Non profit

le web tv si mettono in rete: la comunità fa notizia

Sono oltre 140 le esperienze attive lungo tutta la Penisola. Ognuna con migliaia di contatti mensili. Anche da oltreoceano

di Natascia Gargano

Signori, la musica sta cambiando. Mentre impazza la guerra dei decoder e degli switch off, un popolo di dilettanti sempre meno allo sbaraglio sta guidando una rivoluzione. Eredi delle street tv, infiltrate nel vuoto lasciato dalla monoofferta delle reti private e del canone, le micro web tv raccontano con pochi spiccioli condomini, quartieri, persone, passioni.
Dietro l’obiettivo, cittadini videomaker con una missione precisa: «Documentare territori dimenticati dai media, denunciare ciò che non va e creare un filo diretto con le amministrazioni in un’ottica di cittadinanza attiva», spiega Giampaolo Colletti, ideatore di AltraTv, la prima wikipedia delle nuove forme di televisione online. Con un vero boom negli ultimi due anni. «Si contano ormai quasi 140 realtà, ognuna con contatti mensili che vanno dai mille ai 5mila», continua Colletti. Oggi queste realtà si sono associate nella neonata Federazione delle micro web tv italiane.
Il viaggio nelle mini tv è un viaggio nelle mille storie della Penisola: così Besozzo, nel varesotto, ha una tv tutta sua e la campana Uànm! ha anche il nome in dialetto. Poi le tv dei giovanissimi, come CrossingTv di Bologna, in redazione solo under 20. O la bergamasca PolarTv, fatta da giovani che però dedicano una rubrica al «Favoloso mondo degli anziani». Ma la tv della Rete non è monopolio dei ragazzi: a PieroDaSaronno dietro il pc solo pensionati over70. Microcosmi capaci di fare il giro del mondo: a MessinawebTv la metà degli accessi arriva da oltreoceano. Non manca l’impegno sociale: DiscoVolante e HandyTv raccontano le storie dei diversamente abili. TeleJato, la piccola tv palermitana antimafia, o ancora le web tv aquilane che hanno documentato la vita nelle tendopoli. Infine i canali tematici, come BoardTv per gli sport estremi, RiciclaTv per gli ecologisti, alcuni canali per i fedeli e uno per i vegetariani.
Con poche centinaia di euro l’anno e grazie a tecnologie sempre più personalizzabili (a Reggio Emilia un videocitofono registra le denunce dei cittadini) mettere in piedi una web tv è decisamente fattibile. Ma come monetizzare l’esperienza? Alcune optano per la pubblicità, altre per i fondi pubblici (OrsoTv è finanziata da una comunità montana). Ma i videomaker prediligono ancora l’autofinanziamento anche, perché no, con tombolate di condominio come a TeleTorre19. Dallo scantinato a impresa, il passo lo stanno facendo i pionieri dell’imprenditorialità digitale: C6Tv, PnBox, MessinawebTv, SalentowebTv. «Il segreto resta non imitare mamma Rai», conclude Colletti, «la forza sta nel piccolo, il riferimento è nel territorio».

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