Salute
Le strutture cattoliche in sanità si uniscono per un rilancio
Ieri l'Assemblea di indirizzo della Fondazione Samaritanus, nata dalla collaborazione tra Aris e Uneba - rispettivamente l’Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari e l’Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale - con l'obiettivo di trovare un punto di convergenza tra le realtà sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali cattoliche e di ispirazione cristiana.
di Redazione
Una tappa storica per la sanità cattolica italiana quella che si è tenuta ieri, venerdì 27 gennaio, all’Istituto Serafico di Assisi, in occasione della prima Assemblea di indirizzo della Fondazione Samaritanus, nata dalla collaborazione tra Aris e Uneba – rispettivamente l’Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari e l’Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale – con l'obiettivo di trovare un punto di convergenza tra le realtà sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali cattoliche e di ispirazione cristiana. Le due associazioni rappresentano l’ospedalità e gli Istituti Socio Sanitari cattolici, gestendo in Italia circa 110mila posti letto. Una risorsa fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale, che a tutti gli effetti è parte della sanità pubblica con oltre 1300 strutture non profit.
“È necessario concretizzare i principi di universalità, equità e uguaglianza che contraddistinguono il Servizio Sanitario Nazionale” ha dichiarato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo in collegamento con l’assembleatenutasi al Serafico, e facendo riferimento all’importanza di realtà quali Aris e Uneba, da sempre parte del Servizio Sanitario Nazionale “che anche durante l’emergenza sanitaria hanno messo a disposizione le proprie strutture, concretizzando quei principi di mutualità e di reciprocità che le ispirano. In questa prospettiva – ha aggiunto – è importante continuare a collaborare, con il comune obiettivo di assicurare piena universalità delle cure”. Dello stesso avviso anche Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria che, portando il suo saluto, ha sottolineato l'importanza di assicurare a tutti i cittadini i percorsi di cura più appropriati e ha posto l’accento sul “gioco di squadra da mettere in atto per assicurare, specialmente ai più fragili, le cure indispensabili”. Anche Massimo D'Angelo, direttore della Sanità Regionale Umbra, è intervenuto all'incontro ribadendo che “non esiste una vera e propria distinzione tra sanità pubblica e privata accreditata: esiste solo il bene per la collettività e per il paziente”.
Proprio come ricordato pochi giorni fa da Papa Francesco in occasione della giornata internazionale del malato, le istituzioni sanitarie cattoliche e il loro impegno nel custodire e curare le persone sono estremamente importanti per ogni malato. Ed è proprio partendo da questo che anche la padrona di casa Francesca Di Maolo, presidente Aris Umbria e membro del Consiglio Nazionale Aris, ha incentrato il suo intervento: “La capacità di riconoscere sempre la dignità delle persone di cui ci prendiamo cura è ciò che anima i nostri cuori e il nostro spirito. Ci spinge la compassione – ha aggiunto – e la volontà di realizzare il pieno diritto alla salute di tutte le persone, specie le più fragili che sono anche le più colpite dalle disuguaglianze di salute”.
Dello stesso tenore anche le parole di monsignor Domenico Sorrentino – vescovo di Assisi, Foligno, Nocera Umbra e Gualdo Tadino – pronunciate di fronte alla tomba di San Francesco, luogo in cui lo stesso Papa Francesco, nell'ottobre 2020, firmò l'enciclica 'Fratelli tutti' dalla quale prende il nome la stessa fondazione Samaritanus. “La sanità italiana – ha spiegato il monsignore – deve essere fondata sul principio di equità. Equità nei confronti del cittadino che ha il diritto di poter accedere alle cure di cui ha bisogno ed equità nei confronti di chi si prende cura di lui”.
Nel corso del dibattito sono intervenuti anche Enrico Boller, neo presidente della fondazione Samaritanus; Padre Virginio Bebber, presidente di Aris; Franco Massi, presidente di Uneba, che hanno ribadito la propria volontà di varare nuovi progetti comuni. Tra questi affrontare l’emergenza costituita dalla mancanza di personale infermieristico nelle strutture sanitarie.
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