Non profit
Lecco, un marchio per i locali No slot
La vetrofania 'Non azzardiamoci' verrà esposta in tutti i bar ed esercizi commerciali che abbandoneranno le macchinette. "Azione culturale per far fronte a un cancro della società", spiega il presidente dell'associazione promotrice
Il gioco d'azzardo è un cancro sociale. Non usa mezzi termini l'associazione Appello per Lecco nel denunciare un fenomeno che si sta rivelando sempre di più una piaga sociale anche sui territori resi famosi da Alessandro Manzoni con i suoi Promessi sposi. "A Pescarenico, luogo manzoniano per eccellenza, sono nate in poco tempo tre sale gioco", informa Rinaldo Zanini, direttore del reparto maternità infantile dell'Azienda ospedaliera cittadina e presidente di Appello per Lecco, nata nel 2010 come lista civica a supporto di quello che poi sarebbe diventato il sindaco della città lacustre, Virginio Brivio (che poco tempo fa ha firmato il Manifesto No slot promosso da Vita, vedi a lato l'intervista). "Sul territorio ci sono nove sale, e il 90% dei bar, anche in provincia, ha le macchinette: per arginare la situazione abbiamo promosso l'iniziativa 'Non azzardiamoci', ovvero diamo visibilità pubblica a tutti gli esercizi commerciali che scelgono di liberarsi da slot e videopoker", spiega Zanini. "Si tratta di un'azione che vuole far capire i rischi del gioco eccessivo. Non vogliamo passare per 'bacchettoni', come pediatra ritengo che il giocare sano vada sostenuto, ma l'azzardo provoca schiavitù e facilita la ludopatia, la dipendenza da gioco, che sta sconvolgendo sempre più famiglie".
Lanciate venerdì 5 aprile 2013, le vetrofanie con la scritta 'Non azzardiamoci' sono state già esposte sulle vetrine di tre bar della zona, e altri seguiranno a breve. "Fare pressione a livello culturale è importante in un momento come quello attuale, con la legislazione che favorisce anziché inibire il fenomeno e i sindaci che non hanno alcuna capacità di decisione in merito", continua Zanini. In tutta Italia, infatti, le ordinanze dei primi cittadini vengono puntualmente bocciate dai Tar, una volta che la società gestrice di sale e macchinette decida di far ricorso. "E' ora di invertire la rotta, per non lasciare da soli i cittadini che sono ostaggio dell'azzardo ma anche tutti gli altri, compresi gli stessi proprietari degli esercizi commerciali: in cambio degli introiti mancati con l'eliminazione delle slot, si possono ridurre tasse come la Tarsu o l'Imu o ammettere un lieve innalzamento di prezzi per prodotti come il caffé", illustra il presidente di Appello per Lecco.
E a livello di governo centrale? "E' chiaro che lo Stato guadagna con la diffusione delle sale gioco, ci mancherebbe: ma quello che ricava sono 10 miliardi di euro, a fronte di un giro d'affari di 80 miliardi", puntualizza Zanini, "bisogna stare attenti, perché la differenza è tanta, è plausibile che gli altri ricavi favoriscano organizzazioni criminali, e l'azzardo sia il viatico per il riciclaggio di denaro e altre azioni malavitose".
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