Volontariato

Le svolte di Anpas:Porte aperte a Fondazioni e Lega Nord

volontariato Il 15 si apre il Meeting delle Pubbliche assistenze

di Redazione

Lascerà una traccia indelebile sul futuro delle Pubbliche assistenze il 9° Meeting della solidarietà che aprirà i battenti giovedì 15 maggio a Teramo per chiudersi a L’Aquila la domenica sucessiva. Questa edizione costituirà infatti un bivio per capire verso quale direzione si sta incamminata l’Anpas. L’appuntamento è cruciale per almeno tre motivi. Il primo ha a che fare con il nuovo assetto istituzionale uscito dalle elezioni del 13 aprile. Il network è storicamente collocabile nel recinto del centrosinistra. Una coloritura politica che oggi rischia di essere un intralcio. Casini, come annuncerà nel suo intervento abruzzese, è pronto ad aggiustare la rotta: «Noi rappresentiamo un volontariato radicato sul territorio, che nei territori deve saper dialogare con le altre presenze, di qualunque colore politico siano». Punto secondo. Il Meeting della solidarietà sarà il primo step di un percorso che si concluderà a Roma il 28/29/30 novembre con il 50° congresso nazionale (dove Casini in carica da quattro anni si candiderà per un secondo mandato) e che prevede anche, il 10 ottobre, la celebrazione del convegno Il volontariato e l’affidamento dei servizi in Sanità in cui l’Anpas si confronterà con il nuovo governo su un tema fra i più sensibili per l’associazione. Infine l’evento clou del summit abruzzese, sabato 17 maggio a Teramo, metterà intorno allo stesso tavolo rappresentanti delle fondazioni di origine bancaria, dell’Acri, della rete nazionale dei Centri di servizio al volontariato e naturalmente i vertici di Anpas. Una scelta non casuale. L’obiettivo nelle parole dello stesso Casini «è la sottoscrizione di un patto fra questi tre soggetti che ridefinisca i rapporti fra enti erogatori, potere pubblico e le reti di volontariato». Potenzialmente una rivoluzione.

Vita: Partiamo proprio da qui. Da dove nasce l’esigenza di un’alleanza di questo tipo?
Fausto Casini: Il tema di fondo è: quale tipo di sussidiarietà vogliamo? Io credo che ognuno debba essere riconosciuto per le risorse che mette in campo. In altre parole, il volontariato non può rimanere imbrigliato nei paletti che il pubblico gli mette dall’alto. Ciò significa che le nostre realtà devono poter partecipare alla progettazione sociale, ma anche poter agire al di là degli affidamenti che arrivano dalla amministrazioni locali.
Vita: Qui però si incappa nel nodo dei finanziamenti. Secondo il suo modello, quale dovrebbe essere il ruolo delle fondazioni?
Casini: Agli enti erogatori deve poter essere consentito il sostegno di attività del volontariato a prescindere dai servizi che gli vengono affidati dal pubblico. In base allo stesso principio, se io Anpas mi dimostro in grado di raccogliere risorse aggiuntive, attraverso i vari strumenti che ho a disposizione come le fondazioni, ma anche il 5 per mille, mi deve essere consentito di rafforzare la mia capacità di progettazione sul territorio. Invece spesso capita che il pubblico di fronte a queste dinamiche spinga per l’abbattimento dei propri costi. Aggiungo che avendo le nostre strutture natura non profit, hanno di conseguenza un fine solidaristico obbligatorio. Insomma, le risorse aggiuntive non andrebbero a gonfiare i costi delle attività, ma sarebbero impiegate nella promozione del volontariato a vantaggio dell’intera comunità.
Vita: Ritiene questa una garanzia sufficiente perché certe pratiche al limite della legalità non si verifichino?
Casini: No. Credo, però, che vi siano due tasti su cui premere per evitare cortocircuiti. Il primo, è il processo di rendicontazione. In questo senso la pubblicazione del bilancio sociale è decisiva. Va detto: oggi anche fra le nostre realtà non tutti hanno avviato un ragionamento su questo punto. Eppure è essenziale. Compito del coordinamento nazionale è anche quello di mettersi al servizio degli associati affinché siano resi accessibili questi strumenti di trasparenza. Per questo, e qui veniamo al secondo punto, le fondazioni devono trovare il modo di sostenere le associazioni di secondo e terzo livello che a loro volta garantiranno gli standard adeguati nei territori. Se si vogliono trovare gli anticorpi, non è poi così complicato.
Vita: In base al dettato della 266, le fondazioni però non possono sostenere direttamente le associazioni di secondo livello?
Casini: Per questo è urgente una revisione di quella norma. Fino ad ora non è stato possibile. Ma se noi, i Centri di servizio al volontariato e le fondazioni di origine bancaria saremo in grado di presentare un progetto congiunto, difficilmente la politica potrà voltarsi dall’altra parte.
Vita: Voi lanciarete questa proposta in occasione di un meeting interno ad Anpas. Non sarebbe stato meglio coinvolgere sin dall’inizio le altre realtà del terzo settore?
Casini: Alle nostre giornate sarà presente la portavoce del Forum permanente del terzo settore, Maria Guidotti. Noi semplicemente avanziamo un progetto, che poi mi auguro venga discusso anche in altri consessi. Allargare la platea è fondamentale, lo abbiamo ben presente.
Vita: La sponda della politica per riformare la 266 è necessaria. Dovrete però necessariamente confrontarvi con il governo Berlusconi, con cui in passato ci sono state non poche divergenze. Prevede intralci in questo senso?
Casini: Voglio essere chiaro: è venuto il momento di dire basta alle pregiudiziali politiche. Sia a livello locale che nazionale la nostra sarà un’interlocuzione con le istituzioni, non con i partiti. La Lega, per esempio, al Nord ha avuto un successo clamoroso. Ed è una realtà ben radicata nel territorio. Allo stesso modo noi siamo un’associazione di stampo popolare. Dal Carroccio a livello culturale ci separano ancora tante cose, ma, per esempio su un tema pragmatico come quello del trasporto sanitario, sarà naturale confrontarci per offrire ai cittadini il servizio migliore possibile. Vale la pena sottolinearlo una volta di più. Il nostro humus sono le relazioni dal basso. In questo ci consideriamo molto lontani dalla Croce rossa, ad esempio, che guarda al potere statale ancora con logiche lobbistiche e di occupazione del settore.


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