Famiglia

Le strenne di Gianni & C.

Gianni Morandi, Giobbe Covatta, Paolo Brosio e tanti altri reagiscono al Natale consumistico scegliendo le vie della solidariet

di Riccardo Bonacina

Il giorno di Sant?Ambrogio l?arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini ha pronunciato un?omelia altissima, forte, in molti passaggi scomoda e dura. Le cronache dei quotidiani ne hanno riferito sottolineando, giustamente, anche la sua portata politica. Ma le parole di Martini, che avverte del rischio del trionfo degli egoismi individuali, meritano di essere riprese, medidate, e riproposte soprattutto da un settimanale come ?Vita?. Attenzione, avverte il cardinale, l?egoismo non è frutto della ricchezza: «Il vescovo Ambrogio gemeva fortemente nel vedere che l?avidità, radice di ogni male, che non può essere attenuata né dall?abbondanza né dalla penuria, cresceva sempre più tra la gente dal momento che tutto era messo in vendita». Oggi come ai tempi del vescovo Ambrogio, suggerisce Martini, «tutto, anche ciò che è più intimo e chi è più indifeso pare poter essere messo in vendità e l?avidità si maschera dietro il paravento della difesa degli interessi particolari, seppur legittimi, senza senso del limite e senza rispetto dell?ethos comune». E ancora: «C?è una convergenza silenziosa tra cosiddetti ?progressisti? e cosiddetti ?conservatori?. C?è in atto una preoccupante omologazione dei baricentri sotto la spinta di una comune logica individualistica dei diritti privati e della conservazione dei privilegi di quelli che li hanno già, con il conseguente affievolimento di vigore nel sostenere i diritti sociali di coloro che ancora non ne godono. Si ha l?impressione, oggi, che nessuno sfugga a questa deriva». Dio solo sa come Bertinotti, difensore delle pensioni d?anzianità degli statali e delle tute blu di Brescia, abbia potuto far discendere da questa frase l?affermazione «È la Chiesa il nostro vero alleato».
Forse prevedendo affrettate e interessate reazioni dei politici, il cardinal Martini, a scanso di equivoci, insiste: «Non bastano le affermazioni di attenzione al sociale o ai poveri se poi si accetta di fatto quel primato delle scelte individuali e della loro legittimazione che passa sopra ai comportamenti etici del senso comune offendendo i più sprovveduti. La nostra società sembra non sentirsi più costretta dalla cosiddetta rabbia dei poveri che stentano a far sentire la loro stessa voce e quindi a trovare una rappresentanza politica. Ma se l?ordine del bene pervertito dagli egoismi individuali non assume più come vindice la rabbia del povero, esso si vendica proprio con l?indebolimento dello spirito di solidarietà e il trionfo degli egoismi individuali». Che fare allora? Il cardinale riparte da Ambrogio: «Creare sia individualmente sia socialmente un circolo virtuoso di gratuità e di solidarietà che non solo risponde alla natura di una appartenenza cristiana, ma che si rivela l?unico metodo per la creazione di una civiltà a misura d?uomo».

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