Sostenibilità

Le “zone di sacrificio” dell’America latina

Si chiamano così le comunità colpite da infrastrutture altamente inquinanti e pericolose che generano conseguenze devastanti in termini fisici e di salute mentale sulla popolazione, soprattutto sui bambini e gli anziani. Dal Perù al Cile, dal Messico ai Caraibi francesi, dall'Amazzonia all'Argentina: viaggio dell'orrore ambientale, da fermare prima che sia troppo tardi

di Paolo Manzo

Secondo un recente rapporto ONU i paesi a basso e medio reddito sono i più colpiti dalla contaminazione ambientale visto che il 92% dei decessi correlati all’inquinamento avviene proprio lì dove, nell’indifferenza globale, si moltiplicano nuovi siti contaminati, soprattutto centrali a carbone e miniere d'oro illegali. Insieme all’Africa, il continente più colpito da questo dramma è l'America Latina, dove la situazione ambientale è tanto drammatica come ignorata dai grandi media. Questi luoghi sono stati ribattezzati non a caso “zone di sacrificio” e uno si trova in Cile, nella baia di Quintero-Puchuncaví, un complesso industriale con raffinerie di petrolio, impianti petrolchimici, centrali elettriche a carbone, terminali di gas e una fonderia di rame.

Qui, il 21 di agosto del 2018, un grave incidente di inquinamento atmosferico ha fatto ammalare migliaia di studenti e, da allora, la situazione non è migliorata affatto. Quel giorno, l'ospedale Adriana Cousiño di Quintero, una città di oltre 25.000 abitanti sulla costa di Valparaíso, è collassato per il massiccio arrivo di persone in cerca di aiuto. Adulti, bambini e anziani presentavano vari sintomi: vertigini, vomito, mal di testa e nausea. In totale, a 1.556 persone fu diagnosticato un "avvelenamento da composti chimici". Una sentenza della Corte Suprema qualche tempo dopo ha indicato la presenza di anidride solforosa, metilcloroformio, nitrobenzene e toluene ma nulla in concreto è stato fatto per la popolazione che dagli anni 60 convive con l’inquinamento mentre quello che un tempo era considerato un progresso economico per il paese, nel corso dei decenni, si è rivelato fonte di diverse malattie, sovente mortali.

L'intossicazione degli studenti della scuola La Greda nel 2011 e nel 2015, la repressione poliziesca degli abitanti che protestarono contro l’inquinamento nel 2018 e l'esistenza degli “Uomini Verdi” – lavoratori degli anni '60 della raffineria di Ventanas che furono battezzati così a causa alle cicatrici sul loro corpo e la pelle giallastra, dovute alla contaminazione, fanno parte dei racconti di "Nausea: Cronache di una Zona di Sacrificio", dello scrittore cileno Esteban David Contardo. Un libro da leggere.

A La Oroya, in Perù, è invece scandaloso il caso della locale fonderia di piombo. Qui il 99% dei bambini ha livelli di piombo nel sangue che superano anche di dieci volte i limiti accettabili ma nessuno, in concreto, sembra interessarsene. Contro le attività tossiche della fonderia, decine di abitanti di questa regione meridionale del paese andino, vicino a Puno, nel 2006 hanno citato in giudizio lo Stato peruviano davanti alla Commissione interamericana per i diritti umani, per violazione dei loro diritti alla salute. Dopo 17 anni, nei prossimi mesi sarà finalmente emessa una sentenza che potrebbe costituire un precedente in America latina sul diritto a un ambiente sano e l'obbligo degli Stati nei confronti delle industrie che inquinano. Nel suo intervento da esperto alle audizioni della Commissione interamericana, a Montevideo, in Uruguay, il relatore Onu sui rifiuti tossici, Marcos Orellana, ha spiegato che La Oroya è una "zona di sacrificio", cioè una comunità colpita da infrastrutture altamente inquinanti e pericolose che generano conseguenze devastanti in termini fisici e di salute mentale. La Oroya è tra i 50 luoghi più inquinati al mondo inclusi nel rapporto del 2022 sulle "zone di sacrificio", preparato da David Boyd, relatore onusiano su diritti umani e ambiente.

Foto: credit Tours Centro Peru

Nello stesso paese andino, vicino al Cerro de Pasco, gli abitanti sono invece esposti da anni ai metalli pesanti a causa di un'enorme miniera a cielo aperto. Un recente studio di Source International ha rivelato che soprattutto i bambini che vivono a Paragsha, ai piedi del Cerro de Pasco, sono gravemente colpiti da arsenico, piombo e cadmio, elementi che ne compromettono la salute e lo sviluppo cognitivo. Il QI della popolazione infantile di Paragsha è stato confrontato con un gruppo di controllo simile, senza esposizione alle stesse sostanze chimiche, e i risultati sono stati scoraggianti: Il 37% ha ottenuto un risultato “molto inferiore" rispetto agli standard internazionali. “Uno dei primi effetti del piombo è quello di causare ritardo mentale, disturbi del QI. Il piombo interferisce con lo sviluppo fisico del cervello. Il cadmio aumenta le difficoltà di apprendimento: i bambini hanno più difficoltà di apprendimento, disturbi della memoria. Con il manganese c'è un livello di attenzione inferiore e interferisce con le abilità manuali. L'arsenico provoca iperattività nei bambini, ridotta capacità verbale. I bambini hanno difficoltà a parlare bene e una diminuzione del QI", spiega l’italiano Flaviano Bianchini, il fondatore di Source International.

Contaminati da livelli pericolosi del pesticida clordecone sono invece le acque ed il suolo delle paradisiache Guadalupa e della Martinica, senza che la Francia faccia nulla per risolvere il problema. In entrambi i paesi il 90% degli abitanti ha clordecone nel sangue, fattore che aumenta il rischio di sviluppare il cancro. Per non dire delle discariche che in molti paesi caraibici prendono regolarmente fuoco, generando sostanze chimiche estremamente pericolose. Ma l'America Latina batte anche i record di inquinamento generato dagli incendi boschivi. Particolarmente preoccupanti i casi del Paraguay e dell’Argentina, che hanno subito incendi boschivi senza precedenti a causa di un'ondata di caldo e condizioni di siccità, che hanno causato le più alte emissioni da incendi degli ultimi 20 anni. Disastrosa anche la situazione dello stato dell'Amazonas in Brasile, che ha registrato tra luglio e ottobre 2022 la più alta emissione totale di incendi degli ultimi 20 anni. Un disastro anche il Messico, dove gran parte dell'inquinamento atmosferico è invece dovuto ai trasporti, con i veicoli che generano il 56% delle particelle sospese. Solo nella capitale muoiono per questo 14.000 persone ogni anno. Sul banco degli imputati soprattutto l'industria chimica, che emette circa 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra ogni anno ma anche l'agricoltura industriale, che inquina la catena alimentare con pesticidi, erbicidi, fertilizzanti sintetici e medicinali pericolosi. Solo il piombo, che continua ad essere ampiamente utilizzato, provoca quasi un milione di morti l'anno, oltre a danni devastanti e irreversibili per la salute di milioni di bambini.

La foto di apertura è di Claudio Rolli su Unsplash

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