Cultura

Lebbra sconfitta? Missionari prudenti

L'agenzia cattolica Fides registra le posizioni piuttosto scettiche di alcuni missionari rispetto ai proclami trionfalistici dell'Oms

di Giampaolo Cerri

“Il trionfalismo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è pericoloso. Molti governi ora ridurranno i fondi per la lotta alla lebbra, lasciando senza cura i malati”. È il commento, raccolto dall’agenzia cattolica Fides, di un missionario francescano conventuale che da 25 anni cura i malati di lebbra in Ghana, padre Giorgio Abram, al recente comunicato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che annunciava la riduzione della lebbra nel mondo “a livelli bassissimi”. Scrive l’OMS: “Insieme possiamo esprimere con orgoglio la vittoria di aver ridotto a livelli bassissimi una delle malattie più terribili che da sempre ha afflitto l’umanità”.
“Le organizzazioni come l’OMS sono grandi burocrazie che non lavorano direttamente con i malati e guardano solo le statistiche” aggiunge padre Abram. Inoltre, nel suo comunicato “l’OMS cita solo i grandi sponsor del programma per la riduzione della lebbra, ma non le associazioni che hanno sensibilizzato l’opinione pubblica occidentale né gli operatori sul campo.
Si deve a loro se ci sono stati dei progressi nella riduzione della lebbra. Ma la sconfitta definitiva di questa e altre malattie si avrà solo con un generale miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni colpite. Il trionfalismo dell’OMS rischia di fare passare in secondo piano questo aspetto del problema”.
Una missionaria comboniana che ha curato i lebbrosi per 10 anni in Uganda, suor Fernanda Pellizzer aggiunge: “Sono stati fatti progressi nella cura della lebbra, ma non bisogna assolutamente abbassare la guardia. In Uganda facevamo un programma di controllo capillare che coinvolgeva tutta la popolazione, dai bambini dell’asilo agli anziani. Abbiamo ottenuto buoni risultati, ma bisogna mantenere la vigilanza.”
Sono 823 i lebbrosari gestiti dalla Chiesa nel mondo: in molti paesi essi sono le uniche strutture che curano questa malattia. Un altro problema è il reinserimento dei disabili, che pur avendo finito la cura rimangono menomati dalla malattia. Queste persone devono superare la diffidenza della gente e hanno notevoli difficoltà a trovare lavoro. Paesi come l’Etiopia hanno milioni di persone che vivono in queste condizioni; l’opera dei missionari anche in questo caso rimane indispensabile, attraverso la creazione di cooperative di lavoro formata da ex malati.
L’Associazione italiana amici di Raoul Follereau (AIFO) ricorda che la lebbra non è ancora vinta. In particolare smentisce l’affermazione dell’OMS che il trattamento farmacologico sia disponibile per gran parte della popolazione mondiale e ricorda il dramma dei 10 milioni di disabili emarginati nelle società in cui vivono. Sono 25 i paesi nella quale la lebbra è ancora endemica. Nel 1999 sono stati registrati 740mila nuovi casi di lebbra di cui 80mila sono bambini e 250mila hanno già danni permanenti che li renderanno disabili per tutta la vita.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.