbiamo preso la raccolta differenziata al 20% ed abbiamo fatto una scommessa importante: riuscire nell'arco di un anno a superare la soglia del 65%, che è la soglia limite in Sicilia al di sotto della quale ai cittadini purtroppo viene applicata una maggiorazione del 10%. Per prima cosa abbiamo tolto un passaggio a settimana di indifferenziato, dopodiché abbiamo fatto una massiccia campagna di sensibilizzazione sui social network. Ho dovuto essere un po’ duro, siamo arrivati anche a non ritirare la spazzatura per una settimana quando non veniva conferita correttamente. Siamo passati al 65% alla fine del primo anno di mandato e quindi abbiamo tolto la penalità del 10% e fra poco cominceremo anche con la compostiera di comunità per 80 tonnellate all’anno che oggi ci costano 230 euro a tonnellata: risparmieremo 20mila euro ed avremo il fertilizzante per i terreni. Oltre ai rifiuti abbiamo avviato la comunità energetica e tutto il processo di efficientamento energetico. E stiamo installando le colonnine di ricarica per le auto elettriche anche se a Raccuja non ce ne sono ancora.

1/9

Giovani quanti ce ne sono?
Sono 20-25, tra i 18 e i 25 anni, ed hanno costituito l’Unione giovani raccujesi, fatto tantissime attività, sono davvero un’energia positiva, sono loro che adesso gestiscono la festa della nocciola.

Manca l’accoglienza delle persone migranti, sindaco…
Stiamo già parlando di un Sai, in realtà. A Raccuja ci fu un periodo in cui la comunità rumena era molto numerosa. Adesso c’è una bella comunità indiana e del Bangladesh. I piccoli borghi come il nostro devono capire che è il momento di aprirsi all'esterno perché la chiusura diventa un isolamento che porta all’asfissia.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.